da Napoli, Luca Fiorino
Massimo Puci, storico coach di Matteo Donati, ha raccontato a Spazio Tennis questi primi difficili mesi di 2016 del tennista piemontese. Dagli infortuni alla scarsa fiducia, Puci spiega nel dettaglio il momento complicato di “Donats”, che ha bisogno di giocare e vincere per ritrovarsi.
Partiamo dal match di Matteo Donati di ieri, dove mi è sembrato scarico mentalmente più che fisicamente.
Non è tanto l’essere scarico mentalmente o fisicamente. Purtroppo Matteo in questo momento non riesce ad esprimere il tennis ed il livello di gioco che vorrebbe esprimere, e quindi è un po’ sfiduciato e non gioca il suo miglior tennis. Sta di fatto che Stefano Napolitano ha giocato un’ottima partita, in primis in battuta ed in risposta. In risposta è stato molto aggressivo ed ha messo in difficoltà Matteo già dall’apertura degli scambi. Ha avuto anche lui qualche passaggio a vuoto, probabilmente ha sentito l’emozione e la pressione. Tornando a Matteo, non è una questione di essere scarico, ma di apparire scarico, poiché non gioca bene e l’atteggiamento che ne consegue è quello che è. È un periodo così, cominciato già in Australia dove non ha trovato le condizioni ottimali per esprimersi, per poi trascinarsi in Messico dove almeno è riuscito a vincere un paio di partite pur senza condizione.
Peraltro, visto prima in allenamento sembrava un altro giocatore.
In allenamento gioca bene, il problema è la partita. Ma è abbastanza classico di chi non è in condizione mentale e non è in fiducia. Le ritroverà giocando tante partite e vincendo tante partite.
Parlando invece del ritiro in un recente torneo, a Maui, cosa è successo? Sempre per il polso?
No, la schiena. È un problema che è cominciato durante la seconda settimana in Australia. Ci ha giocato sopra prendendo dei farmaci, ma poi a Maui il dolore era troppo forte, quindi siamo tornati in Italia per una risonanza magnetica, che ha evidenziato un problema alla zona lombare. È stato fermo un mese ed ha recuperato bene, ma anche questo non l’ha certo aiutato a trovare la giusta condizione. Comunque ora sta bene, è tutto passato.
Insomma, è tutto un mix di condizioni fisiche e psicologiche che hanno portato alla situazione attuale.
Gli acciacchi ci stanno, non sono infortuni seri questi qua. Non mi attaccherei troppo a questi piccoli problemi fisici. È una questione di trovare il ritmo-gara, che si trova solo giocando tante partite: lui ora non ha peraltro solo bisogno di giocare, ma anche di vincere partite per ritrovare fiducia nel suo tennis.
Donati arrivava qui da una finale dello scorso anno. Il fatto di perdere questi punti può essere stato un motivo di ulteriore pressione?
Sono esperienze anche queste. Onestamente di questo non ne abbiamo parlato in questa specifica occasione. Non penso comunque subisca troppa pressione, è uno che appena ricomincia a vincere di punti ne farà, è in grado di piazzarsi bene in molti tornei per come può giocare lui. Sicuramente ora perderà un po’ di classifica, ma non è preoccupante. Ora bisogna ritrovare gioco.
Programmazione per il prossimo futuro?
Ora andremo al Challenger di Barletta la prossima settimana, poi ci sposteremo al Challenger di Torino e poi proveremo le qualificazioni in un ATP250, ma stiamo aspettando l’entry list.
Provare ATP250, come ha già fatto in passato anche in Cina, è dovuto anche al voler provare sensazioni diverse ed al volersi testare in tornei più importanti, sebbene il livello delle qualificazioni sia pressoché quello dei Challenger?
Sì quello aiuta, anche se la scelta attuale è dovuta anche ad un semplice tentativo dopo qualche Challenger che faremo. Poi la nuova regola che limite le qualificazioni ai 16 giocatori permette di fare una migliore programmazione con largo anticipo ed è un buon vantaggio. Del fattore di crescita mentale che dicevi, l’ATP250 è certamente un ottimo stimolo per i giocatori.
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