In questa lunga intervista, Claudio Pistolesi si sofferma sui temi più caldi del momento, a partire dalle vicende Bolelli (ormai in crisi nera di risultati) e Seppi (No alla Davis), senza tralasciare ovviamente il suo attuale allievo Michael Berrer, sempre più in ascesa nel ranking Atp.
di Alessandro Nizegorodcew
Partiamo dai fattori mentali. Convieni con me che le problematiche di Simone siano soprattutto di carattere mentale, molto più che tecniche, tattiche o fisiche? E a cosa sono riconducibili a tuo avviso?
“Che sia confuso nel gioco mi sembra evidente per chiunque lo guardi. Ci vado con i piedi di piombo a dare giudizi tecnici un po’ perché non mi voglio intromettere nel lavoro di un collega e poi non è mio stile girare il coltello nella piaga, soprattutto dalla posizione di ex coach di Simone che ha ottenuto risultati eccellenti con me, sempre in crescendo per quasi 4 anni e interrotti più o meno al best ranking di 36 del mondo. Di certo e’ allucinante veder Simone di nuovo a 130 in classifica come tre anni fa. Il mio divorzio professionale è stato limpido e con il mantenimento di un ottimo rapporto umano, quindi non c’entra nulla. A che cosa sono riconducibili? Secondo me tecnicamente parlando non mi permetto di giudicare e bisogna chiedere a Piatti, ma parlando in generale, le pressioni enormi che la fit, soprattutto con gli attacchi personali pubblici, violenti e ingiustificati, di Binaghi e Pietrangeli nel 2008, hanno avuto un peso enorme nella serenità di Simone. Mai vista una federazione accanirsi così contro un atleta che in quel momento era il numero 1 d’Italia. Ma il Coni cosa ci sta a fare? E adesso essere di nuovo “sotto la fit ” come vedo scritto, e’ di certo un enorme peso, forse inconsapevole, che si trascina dietro. Ma sono certo si riprenderà e ripartirà la sua scalata, con Piatti, verso i top ten come minimo. Questa e’ la mia opinione.“
Molti parlano di problemi di spostamento e alla risposta, ma non si tratta forse più di attivazione (per quanto riguarda la risposta) e di troppa tensione (spostamenti con gambe troppo “dure” come accaduto a dubai nel primo set con melzer)?
“Sta cosa della risposta, supportata da numeri, è una dichiarazione di incompetenza tennistica da parte di chi la tira fuori ogni volta. Non si può giudicare un giocatore a pezzi. Steffi Graf ha giocato il rovescio solo in back per una vita e ha vinto 22 slam. Se fosse stata italiana avrebbero detto … eh pero’ non ha il rovescio… Il cattivo rendimento alla risposta (che per qualcuno è servizio, per altri un altro colpo, per altri la difficolta’ nel tenere alta l’attenzione), e parlo per tutti non solo per Simone, è una conseguenza di qualche magagna che va ricercata nell’equilibrio generale tecnico-fisico-mentale del gioco in quel momento. E’ un lavoro di insieme, non fatto a pezzi.”
In linea generale, tra i tennisti top-50 e top-100 che hanno un gioco sicuramente di grande valore, a tuo avviso in che percentuale conta il fattore mentale?
“Guarda, sto allenando Michael Berrer che proprio la prossima settimana dovrebbe entrare per la prima volta, a 29 anni, nei primi 50, suo best ranking. Quindi penso di poter parlare con cognizione di causa. Non ci sono percentuali per arrivare a questi livelli. Cerco di dare il massimo al giocatore su tutto. Devi fare un lavoro completo anche se costa tantissime energie e non tutti sono in grado di farlo. E’ importante lo staff di cui il coach si circonda. Fisicamente per Michael lavoro con Klaus, il suo preparatore, a Stoccarda; e’ bravissimo e Michael limita tantissimo i danni di perdita di velocità di avere 20 kg di più degli altri, che però sfrutta alla grande come potenza. Mentalmente è dove mi sento piu’ preparato e ringrazio il Prof. Tamorri che mi ha formato benissimo in questo campo come allenatore, in diversi anni di lavoro. Per questo riesco spesso a motivare e far credere in se stesso il giocatore e di poter raggiungere i suoi obiettivi. Anche tecnicamente sono corazzato come insegnante per essermi allenato da giocatore con Alberto Castellani, il miglior tecnico d’Italia, e con Martin Simek, che sulla tecnica era un genio assoluto. Da loro ho appreso la maggior parte dei concetti con cui curare la “TECNICA PURA” di ogni giocatore. Quindi come vedi si fa tutto al massimo senza potersi permettere di avere buchi. Tutti gli aspetti al 100 per 100.”
Potrebbe essere utile un mental coach per bolelli? In generale è una figura che a tuo avviso può essere importante nel mondo del tennis?
“Simone ha lavorato alla grande col prof. Tamorri e uno dei motivi di disaccordo tra me e lui è stato proprio che ad un certo punto (verso la fine del rapporto) mi ha detto che non ne sentiva più il bisogno. Ma sono certo che Piatti sta lavorando in questo senso e qualunque sia la sua idea la rispetto. Nel mondo del tennis è fondamentale, a mio avviso. Con Michael lavoriamo a Stoccarda con un preparatore mentale e si fa lavoro di squadra alla grande.”
Partendo dal presupposto che Simone è un grande giocatore e Piatti un grande allenatore, è possibile che i due non viaggino sulla stessa linea d’onda? Credi riuscirà a risollevarsi con piatti? io ricordo che tu gli avevi consigliato perlas.. Credi ancora oggi (a maggior ragione) potesse quella essere la soluzione ottimale, ripeto, senza nulla togliere alle invidiabili capacità di Piatti?
“Non mi permetto di mettere il naso, sono l’ultimo che può farlo per i motivi che spiegavo prima. Perlas lo avevo consigliato io a Simone appena smettemmo. Era motivato e avrebbe seguito solo Simone che è anche quella una cosa importante a questi livelli.”
Per come conosci Simone, può pesargli il fatti che Piatti non segua solo lui ma anzi segua un giocatore più avanti di lui in classifica come ljubo?
“Credo si possa dire che ci sono vantaggi e svantaggi..”
Davide Sanguinetti, in diretta da noi, ha detto che il suo obiettivo è quello di allenare un grande giocatore italiano.. quali sono, tu che lo conosci bene, le qualità professionali di Dado? Lui stesso ha detto che sta studiando molto a livello “teorico” perché, immagino, certe mozioni di biomeccanica o di preparazione atletica o di nuove metodologie non le conosce per bene..
“La sensibilita’ di “sentire” il gioco e i canali comunicativi col giocatore sono le qualità più importanti per un coach. Con la rivista Matchpoint sto facendo un lavoro giornalistico del quale sono molto fiero. Sto intervistando i migliori coach del mondo, ai quali domando anche quanto basano il loro lavoro sui libri. Finora Davin, Perlas, Vajda, Nystroem, Lundgren, hanno tutti risposto che i libri rivestono una percentuale bassa o nulla nel loro lavoro. Io ho sviscerato un libro “TENNIS TRAINING ” di Castellani D’Aprile Tamorri che mi ha aiutato tantissimo e che è l’unico libro importante sul tennis di alto livello mai scritto in Italia. E anche questa penso sia una voragine culturale vergognosa da parte della federazione che fra i suoi compiti avrebbe quello di migliorare la cultura tennistica del nostro tennis. La UISP in questo senso è anni luce avanti. Davide ha tutto, ma proprio tutto, per essere un grande coach. Ho organizzato per lui un lavoro in Giappone, col numero 1 Go Soeda, e sta facendosi apprezzare alla grande ed è tra i coach della Davis Giapponese. Come capitano di davis sarebbe dieci volte meglio di Barazzutti e sono certo che i giocatori sarebbero molti più contenti e le polemiche infinite (a proposito e adesso con Seppi come la mettiamo?) sarebbe molto attenuate. Barazzutti ha fatto il suo tempo in Davis e dovrebbe elegantemente dare le dimissioni. Si concentrasse sulla Fed Cup che gli viene molto meglio.”
Quanto è importante per un coach essere sempre aggiornato, studiare, informarsi sempre di più?
“E’ importantissimo secondo me ma se non c’è la “vocazione” come per i sacerdoti e la passione come scelta di vita, fare il coach è come mettere l’acqua in un bicchiere senza il fondo…”
Siamo arrivati all’argomento Seppi. Facciamo una premessa però.. Berrer è stato convocato in Davis, tu volevi che andasse e invece il tedesco ha rinunciato. Una situazione piuttosto paradossale per te..
“Si dopo i casini di due anni fa mi è venuto anche un po’ da ridere quando Michael mi ha detto, assolutamente in maniera corretta e professionale, che andare a Dubai outdoor, poi andare indoor di nuovo in Davis contro la Francia (non la Bielorussia!) e poi andare di corsa al Master 1000 di Indian Wells era uno sconvolgimento troppo pericoloso per partire per il mese americano al meglio. Un tennista di questo livello vuole fare e deve fare SOLO le cose al meglio. Il problema è stato che Patrick Khunen, mio amico e capitano molto in gamba della Davis tedesca, si è “convinto” di Michael dopo Zagabria, giustamente, e quindi molto tardi. Patrick mi ha detto “mi dispiace, ma continuate così, sono al vostro fianco per qualunque cosa e magari ci sarete la prossima volta.” Mi ha anche invitato a far parte della squadra come coach, cosa che mi sarebbe piaciuta da morire. Gli ho chiesto se sono previste sanzioni per MIchael. Mi ha chiesto se avessi bevuto troppa birra e mi ha ricordato che la Germania adesso è un paese democratico e rispettoso della libertà individuale delle persone e delle scelte che li riguardano.
I dirgenti incompetenti di tennis di alto livello non capiscono che c’è una parolina “programmazione” che è una delle chiavi della sopravvivenza prima e del miglioramento poi, di un tennista professionista. La lettera di Seppi è una testimonianza di professionalità. Quando racconto dei regolamenti fit all’estero pensano che io esageri o li stia prendendo per i fondelli. Anche umanamente stentano a credere che un piccolo (in ambito internazionale) presidente dilettante si possa permettere di offendere addirittura in conferenza stampa i primi due tennisti d’Italia, rappresentanti veri del nostro paese grazie ai loro meriti sul campo e non grazie a vittorie elettorali in ambito di club ricreativi (per di più senza avversario di fronte) Tutti: la stampa, gli altri giocatori, i coach, a partire dal suo, dobbiamo essere uniti al fianco di Andreas. Qui c’è in ballo il diritto umano di poter decidere del proprio futuro, della propria carriera, visto che siamo in un paese democratico che ha una Costituzione che garantisce diritto di opinione. Andreas è un esempio di coraggio. Qual è il senso di convocare un tennista in Davis che ha appena mandato una lettera dicendo che nel 2010 non giocherà la Davis? Andreas è stato anche troppo buono a dare spiegazioni. Anche lì il fatto che Binaghi, ancora presidente fit fino al 2012, l’anno scorso abbia detto, di nuovo in conferenza stampa dopo l’incontro con la Slovacchia, “che era vittima di un piano criminale oppure in confusione mentale”, sia stata una delle gocce a far traboccare il vaso. Anche il rapporto con Barazzutti mi è sempre sembrato pessimo. Andreas non esce dai primi 50 da una vita, ha fatto semifinale in un Master Series, quarti di finale in doppio in uno Slam e ha battutto Nadal. Comunque è un giocatore molto dignitoso che ha ancora da dare moltissimo nei prossimi anni. Viene da una famiglia e un ambiente sani e sportivi e di grande esempio per i giovani. Vorrei anche io vederlo vincere di più ma lo farà. Io credo in lui. Io lo rispetto in maniera assoluta e invito con forza TUTTI a rispettarlo di più come giocatore, ma soprattutto come uomo con GRANDISSIMA dignità e rispetto per se stesso. Ha fatto una scelta professionale uguale a Berrer, a Tommy Haas, a Roddick, a Blake, A FEDERER, e tantissimi altri. Ma ha la sfortuna di essere tennisticamente italiano e quindi, rispetto a tutti gli altri, caricato di tensioni e attacchi vergognosi, ingiustificati e autolesionistici. Vai Andreas, in bocca alupo e vola sempre alto!“
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