Unica rappresentante azzurra direttamente accettata nel main draw del ChiassOpen, torneo ITF femminile da $25.000 su suolo ticinese, è Jessica Pieri, brava a superare agilmente il primo turno del tabellone principale che la metteva di fronte alla insidiosa wild card di casa Simona Waltert. La giovane classe 1997, sorella della ancor più giovane Tatiana classe 1999, ha scalato nel 2015 e nel 2016 le classifiche abbastanza velocemente, con il suo gioco non potente ma estremamente preciso, ricco di anticipi, geometrie ed intelligenza. In questo 2017 ci si attende il salto definitivo di qualità e Chiasso può già essere un banco di prova importante.
Con Jessica abbiamo fatto quattro chiacchiere, su di lei, sul torneo di Roma e sul rapporto tra sorelle.
Qui al ChiassOpen la strada per arrivare al titolo ti potrebbe presentare giocatrici molto diverse per tipologia di gioco. Preferisci affrontare avversarie con un gioco simile al tuo o di che tipo?
Preferisco giocatrici che evitano di attaccarmi eccessivamente e prendere subito in mano il pallino del gioco. Mi piacciono quelle avversarie che, seppur facciano meno errori, stanno nello scambio e mi danno modo di entrare nel ritmo della partita. Se all’interno del match non tocco troppe palle non mi trovo eccessivamente a mio agio.
Ci sarai agli Internazionali d’Italia per le prequali?
Sì, dovrei giocare le prequalificazioni per il torneo di Roma, dovrei avere il posto.
Cosa ne pensi del sistema di qualificazione?
Sicuramente le prequali sono un’ottima opportunità per le giocatrici, ovviamente soprattutto per quelle che riescono ad ottenere una wild card. Anche solo per le qualificazioni, ma il Foro Italico è sempre il Foro Italico. C’è però da dire che io personalmente non le farei la settimana appena prima del torneo, ma un po’ prima: visto che le partite da vincere per ottenere una wild card non sono poche, sarebbe meglio avere qualche giorno di pausa per recuperare le energie piuttosto che giocare già il giorno dopo nel torneo ufficiale.
In questo periodo si parla tanto, per quanto riguarda Roma, della wild card assegnata a Maria Sharapova e contestualmente di quella negata a Francesca Schiavone. Ti sei fatta un’idea della situazione?
Il caso doping della Sharapova purtroppo non è il primo e non sarà l’ultimo. Peraltro, io forse ho un parere eccessivo, ma sono anche molto contro alla riduzione della squalifica, secondo me meritava i due anni come era stato deciso inizialmente. Per la wild card, anche no. Diciamo che io avrei evitato. Certo, ovviamente la Sharapova, d’altro canto, è un bel personaggio per il torneo.
L’Italia del tennis femminile è in un momento un po’ particolare della sua storia, con la “vecchia” generazione che sta passando il testimone. Tu senti la pressione sempre maggiore di dover arrivare in fretta?
Ti dico la verità e non sento particolarmente la pressione di questa specifica situazione. E’ vero che sono tante le giovani, in cui mi ci metto anche io, che potrebbero nel futuro arrivare ai piani più alti. Ma io faccio il mio, la strada da fare per arrivare è lunga e difficile ed al momento non mi faccio illusioni.
Tu ti trovi nella particolare situazione di avere una sorella, Tatiana, che è anche lei tennista professionista come te. Come funziona tra sorelle nel tennis?
Il rapporto tra sorelle che giocano a tennis potrebbe anche essere molto competitivo, ma io credo che questo sia vero se non ci fosse un buon rapporto. Se c’è un bellissimo rapporto, come tra me e Tatiana, si cerca sempre e solo di aiutarsi, si è contente l’una della vittoria dell’altra, ci si consiglia. Io e Tatiana non siamo competitive tra di noi, proprio meno di zero [sorriso].
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