dal Foro Italico (Roma), Alessandro Nizegorodcew (Articolo in Esclusiva per Il Tempo)
Maggio 2008, Internazionali d’Italia. Una giovane azzurra di belle speranze, capelli biondi e bandana nera, mette piede per la prima volta sui campi del Foro Italico. È un sabato, giornata dedicata alle qualificazioni, quando le si para dinnanzi la veterana Jill Craybas. Non c’è molto pubblico sul campo 5, quando inizia il match. Pian piano, però, le sue accelerazioni fulminee attirano alcuni curiosi e, minuto dopo minuto, gli spalti sono sempre più gremiti ad urlare il suo nome. Il match termina con una sconfitta al tiebreak del terzo set, ma quella ragazzina bionda, con la bandana nera, sembra già una predestinata. Il suo nome è Camila Giorgi. Sei anni dopo «Cami» tornerà in campo negli Internazionali BNL d’Italia 2014, pronta a stupire ed entusiasmare il pubblico capitolino.
Dopo sei anni tornerai a calcare i campi del Foro Italico, che sensazioni hai a riguardo?
«Ricordo bene l’esordio a Roma contro la Craybas, in un match in cui avevo annullato tantissimi match point. Tornare qui è fantastico sia per la città, che adoro, sia per il torneo. Non vedo l’ora di scendere in campo e sono molto emozionata all’idea».
Impresa contro la Sharapova a Indian Wells, prima finale in carriera a Katowice, esordio in Fed Cup…
«Il segreto è aver finalmente trovato continuità. In carriera, a causa dei tanti infortuni, ho sempre giocato un numero limitato di tornei all’interno di una singola stagione. Quest’anno finalmente le cose sembrano essere cambiate. Ho giocato un bellissimo match con la Sharapova negli Stati Uniti e anche in nazionale mi sono trovata benissimo».
A Katowice hai perso una finale lottatissima contro Alizè Cornet. Più rimpianti per la sconfitta o soddisfazione per una grande soddisfazione?
«A fine match ero molto delusa, perché speravo di vincere il mio primo titolo. Parlando con mio padre ho poi capito che era stata una splendida settimana e dovevo esserne felice. Spero di avere presto una nuova chance».
Qual è il torneo dei tuoi sogni?
«Non ho dubbi: Wimbledon! Certo, sarei felicissima di vincere Roma o Parigi, ma lo Slam londinese è il sogno di una vita che spero diventi realtà. Io ci credo».
In cosa pensi di essere migliorata maggiormente quest’anno?
«Il primo fattore di crescita è la continuità. Giocando più partite trovo una fiducia nei colpi sempre maggiore e scendo in campo ancor più convinta dei miei mezzi. Tecnicamente abbiamo lavorato tantissimo sul servizio, oggi molto più sicuro, e sul diritto. Perché io voglio tirare sempre forte, ma il campo bisogna prenderlo».
A proposito del tuo coach, ovvero papà Sergio, alcuni media e addetti ai lavori lo hanno messo in discussione…
«Ci sarà sempre qualcuno che avrà da ridire sulle nostre scelte. Io scelgo mio padre come coach ogni giorno, senza mai alcun dubbio. Se sono qui è grazie a lui».
A chi senti di dire grazie oltre a tuo padre?
«Al maestro Antonio Di Paolo, l’unica persona che in passato, in Italia, mi ha dato una grande mano».
E a Roma, cosa dobbiamo aspettarci?
«Io entro sempre in campo per vincere le partite, ovunque e contro chiunque. Il motivo è semplice: odio perdere».
Leggi anche:
- None Found