dal nostro inviato a Stoccarda, Giulio Gasparin
Sette mesi di stop per una delicata operazione al polso, quattro brutte sconfitte a livello ITF al rientro ed una classifica ben al di sotto delle prime 200 del mondo: questo era il quadro che si presentava 12 mesi fa a Zarina Diyas, giocatrice kazaka ben nota in Italia per le diverse collaborazioni legate al Belpaese. Nonostante il momento difficile, al suo fianco sono rimasti con dedizione e pazienza, consapevoli che tempi migliori sarebbero arrivati presto, Roberto Antonini e Carlo Bilardo, allenatore e preparatore atletico.
“L’infortunio di Zarina è stato brutto: l’operazione non era semplice, poiché i legamenti del polso non erano stabili e sono stati fissati”, ci spiega Antonini durante una bella chiacchierata sui campi in terra indoor di Stoccarda. “Subito dopo l’intervento abbiamo iniziato un ciclo di riabilitazione, con allenamenti con palline leggere, come quelle da bambino, ed è stato come se avesse dovuto ricominciare da capo a giocare a tennis. A dire il vero non è ancora rientrata al 100% perché il muscolo era sceso tanto e dalla parte del rovescio è ancora al di sotto dei livelli pre-infortunio per quanto riguarda la forza, ma ci stiamo arrivando. Però siamo soddisfatti, sta giocando bene, soprattutto se penso che un anno fa era fuori dalle prime 200 del mondo e ad oggi siamo 47”.
Anche la Diyas l’ha vissuta come il suo allenatore, con fiducia in tempi migliori e tanta voglia di tornare al meglio, nonostante i tempi difficili: “Durante l’anno appena passato è stata molto dura tornare dall’infortunio al polso; sono stata ferma per 7 mesi e quando sono rientrata ho perso 4 partite di fila, di cui la prima addirittura in un $15k! Ma il mio team è sempre rimasto positivo, il loro supporto assieme a quello della mia famiglia mi ha aiutato a trovare fiducia e a fine anno ho vinto il mio primo titolo WTA: un bel premio alla mia e alla loro perseveranza”.
Non è stata una passeggiata, però, la vittoria nel Paese del sol levante: “La settimana prima di Tokyo giocavo in Cina in un $125k e ho finito di sabato. Ho preso il primo aereo e sono atterrata alle 3 del mattino, con il primo incontro di qualificazione alle 12! Poi ne ho giocato un altro lo stesso giorno ed ero morta! Per di più avevo un problema al ginocchio, ma ho tenuto duro e ho vinto 8 match di fila… incredibile”.
Quel risultato ha confermato l’opinione del suo allenatore: “Lei è una ragazza meravigliosa, lavora duramente e ha un grande cuore. È molto concentrata sulle cose da fare e non trova mai alibi o scuse, per cui quando abbiamo un problema cerchiamo solo di risolverlo. Con le si lavora, ma anche vive, in maniera serena, il che è davvero importante nel nostro lavoro, dove siamo sempre sotto stress per i risultati. Con lei mi sono trovato sempre bene.”
Le strade dei due si sono incrociate quasi casualmente, poiché Antonini è approdato in Cina in un momento in cui la collaborazione con un’altra sua atleta stava arrivando alla fine, mentre la Diyas si trovava lì con un altro coach azzurro: Stefano Baraldo.
“Sono arrivato in Cina un po’ per caso – spiega il pesarese – stavo lavorando con Shahar Peer quando vinse il torneo di Guangzhou e proprio da lì è arrivata l’offerta di lavorare per loro. Ho conosciuto Stefano Baraldo, che stava lavorando con la Diyas proprio lì e mi hanno proposto di lavorare con Yen Hsun Lu. Con lui abbiamo fatto un’ottima stagione e siamo arrivati vicini alla top 30, ma poi ho cominciato a lavorare anche con altri giocatori nell’accademia tra cui Sai-Sai Zheng. Ora lavoro con Zarina, anche se già prima l’ho seguita da vicino in alcuni momenti, soprattutto in accademia”.
Anche per la numero 1 kazaka, il rapporto con il coach è stato ed è tutt’ora un grande punto di forza, grazie anche alle infrastrutture presenti all’accademia cinese e la possibilità di un punto di appoggio in Europa: “In Cina, alla Guangzhou Star River, abbiamo un’accademia davvero ottima e in Carlo (Bilardo) e Roberto (Antonini) ho trovato un gran bel team, poi la struttura ha tutto quello di cui abbiamo bisogno per cui è veramente un’ottima condizione per allenarmi e crescere. Poi, avendo allenatori italiani, d’Estate e come ora prima della stagione sul rosso, mi alleno in Italia, che per me è proprio un’ottima cosa”.
E il lavoro dei coach italiani sta procedendo su diversi aspetti, su tutti quello fisico, con un occhio soprattutto sulle capacità difensive della numero 47 del mondo: “Stiamo cercando di migliorare molto a livello atletico, perché è un’ottima giocatrice da fondo campo, ma deve ancora migliorare sul footwork e a livello difensivo. Quando può giocare in attacco può davvero fare grandi cose, ma stiamo comunque lavorando su molti aspetti tra cui il servizio e lo slice”.
Questo è ancora più importante in vista della stagione sul rosso, poiché la Diyas è cresciuta lontano dalla terra e per questo poco avvezza al gioco ed ai movimenti sulla superficie più cara agli europei: “Per Zarina già dover scivolare è qualcosa di diverso, visto che gioca davvero 5 tornei all’anno su terra, per cui già questo rispetto al cemento è un bell’avvicinamento, anche se questa qui è una terra diversa. Siamo indoor, questa di Stoccarda è una terra rossa che si avvicina al cemento, ma è un buon primo passo verso il Roland Garros. Settimana prossima andiamo Rabat e poi dipenderà da quanto avanti andrà ai tornei”.
“La scuola asiatica è decisamente diverse da quella europea” – continua a spiegare Antonini – “giocano un po’ più pulito e piatto, però sono dei grandi lavoratori: c’è sempre grande intensità anche se gli allenamenti sembrano sempre un po’ tutti uguali. Da europei, cerchiamo di portare qualcosa di nostro negli allenamenti e nel gioco altrimenti molto lineare”.
Per questo motivo, le ultime settimane prima dell’inizio della stagione sul rosso, la kazaka si è allenata proprio in Italia e si sente più pronta: “Mi sono preparata bene alla stagione sulla terra: con il mio allenatore e il mio preparatore atletico ho passato due settimane in Italia ad allenarmi duramente per quella che di fatto è la superficie che mi piace di meno. Ho lavorato molto a livello tecnico e fisico, però devo dire che farlo in Italia è sempre stupendo, perché adoro l’Italia: la gente, il mare, il cibo…”.
“Roberto è un allenatore fantastico: è sempre concentrato quando ci alleniamo e anche grazie ai dettagli su cui mi fa lavorare ogni giorno sento che sto migliorando il mio gioco”, racconta la Diyas, mentre Antonini spiega nel dettaglio quali sono gli aspetti su cui si sta focalizzando il loro lavoro: “Noi lavoriamo tanto a livello atletico innanzi tutto, anche per essere a livello di peso in perfetta forma. Poi lavoriamo su come gestire i passi in campo, come arrivare su una determinata palla o muoversi all’indietro se serve. Quindi cerchiamo di unire l’aspetto tecnico a quello fisico per poi riuscire ad imprimere più energia al movimento. Però bisogna lavorare tanto anche in questo, perché è vero che nel tennis moderno si gioca sempre in pressione, però poi se non si riesce anche a difendere in qualche situazione diventa difficile perché ormai giocano tutte bene: servono e rispondono bene per cui bisogna muoversi molto già dal primo passo”.
Anche se la stagione sulla terra rossa è appena iniziata, ovviamente per la tennista di Almaty le aspettative più grandi sono relegate a quanto seguirà lo slam parigino: “L’erba è la mia superficie preferita, mi sento veramente bene ogni volta che ci gioco e dalla prima volta che ci ho messo piede ho sentito che il mio gioco era fatto per quel terreno”.
E anche il suo coach è della stessa opinione: “L’erba è una superficie che le si adatta benissimo. Però è molto particolare, non solo perché molto diversa e ci si gioca poco, ma anche perché ci si allena poco. Proprio per questo lavorarci tanto non è nemmeno troppo produttivo, poi per lei è davvero naturale: colpisce molto piatto e la palla le va via facile anche perché non deve colpire sopra le spalle. Anche se rispetto al passato è un po’ più lenta, rimane una superficie unica e io penso che a volte sia meglio allenarsi su un’altra superficie e poi una volta sull’erba fare solo punti e concentrarsi sull’uno-due”.
Non per niente la Diyas ha vinto a Manchester, un ITF da $100k, la Wild Card per Wimbledon che le ha consentito di entrare in tabellone. Nello slam londinese è arrivata al terzo turno, ad una vittoria dal proprio miglior risultato: gli ottavi, conquistati già in due occasioni. Quest’anno la fiducia è un’altra e chissà cosa potrà fare…
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