Quando nel giorno di Pasquetta i più erano strenuamente impegnati nelle gite fuoriporta, una diciassettenne dalla lunga treccia bionda conquistava sui campi del Circolo Tennis Trento il primo trofeo “Livio Pallaoro” e metteva la sua firma sul pass per il torneo di pre-qualificazione agli Internazionali BNL d’Italia.
Quella ragazza è Verena Meliss, al momento la più giovane qualificata al torneo che si svolgerà dal 4 al 7 maggio a Roma.
Il 2015 dell’altoatesina si è aperto positivamente: a febbraio la sua prima importante trasferta all’estero in Turchia le ha portato la prima finale Itf della sua carriera, in doppio con la turca Basak Eraydin, a marzo le buone sensazioni percepite sul cemento a Solarino. Infine il successo a Trento, che conferma la ritrovata condizione fisica della giovane di Caldaro, dopo il brutto infortunio ai legamenti della caviglia destra che nel novembre 2013 sembrava averne pregiudicato la carriera. Si concede per una piacevole intervista telefonica al termine di una seduta dal fisioterapista.
Dopo i complimenti di rito per la vittoria e per la wild card conquistata, Verena racconta con sorprendente maturità il suo percorso nel torneo fino alla vittoria finale: “Ho scelto di giocare a Trento perché come settimana era perfetta e perché era vicino a casa mia. Sono partita dai quarti, quindi mi aspettavano tre partite: nella prima ho incontrato Camilla Abbate, una ragazza della mia età, classificata 2.5. Quello è stato l’incontro più duro sul piano mentale: ho cominciato il match convinta e ho conquistato il primo set 6-1 ma nel secondo ho incontrato delle difficoltà, le palle si sono rallentate un sacco e per chiudere un punto dovevo fare qualche colpo in più, finché non mi sono trovata sotto 3-0 al terzo. Mi sono tranquillizzata e ho portato a casa il set 6-3. Questa partita mi ha dato molta fiducia e in semifinale contro Vera Ploner, che conosco molto bene, ho vinto facilmente per 6-2 6-1. In finale ho incontrato Deborah Chiesa.” Verena prosegue molto serenamente nella narrazione dell’atto finale del torneo, ammettendo di aver avvertito solo un po’ di tensione, sia perché la posta in gioco era alta sia perché l’avversaria aveva molta più esperienza di lei e una classifica migliore di circa trecento posizioni. ”È stata una bella finale, perché avevo davanti a me una giocatrice con un ottimo ranking. Ho vinto il primo set 6-4, poi nel secondo ho iniziato ad andare un po’ di fretta e ho perso la tranquillità assieme al set 6-2. Ma già alla fine del secondo set sono riuscita a ritrovare la calma con cui avevo iniziato la partita: infatti il terzo l’ho chiuso 6-1 giocando molto bene. Per fortuna nel set decisivo sono riuscita a concentrarmi solo sul mio gioco senza pensare ad altre cose…tipo a cosa sarebbe accaduto se avessi vinto il torneo…”
La giovane promessa altoatesina è comprensibilmente emozionata per la sua prima apparizione al Foro Italico ma cerca di dedicarsi scrupolosamente alla preparazione fisica assieme al suo team: “Io vado lì tranquilla, so che incontrerò giocatrici molto forti ma l’importante è pensare solo al proprio tennis. Spero di fare un bel torneo…vediamo, non ho nulla da perdere! Questa settimana dovevo giocare a Bolzano ma ho ritirato l’iscrizione perché ho un po’ di affaticamento al braccio, ho preferito quindi allenarmi al meglio facendo qualche seduta di atletica in più. Curerò maggiormente la preparazione fisica in queste due settimane, nel weekend sono impegnata in serie C con il mio circolo così avrò anche l’occasione di giocare qualche partita. Poi spero di recuperare del tutto col braccio e a quel punto sarò pronta per Roma.” Il circolo in questione è il Tennis Club Rungg ad Appiano, dove i fratelli Manuel e Valerio Gasbarri sono arrivati da Roma ormai 15 anni fa. “Principalmente mi alleno con Manuel e lui cerca di seguirmi il più possibile, ci troviamo molto bene insieme…quando può chiaramente, perché tenendo in piedi un circolo è occupato anche con altri ragazzi. Quindi a volte mi capita di andare da sola ai tornei qui vicino. In alternativa posso sempre contare su suo fratello Valerio o sugli altri collaboratori.”
E in quest’ultimo anno la Meliss ha giocato parecchi tornei, prevalentemente in Italia e sulla terra battuta, ad eccezione di Solarino che da quest’anno si è convertito al cemento: “Sinceramene mi sono trovata molto bene perché io ho un gioco aggressivo e mi piacciono le superfici un po’ più veloci. Negli ultimi anni non ho giocato spesso sul cemento perché a novembre 2013 mi sono rotta i legamenti della caviglia, quindi avevo tanta paura sulle superfici diverse dalla terra perché non ero abituata.…” qui Verena si interrompe, lascia per un po’ la frase in sospeso, poi dopo aver scacciato qualche brutto pensiero riprende con ritrovata calma: “È stato un infortunio abbastanza importante, non è stato facilissimo rientrare, mi sono davvero spaventata all’inizio ma fortunatamente non è stato necessario operarmi. Grazie a tanta fisioterapia sono riuscita a recuperare perfettamente.” Anche se la convalescenza è stata lunga, alla diciassettenne di Caldaro non manca un ottimo repertorio tecnico da cui attingere: “Il diritto è il mio colpo più forte, sul servizio c’è ancora da lavorare molto. Forse vorrei acquisire maggiore sicurezza nello slice e nelle smorzate, che nel tennis femminile danno molto fastidio, chi è bravo a farle riesce a conquistare molti punti. Ma se potessi avere un servizio nuovo di zecca vorrei quello di Serena Williams!”
A proposito di preparazione fisica, Verena rivela che il doppio ne è da sempre parte fondamentale: “Il doppio lo gioco quasi sempre, mi diverte e mi piace parecchio. Il vantaggio sta certamente nel fatto che si possono sperimentare dei servizi o delle volèe che magari in singolo non si proverebbero; per fare questo però è fondamentale avere il giusto feeling con la propria compagna. L’anno scorso ho giocato con Vera Ploner un torneo under 18 a Kreuzlingen in Svizzera che abbiamo vinto. Mi sono trovata molto bene in quell’occasione perché lei è mancina e avevamo tutte e due il dritto come punto di forza. Poi a febbraio ad Antalya, in Turchia, ho giocato la mia prima finale Itf in coppia con Basak Eraydin, una ragazza turca. Abbiamo deciso di giocare il doppio per caso, un giorno si stava allenando nel campo accanto al mio… ci siamo trovate subito bene insieme e giorno dopo giorno abbiamo giocato sempre meglio. È stato davvero un bel torneo.”
Grazie anche all’ottimo risultato ottenuto in Turchia, Verena e il suo allenatore stanno pensando di aggiungere nella programmazione della stagione qualche altro torneo fuori confine, allargando così lo spettro di possibili avversarie: “Io in Turchia mi sono trovata abbastanza bene, il villaggio era molto carino, anche dal punto di vista del cibo penso esistano posti peggiori. A parte il tempo che non è stato eccezionale: ho beccato due settimane in cui ha piovuto un sacco. Per farti capire ho iniziato una partita lunedì e l’ho finita giovedì. Vorremmo comunque inserire in calendario altri tornei all’estero in modo da avere la possibilità di affrontare giocatrici nuove: trovarsi di fronte una tennista con cui ti scontri spesso non sempre è un bene. È vero che in Italia ci sono tanti tornei vicino a casa e generalmente si spende anche meno ma se si ha la possibilità di fare esperienze all’estero, è giusto farlo. Ci sono anche altri due tornei $10.000 in Sardegna a Santa Margherita… ma vedremo come andrà Roma prima di definire il calendario.” Scherzosamente le domando quale meta estera preferirebbe se avesse disponibilità economiche illimitate, senza alcuna esitazione mi risponde: “A me piacerebbe tantissimo andare negli Stati Uniti a giocare dei $10.000 sul cemento. Magari un’esperienza di un mese via da casa… al momento è inutile pensarci, non ci sono le risorse purtroppo.”
La chiacchierata scorre via veloce e viene spontaneo approfondire la sua conoscenza, soprattutto capire cosa significa per lei il tennis, se è ancora un gioco o se è diventato già un lavoro: “Vorrei che diventasse un lavoro! Sto dedicando tutta la mia vita al tennis e vorrei che questa fosse la mia professione. Non si può mai sapere cosa succederà nel futuro ma se penso a cosa farò tra dieci anni, io mi vedo su un campo da tennis.” Non faccio in tempo a chiederle chi le ha trasmesso questa passione che prosegue: ” Mio papà è maestro di tennis e anche i miei fratelli hanno giocato in passato, a mia mamma piace tantissimo vedermi giocare, mi porta in giro lei per i tornei, sono tutti molto disponibili e mi supportano davvero tanto. Ho cominciato a giocare che avrò avuto…mah, 5 anni, i miei genitori gestivano il circolo di Caldaro, dove abitiamo, quindi vivevo letteralmente immersa nel tennis. Fino ai 12 anni mi sono allenata con mio papà, poi nel 2011 mi sono spostata al circolo Rungg.” Per il momento il tennis non è l’unica occupazione nella vita frenetica di una giovane adolescente: “Frequento il quarto anno in una scuola privata che mi permette di allenarmi la mattina e di assentarmi per i tornei. Per il resto mi piace molto stare con la mia famiglia, le poche ma buone amiche del mio paese che mi sostengono sempre, andare al cinema, fare cose che non c’entrano assolutamente col tennis…”. Che dietro questa allusione ci sia il suo Matteo Donati, fresco finalista al challenger di Napoli, si intuisce dall’evidente imbarazzo con cui, con un filo di voce, ammette candidamente di essere “contentissima per lui perché sta lavorando davvero tanto e gioca un gran tennis…”
L’ho già salutata e ringraziata abbondantemente per la disponibilità quando mi viene in mente un’ultima sciocchissima domanda… “Ma come Verena, non scii?” La risposta giunge fermissima: “Noooo!!! Guarda i miei fratelli sciano tanto ma a me non è mai piaciuto, credo di essere l’unica bolzanina che non scia! Non amo il freddo, a me piace il caldo, il sole, il tennis all’aperto…”
Non la posso vedere ma percepisco il suo volto aprirsi in un ampio sorriso mentre con la mente già sogna la sua prima avventura romana. Buona fortuna, Verena. Porta la tua fresca giovinezza sugli assolati campi di maggio.
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