Riccardo Maiga ha vinto al Quanta Sport Village di Milano in una finale disputata di martedì a causa dell’elevatissimo numero di iscritti al torneo. Nonostante l’agguerrita competizione il giovane svizzero tesserato al T.C. Milano si è fatto strada tra gli avversari, alzando giorno dopo giorno il proprio livello di gioco fino ad imporsi nella finale contro il lecchese Jonata Vitari, con il punteggio di 7-6 6-3. Il successo ottenuto nella sua città d’adozione gli riserva una duplice emozione.
Grazie a questa vittoria, infatti, Riccardo potrà giocarsi la sua chance sulla terra rossa del Foro Italico, durante il torneo di pre-qualificazioni agli Internazionali BNL d’Italia, in programma dal 4 al 7 maggio 2015. L’importanza del risultato è sottolineata anche dal fatto che per il venticinquenne di Lugano questo torneo segnava il ritorno alle competizioni dopo un lungo stop per infortunio che lo ha tenuto lontano dai campi per quasi un anno.
Complimenti Riccardo, hai vinto al Quanta Sport Village di Milano in un torneo affollatissimo di partecipanti. Come ti sei sentito durante il torneo e in particolare come hai vissuto la finale?
Sì, ho saputo che c’erano più di 700 iscritti al torneo, considerando anche la terza e quarta categoria. Visto che negli ultimi due anni ho giocato sì e no tre mesi, sono retrocesso in classifica a 2.5, il che voleva dire partire abbastanza indietro. Ho fatto sei partite, è stato un torneo lungo e impegnativo anche perché è da luglio scorso che non giocavo una partita. Il torneo è andato tutto sommato bene, quello che contava era il risultato e il fatto di riprendere a giocare: da quel punto di vista ho ottenuto il massimo che potevo avere. Le prestazioni non sono state un granché ma me la sono cavata. In finale forse ho giocato un pochino meglio, naturalmente c’era un po’ di tensione perché in palio c’erano le pre-qualificazioni e avere una chance per il Foro è sempre qualcosa di importante. Sono partito un po’ teso e infatti il primo set è stato abbastanza lottato: Vitari ha servito per il set quando ero 5/3 sotto, poi sono riuscito a vincere il tie break e dopo aver fatto il break subito in entrata di secondo set mi sono sciolto, ho giocato molto meglio e il secondo set è finito 6/3.
Come giudichi il tuo livello di gioco durante il torneo?
Sicuramente il mio livello di gioco è andato migliorando in tutto il torneo, l’ho notato anche nelle partite che ho disputato questa settimana al challenger di Torino e in serie A. Non giocando partite da così tanto tempo mi mancava tenere il ritmo tra i punti, mantenere l’attenzione durante tutta la partita. Dunque ho faticato abbastanza a livello di concentrazione e di testa più che fisicamente, perché di fatto c’è stata solo una partita lottata fino al terzo set, le altre sono state bene o male abbastanza tranquille. Devo ritrovare un po’ di fiducia e soprattutto il ritmo partita che solo la continuità di gioco mi può dare.
Come ti stai preparando in vista di Roma e che obiettivi ti prefiggi di raggiungere?
Prima di tutto mi sto allenando sulla terra perché il Quanta si è disputato sul cemento. Sto lavorando molto dal punto di vista tecnico sul servizio e in generale sulla fase di punto perché devo ritrovare l’abitudine alla partita, oltre ovviamente a curare l’aspetto atletico su cui lavoro tutti i giorni facendo una – due sedute di atletica e tennis, che andranno alleggerendosi man mano che si avvicinano le partite. Per me la situazione è un po’ particolare perché avendo fatto solo due tornei dopo così tanto tempo è banale da dire, ma il mio obiettivo è tornare a giocare con continuità e ritrovare almeno la classifica che avevo prima dell’infortunio. A Roma il livello sarà sicuramente più impegnativo, ma sono certo che sarà una bellissima esperienza.
Visto che l’hai citato veniamo alle noti dolenti, parliamo dell’infortunio che ti ha tenuto tanti mesi lontano dai campi.
A giugno 2013 mi sono strappato il bicipite femorale, infortunio che ha avuto una ricaduta per cui il problema si è esteso, così sono rimasto una prima volta fuori dai giochi per 8 mesi. L’anno dopo ho giocato da maggio a luglio, quando si è presentato invece un problema al polso sinistro che mi ha tenuto fermo fino a praticamente due mesi fa. Si è rovinata la fibrocartilagine triangolare del polso, e ho deciso di risolvere con la fisioterapia, ho fatto tantissimi altri tentativi con infiltrazioni, mesoterapia, laser… ho provato di tutto con la consapevolezza che non volevo fare l’operazione perché quella mi avrebbe tenuto fuori per tantissimo tempo. In quel periodo avevo seppellito l’ascia di guerra e mi ero messo a studiare: mi sono iscritto alla facoltà di Comunicazione all’Università di Pavia e sono a metà strada, ho iniziato quando mi sono fatto male e ho dato esami fino alla scorsa sessione invernale. Nell’ultimo mese e mezzo ho ripreso a giocare perché il polso sembrava stare meglio, quindi ho rallentato un po’ con lo studio e ho ripreso la racchetta in mano, per tutto l’inverno mi sono allenato solo tre volte a settimana.
Da chi è formato il tuo team?
In questo momento il mio allenatore è Uros Vico e il mio preparatore atletico è Alessandro Buson; mi alleno al Tennis Club Milano. Il mio storico compagno di allenamenti è Roberto Marcora, oramai è il sesto anno che ci prepariamo insieme. Lui è uno dei miei migliori amici, ci conosciamo così bene e ci sopportiamo da sei anni tanto che si è creata un’intesa molto forte che abbiamo portato anche sul campo. Abbiamo giocato spesso insieme in doppio e ci siamo trovati abbastanza bene: nel 2012 abbiamo vinto in Messico e raggiunto due finali, una sempre in Messico e l’altra in Romania, poi il fatto di conoscersi così bene quando giochi in doppio aiuta molto.
A livello di ranking risulti più quotato come doppista (6 finali e 3 vittorie, best ranking a 560) che singolarista. Pensi che il doppio possa giovare anche alla carriera in singolare o doppio e singolo viaggiano su binari diversi?
Il doppio aiuta a migliorare il singolarista soprattutto in risposta e nel gioco al volo: nelle volée, nei riflessi, nell’approccio a rete… sono cose che riesci ad allenare molto bene solo giocando in doppio. Quindi sì, dal mio punto di vista è estremamente utile. Certo sono energie che porti via durante la settimana e possono pesare in singolare ma secondo me questo succede solo a livello di Slam, quando gioca sulle due settimane, ma nella settimana singola non è così rilevante.
Quindi secondo te Errani e Vinci hanno fatto male a separarsi? E la strana coppia Bolelli – Fognini come la vedi?
Sarebbe logico dire che hanno fatto male considerando il fatto che vincevano tanto, ma sicuramente avranno ragionato e fatto la scelta migliore per loro. Bolelli e Fognini li vedo bene, risultati alla mano. Sono convinto che due singolaristi così forti possano fare molto bene anche in doppio, ma come dicevo prima quando arrivi a quei livelli lì il doppio significa energie in meno per il singolo e tanti non lo fanno proprio per questo motivo. Generalmente uno che è forte in singolo ha buone chance di essere un buon doppista e loro ne sono la dimostrazione.
Che tipo di supporto tattico può apportare da allenatore un giocatore come Uros Vico? A proposito, avete un precedente tennistico a suo favore, ti sei mai preso la rivincita?
In allenamento sì, certo! Adesso sono due anni che segue più strettamente me e Roberto ma sono sei anni che collaboriamo e si è creato un rapporto molto forte tra noi tre. Io personalmente mi trovo benissimo, oltretutto lui è anche mio compagno di squadra in serie A… anche lui me lo ritrovo ovunque! Ha un’esperienza tecnica e tattica che riesce a trasmettere e portare direttamente sul campo che ha dell’incredibile.
Hai girato mezzo mondo giocando tornei futures: Usa, Guatemala, Panama, Messico, Perù, Emirati Arabi…un paese che ti ha colpito particolarmente?
Mi manca solo l’Asia! Direi il Messico perché è stato un viaggio bellissimo. A parte il fatto di aver vinto con Roberto in doppio, in quelle due settimane avevo giocato abbastanza bene anche in singolo, è vero che ho perso al secondo turno ma da Peliwo e Bourgue, due che si aggirano intorno alla posizione 200 del mondo. A me e Roberto piace anche prenderci un po’ di tempo per girare e conoscere qualcosa di nuovo, il Messico ci è piaciuto tantissimo e ci sono posti davvero incantevoli. Abbiamo avuto il tempo di fare un po’ i turisti: la prima settimana giocammo a Cancùn poi ci siamo spostati a Mérida, abbiamo anche avuto modo di fermarci alle rovine maya di Chichèn Itzà. Sono davvero posti stupendi, praticamente sei ai Caraibi: le spiagge sono incredibili, l’acqua è stupenda, il clima fantastico… quella volta abbiamo davvero unito l’utile al dilettevole.
Facciamo un gioco: se potessi rubare un colpo a un campione quale sarebbe e a chi?
Sicuramente il servizio a Raonic. È il colpo più importante nel tennis di oggi, certamente avere il servizio come il suo o quello di Isner fa una grande differenza. Se potessi scegliere di cambiare tutti i colpi ovviamente vorrei il diritto di Roger e il rovescio di Murray, però se dovessi prenderne uno solo direi senza ombra di dubbio il servizio di Raonic o di Isner.
Cosa riserva la programmazione di Riccardo Maiga dopo le pre-qualificazioni di Roma?
Dopo Roma, ovviamente in base all’esito delle pre-quali, ricomincerò a giocare dei tornei futures in Italia. In Italia e non all’estero perché da una parte sono legato alla serie A e non posso allontanarmi troppo, dall’altra per via dell’infortunio al polso: i fisioterapisti mi avevano detto che per avere certezze sul mio futuro tennistico dovevo superare i primi due mesi di attività regolare, quindi devo riprendere la mia attività tranquillamente e preferisco rimanere nelle vicinanze. Anche perché, purtroppo, la sessione di esami di giugno si avvicina!
Ah, che studente ligio al dovere!
No, è che se non me lo ricordo io c’è chi me lo ricorda sempre!
Faccio appena in tempo a salutarlo e a fargli i miei auguri che nell’orecchio mi arriva l’eco di una sonora risata canzonatoria: è arrivato Marcora. “Che ti avevo detto? Non mi molla mai!!!”
Viene spontaneo sorridere e augurare a questi due buoni amici ancora lunghi anni di allenamenti insieme. E un in bocca al lupo speciale a Riccardo per la sua avventura romana.
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