di Alessandro Nizegorodcew (articolo apparso sul numero di gennaio di “Matchpoint“)
Il tennis non è uno sport per tutti. Il tennis è uno sport individuale, solitario, ricco di sacrifici; così come può essere ricco di emozioni e soddisfazioni. Ci sono persone predisposte per questo genere di stress; ci sono persone che viaggiano una settimana dopo l’altra, in giro per il mondo, per inseguire un sogno. Riccardo Ghedin e Matteo Marrai ne sono esempio lampante. I due tennisti italiani, grazie ad un ottimo 2008, si sono arrogati il diritto di partecipare alle qualificazioni degli Australian Open.
Per prima cosa datevi un voto in pagella per il 2008..
Ghedin: “Sicuramente 8. Non pensavo di scalare 500 posizioni da inizio anno; è stato un risultato tanto bello quanto inaspettato. Tra l’altro ho iniziato la stagione 2008 in maniera piuttosto incolore, salvo poi effettuare un crescendo incredibile, che mi ha portato ai grandi risultati challenger di fine anno. Sono più che soddisfatto.”
Marrai: ”Il mio voto è 9. Non mi sarei mai aspettato di vincere così tante partite, sfruttando sempre le mie occasioni. Ho potuto contare su una buonissima preparazione invernale e i risultati sono stati evidenti. Il sogno ad inizio 2008 era quello di partecipare alle qualificazioni degli Aus Open dell’anno successivo. Un sogno che sta per divenire realtà.”
Quali sono gli aspetti che vi hanno permesso il salto di qualità e su cosa concentrerete invece il vostro lavoro in questo 2009?
Ghedin: “Dal punto di vista tecnico-tattico sono migliorato sensibilmente. Ho lavorato ad alcuni accorgimenti sul diritto con il mio allenatore Michele Tellini; il controllo e la potenza sono aumentati considerevolmente. Le migliorie più evidenti sono comunque state a livello mentale. Qualche tempo fa entravo sempre in campo da underdog, da sfavorito, mi mancava qualcosa. Adesso inizio la partita consapevole della mia forza, tecnica, tattica e fisica. L’aspetto mentale nel tennis è determinante.”
Marrai: “L’aspetto mentale è cambiato radicalmente, da quando lavoro con il dottor Ceccarelli. Io sono stato, per così dire, una cavia del dottore e della formula Medicine, fino a poco tempo appannaggio solo di piloti professionisti. Ceccarelli mi ha spiegato di voler entrare nel mondo del tennis e io ho subito accettato. Cerchiamo di migliorare l’approccio ai momenti chiave degli incontri. Dal punto di vista tecnico i miglioramenti più netti li ho riscontrati nel diritto e nel servizio.”
Chi è stato il giocatore più forte che hai battuto? Chi ti ha maggiormente impressionato? Qual è il top players che più ammiri?
Ghedin: “Il più forte sicuramente il colombiano Santiago Giraldo, che ho sconfitto nel challenger di Quito. Mi ha impressionato Van Scheppingen, che a 33 anni, in serie A, ha superato nettamente Seppi, Kohlschriber, Di Mauro, oltre al sottoscritto. Ammiro più di tutti Novak Djokovic.”
Marrai: “La migliore partite l’ho disputata e vinta a Barcellona contro Goloubev. L’avversario più duro è stato sicuramente Pablo Cuevas, mentre il mio giocatore preferito è David Nalbandian.”
Cos’è per voi il tennis? Come nasce questa passione e quanti sacrifici comporta essere un professionista?
Ghedin: “Mi sono avvicinato al tennis molto tardi, circa a 11 anni. Da piccolo mi piaceva giocare a calcio, come mio padre (Pietro Ghedin, ex calciatore e attuale allenatore della nazionale femminile di calcio; n.d.r.), ma rimanevo quasi sempre in panchina. Un giorno, durante una vacanza estiva, un ragazzo mi chiese di giocare a tennis. Io non avevo mai preso in mano una racchetta e non conoscevo nemmeno le regole. Lui invece giocava da cinque anni; nonostante questo, venni sconfitto solamente al tie-break. Da quel momento in poi non ho più smesso, perché questo sport mi diverte e la passione è davvero tantissima. I sacrifici, che evidentemente non sono pochi, passano in secondo piano.”
Marrai: “Io ho iniziato a giocare con mio padre, che è maestro di tennis, sin da piccolo. Due anni fa, quando è finita la mia collaborazione con Cristian Brandi, avevo pensato seriamente di smettere. Grazie al dottor Ceccarelli ho trovato nuovi stimoli e invece adesso sono qui, pronto a partire per l’Australia. I sacrifici sono tanti ed innegabili, soprattutto quando si hanno 22-23 anni. Le distrazioni però me le potrò permettere solo in futuro, adesso tutti i miei obiettivi sono riposti nel tennis.”
Quali sono i vostri obiettivi per la stagione 2009?
Ghedin: “In termini di classifica mi piacerebbe mantenere la posizione che ho raggiunto alla fine di questa stagione.”
Marrai: “L’obiettivo, durante i primi mesi, sarà quello di confrontarmi con i grandi giocatori, disputando quasi esclusivamente qualificazioni Atp. Nella seconda metà del 2009 cercherò di fare invece più punti possibile, tentando di entrare tra i primi 200 giocatori del mondo.”
Capitolo Australia. Quali sono le vostre emozioni per il primo torneo dello Slam della carriera? Come vi state preparando?
Ghedin: “Io disputerò le qualificazioni nel challenger di Noumea, per poi spostarmi verso Melbourne. Le emozioni sono indescrivibili. Sono molto emozionato, ma non voglio arrivare in Australia con troppe pressioni; voglio andare lì per divertirmi, consapevole di essermi meritato la possibilità di disputare un torneo così prestigioso. Cercherò di giocare il mio tennis. Sulle superfici veloci mi trovo sicuramente meglio rispetto alla terra e spero dunque di fare bene durante questa trasferta”
Marrai: “Le emozioni sono fortissime. Ho lavorato un anno intero per andare a Melbourne e ce l’ho fatta! Sino a qualche mese fa, non avrei mai creduto di potermi trovare bene sul cemento; ho trovato invece una buona fiducia su questa superficie e, in prospettiva, credo di potermi togliere buone soddisfazioni anche sul veloce. Devo fare solo esperienza. Anche io inizierò la stagione a Noumea.”
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