(Stefano Galvani – Foto Nizegorodcew)
di Alessandro Nizegorodcew (inviato a Todi)
E’ sempre un piacere scambiare due chiacchiere con Stefano Galvani. Le sue parole non sono mai banali, così come il suo tennis, piatto e d’anticipo, che negli anni ha mietuto vittime illustri come Luzzi, Gaudio e Ungur. Abbiamo avuto modo di incontrare il tennista patavino a Todi, subito dopo l’ottima prestazione che gli ha permesso di superare Paolo Lorenzi; proprio qui, ai piedi di questa splendida cittadina umbra, Galvani ha disputato uno dei migliori tornei della sua carriera, vincendo il titolo del 2007, durante il quale era presente anche Spazio Tennis.
Ricordi bene quel torneo Stefano? Giocasti in maniera quasi perfetta…
“Ricordo benissimo quell’edizione del torneo, che è stata incredibile. Ero arrivato in Umbria con pochissima fiducia e tante sconfitte al primo turno alle spalle. L’idea era quella di non pensare a nulla e giocare, senza alcuna pretesa, visto lo scarso stato di forma. E invece, sin dal primo turno, mi sono sentito benissimo e qualsiasi cosa provassi a fare, questa mi riusciva. E’ stata una delle mie migliori settimane in assoluto dal punto di vista del gioco. Non vinsi solamente il singolo, ma anche il doppio. Pazzesco!”
A pensarci bene, non è insolito che le tue grandi prestazioni arrivino dopo un periodo negativo…
“E’ vero, e questo può essere ricondotto ad un problema di testa, che è poi la vera chiave di volta di questo sport. Se arrivi ad un torneo con poca pressione sulle spalle, magari è la volta che fai l’exploit. Anche in questo caso arrivo da una serie di sconfitte consecutive…”
Il primo esempio che mi viene in mente, rimanendo in tema, è il Roland Garros 2010, dove a sorpresa hai superato le qualificazioni, perdendo poi da Montanes al primo turno…
“Si, a Parigi ho giocato davvero molto bene. Il Roland Garros per me è un torneo particolare, oltre che bellissimo ed emozionante. In genere o perdo subito oppure mi qualifico. E non solo: mi capita di giocare sempre con uno dei primi 5 del tabellone cadetto , per di più sempre alle 9 del mattino. Ero insieme a Ghedin e Brizzi, che possono essere testimoni, quando sono andato a chiedere il nome del mio avversario e l’orario di gioco. Un secondo prima avevo detto loro che al 100% avrai giocato con uno fortissimo alle 9! Sorteggio? Phau, testa di serie numero 4, ore 9. Puoi immaginarti le risate che si sono fatti quei due. Per fortuna ho giocato benissimo con Phau, battendolo in due set, e anche con il russo Kravchuk, che ho battuto in un match combattutissimo 13-11 al terzo set. Una volta qualificato ho però trovato il muro Montanes, che è un giocatore eccezionale. Io non ero più abituato a tenere un ritmo così elevato e ho retto sino al 6-3 lui al primo, 3-0 io al secondo; poi le energie si sono del tutte esaurite e non l’ho più vista!”
A proposito di tornei dello Slam, l’altro giorno mentre vedevo Youzhny contro Nadal in semifinale a New York, mi è venuto in mente quando per un soffio non sconfiggesti Misha a Wimbledon..
“Che ricordi.. Anche in quel caso ho giocato a tratti un tennis di livello altissimo. Pensa che ancora qualche volta mi rivedo la registrazione di quella partita e penso: Come giocavo bene!”
(Stefano Galvani – Foto Clemente)
A 33 anni sono ancora i tornei dello Slam il tuo obiettivo?
“Certamente si. Fino a pochissimi anni fa andavo a giocare tornei più piccoli per fare punti, costruirmi una classifica. Oggi invece non mi interessa più. I tornei che contano sono quelli dello Slam. Se ripenso a quando ho iniziato a fare sul serio col tennis, da bambino, non ho alcun dubbio nel dire che erano quelli i tornei dei sogni; giocare a Melbourne, Parigi, New York o Wimbledon è e rimane un’esperienza molto emozionante.”
Il problema, e in questo vengo confortato dal parere di tutti gli addetti ai lavori, è che il livello medio si è alzato tantissimo. Se un giocatore intorno al numero 70-80 Atp va a giocare un challenger, rischia seriamente di perdere al primo turno; stessa cosa nei futures…
“Si è verissimo. Il livello medio è cresciuto tantissimo. Fino a qualche anno fa, ricordo che quando ero testa di serie in un challenger, già mi sentivo praticamente ai quarti di finale, perché era difficile trovare avversari molto insidiosi. Adesso invece quando scendo a giocare a livello future, rischio di prendere delle batoste se non sto attento e concentrato dal primo all’ultimo 15. Ad esempio ad Este ho perso con Lajovic, un ragazzo serbo di 20 anni, che nel torneo ha sconfitto anche Brizzi e Crugno. Mi tirava vincenti da tutte le parti, oltre a tirare spesso ace di seconda! Poi ha fatto semifinale battendo fior fior di giocatori per quel livello di torneo. Vincere è diventato difficilissimo.”
Oggi hai incontrato e battuto Paolino Lorenzi, che partita è stata?
“Io arrivo da un periodo ricco di sconfitte al primo turno, ma sapevo che anche lui non era in fiducia. Durante il terzo set, che ho vinto 6-0, mi sono proprio accordo di come il momento di Paolo non fosse dei migliori. Mi bastava mandare la palla di là per vincere il punto. Ai cambi campo l’ho visto molto giù di morale ed è una cosa che sinceramente mi dispiace. Questo sport è anche il nostro lavoro e la pressione che c’è intorno a te è anche dovuta al fatto che se vinci le partite guadagni soldi, se perdi no. Il tennis è uno sport durissimo, anche da questo punto di vista. Amo il tennis ma ci sono dei momenti in cui penso che se potessi tornare indietro, opterei per un’altra strada.”
Chiudiamo Stefano con il colpo sotto le gambe, di cui tanto si parla in questo periodo dopo i “numeri” di Federer e della Schiavone. Oggi però non ti è venuto…
“Purtroppo no, ma di pochissimo. Il mio passante da sotto le gambe si è fermato sul nastro. Però settimana scorsa, durante un open che ho giocato a Bologna, sono riuscito a conquistare il punto!”
Un ringraziamento e un grande in bocca al lupo a Stefano Galvani, sempre gentile e disponibile
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