(Fabrizio Fanucci – Foto Nizegorodcew)
Intervista esclusiva di Gianluca Dova
Nei suoi momenti migliori se ne sono dette di tutti i colori su Fabrizio Fanucci, c’era chi lo considerava la causa della mancata crescita di Filippo Volandri su le superfici veloci. Per un periodo è stato considerato il sobillatore che in Davis spingeva Filippo a tradire la patria per mere questioni economiche. Considerato presuntuoso e sbruffone da alcuni, mi sento da suo amico (perché mi ci sento e sono orgoglioso di esserlo …) di voler con questa intervista raccontare in parte l’uomo oltre l’allenatore, la parte migliore che forse non tutti conoscono.
E’ un Fanucci molto in forma quello che incontro a Bucarest che appena vede Sartori e Seppi li saluta dicendogli: “Ma quanto fa schifo il vostro leader Luis Durnwalder del Sudtiroler Volkspartei che strige la mano Berlusconi? Ma come è possibile che tra tanta gente che muore presto questo non muore mai?” e che riprende Volandri dicendogli “Certo che stai invecchiando proprio male, stai pure perdendo i capelli, fra un paio di anni vedrai che mi chiamerai dicendomi, Fenuch per favore mi puoi fare la spesa e pagare le bollette che non ce la faccio a muovermi…”
Ciao Fabrizio per prima cosa raccontami della tua famiglia e di come sei arrivato al tennis?
“Io vengo da una famiglia che ha sempre lavorato, mio padre è stato un ristoratore famoso a Firenze. Un ottimo cuoco che mi ha insegnato ad essere sempre onesto prima di tutto e proprio per questo è arrivato ad 88 anni con neanche un euro da parte. Non ha mai voluto fare compromessi ed il suo ristorante è stato fatto chiudere per fare spazio alle grosse catene malgrado le leggi locali di Firenze non consentivano di far chiudere un ristorante per farne un altro. Hanno fatto chiudere il ristorante di mio padre per farci una pizzeria. Così funziona da noi in Italia purtroppo, dove va avanti chi è più furbo e più potente. Mio padre adesso lavora con me e si occupa del ristorante del Match Ball di Firenze ed è ancora uno dei migliori chef di Firenze. Da bambino quando mio padre ha preso in gestione la ristorazione del Tennis Firenze è stato naturale cominciare a giocare, avevo un gran fisico, correvo tantissimo e mi piaceva giocare slice e back con cui facevo impazzire gli avversari. Ero tra i migliori in Italia ma il tennis funzionava diversamente, non c’erano le classifiche, per i grandi tornei c’erano gli inviti. Alla fine un giocatore che come me che pure in carriera ha anche battuto Alexander a Firenze era dura perché non c’era l’accesso a tutti i tornei e pure penso di essere stato un buon giocatore. Non ho mai avuto un gran dritto questo no, ma ero un giocatore che faceva impazzire gli arrotini, girando sempre con il romano Meneschincheri. Lui non voleva mai pagare ma ci siamo divertiti tanto, ricordo delle trasferte in sudamerica in cui si rideva sempre. Svuotava sempre il frigo bar e cercava di farlo pagare a me. In un incontro con un sudamericano si lamentava del gioco dell’avversario e domandava a me che poteva fare con tutti quei cross, io gli risposi, vacci di testa che magari segni!! Riguardo al mio dritto mi ha fatto ridere Dorochenko un po’ di tempo fa che mi ha chiesto quale è il mio occhio dominante ed io non ho saputo rispondergli, esaminando mi ha detto che è il destro ed è per questo che ho un gran dritto. A me che il dritto non l’ho proprio mai avuto…mah…”
Il tuo rapporto con la Federazione come è stato dopo che sei diventato coach e come è adesso?
“Fare il coach è il sogno della mia vita, non mi sono mai interessati i soldi, ho sempre fatto scelte che non mi hanno mai portato a guadagnare ma allenare è sempre stato la cosa che desideravo fare. Mi piace stare con i giovani, aiutarli se posso. Quando ho lavorato in Federazione all’inizio per me è stata una grande occasione, ero uno dei responsabili del settore giovanile, mi portò Smid e visto che il ceco mi faceva fare di testa mia è stato quasi un luna Park. Io venivo dal tennis Firenze in cui non c’erano le palline e lì c’era tutto di più si spendeva e probabilmente si sprecava tanto. Io volevo cambiare il metodo, appena arrivai vidi una lista di punzioni per i giocatori attaccata alla parete, strabuzzai gli occhi e lo feci levare. Non era in questa maniera che si potevano far crescere i giovani. Ottenni ottimi risultati: Luzzi era uno dei più forti a livello mondiale tra i giovani, Volandri che faceva parte di quel gruppo divenne dopo il più forte giocatore italiano degli ultimi 10 anni. C’erano anche Bracciali ed Uros Vico ed altri ottimi giocatori, rispetto al nulla di adesso direi che si fece un gran lavoro. Fui allontanato con Smid quando Filippo aveva 15 anni che pur potendo rimanere spesato dalla federazione nel centro tecnico di Riano decise di seguirmi da privato. In quel frangente non facile devo sicuramente ringraziare Filo ed il padre che hanno avuto molto coraggio ed hanno deciso di fare una scelta certamente non semplice. Il mio rapporto con la Fit dopo è andato a fase alterne, io rimango un cane sciolto, se una cosa per me non va lo dico. Adesso direi che sono critico ma onesto, non mi nascondo, credo che la dignità non si compra al supermarket. Binaghi mi ha detto di scrivergli una email se penso che qualcosa non va, io gli scrivo spesso chi sa se serve a qualcosa ma ho la coscienza pulita.”
Il tuo rapporto con Filippo come è stato negli anni e come è ora visto che sono moltissimi anni che lavorate insieme?
“Con lui e Luzzi ho sempre avuto un rapporto particolare, come con due figli. Quando è morto Federico ho perso un figlio. Filippo è stato per anni da me a casa a Firenze, era ed è uno di famiglia. Sembra incredibile in questo mondo del tennis mantenere un rapporto così lungo ma alla fine è contato il fatto che pur essendo diversi, siamo due persone oneste e che si vogliono bene. Poi abbiamo ottenuto grandi risultati.”
(Filippo Volandri e Fabrizio Fanucci in allenamento – Foto Nizegorodcew)
Molti dicevano che eri tu che non volevi che giocasse sul cemento..
“Io per la verità ho sempre creduto che potesse fare di più sul cemento. Alcune volte certamente non sono stato d’accordo sul saltare i tornei nord americani e gli l’ho detto ma c’erano anche dei contratti da rispettare firmati, molto prima. Si sono fatti degli errori di certo ma si è fatto anche tanto. Il lavoro fatto per migliorare sul cemento pur non portando sempre grandi risultati, l’ha migliorato tecnicamente. Adesso per esempio gioca molto meglio a rete e questo con certi giocatori gli serve anche su la terra.”
Ed il servizio?
“E’ migliorato anche quello negli anni, non fa molti punti diretti ma non fa neanche più molti doppi falli e non riescono ad attaccarlo, anche in fase di costruzione del gioco riesce a fare di più. Si partiva da un servizio tecnicamente sbagliato fin da piccolo più avanti è stata più dura intervenire ma questo non gli ha impedito di diventare uno dei più forti giocatori sulla terra.”
E adesso?
“E’ stato un miracolo tornare nei cento; prima l’incidente al ginocchio: gli si era quasi consumata completamente la cartilagine del ginocchio sinistro come a Van Basten. Molti specialisti famosi gli avevano detto di smettere, l’ha salvato Milan Lab. Sono intervenuti sulla sua postura che poggiava troppo su la gamba sinistra intervenendo su i denti attraverso un Bite. E’ una scienza nuova che si chiama gnatologia, di certo adesso non ha più problemi da quel punto di vista. Poi c’è stata quella ridicola storia della squalifica dell’ATP per le medicine per l’asma, l’hanno fatto pure venire in Australia per non farlo giocare. Filippo giustamente gli ha fatto causa. E’ dovuto ripartire in pratica da fuori dei primi 300 dopo che per anni era abituato a stare nei primi 30. Anche a livello mentale per lui è stata durissima, per due anni praticamente non è riuscito più a giocare a tennis bene. Aveva perso il dritto, non era più lui come giocatore, non aveva fiducia e doveva partire dai challenger. Non so dove ha trovato gli stimoli. Quest’anno invece ha giocato moltissimo, più di 70 match, a Rimini ha avuto una crisi fortissima per stanchezza durante l’incontro con Di Mauro, non riusciva più ad alzarsi dalla sedia. L’hanno ricoverato e gli hanno detto che aveva un eccesso di acido lattico al livello di un infartato. Per fortuna si è ripreso poco dopo e molto probabilmente riuscirà a chiudere la stagione nei 100. Qui a Bucarest ha pagato lo sforzo di questa stagione dopo due set con Grannolers, era cotto. Ha giocato comunque bene dopo molto tempo l’ho rivisto giocare ad i suoi livelli, adesso dipende solo dai suoi stimoli e dalla sua voglia. L’anno prossimo potrà tornare a giocare a livello ATP con la classifica che ha e considerando che ha ripreso a giocare bene, penso che ha tutto per far vedere ancora diverse cose. Alla fine devo dire che sono molto contento per Filippo, è riuscito a fare un’impresa.”
Parliamo a questo punto della tua accademia e del tuo circolo..
“E’ un periodo duro, la crisi è pesantissima. Negli ultimi due anni abbiamo perso soci e clienti per il ristorante. Siamo costretti ad indebitarci dalla banche per andare avanti. L’accademia va bene ma serve solo a compensare le perdite pesanti del circolo, è proprio il concetto di soci del circolo che non va. I giovani attuali hanno meno risorse, meno tempo e preferiscono scegliere attività come le palestre o centri sportivi in cui possono scegliere di andare un mese si e magari l’altro no. Essere socio di un circolo è più impegnativo a livello di tempo e di risorse economiche. E pensare che potrei fare il maestro ad Orbetello, guadagnare tanti soldi e vivere tranquillo ma io mi affeziono, ho molti dipendenti e non me la sento di abbandonarli. Speriamo che ci sia un ripresa, di certo attualmente ci sono sempre molti meno sponsor. Lo stesso Capri che fino a poco fa spendeva tantissimo per le gare a squadre adesso è fallito e non ha ancora pagato molti giocatori per l’anno scorso.”
(Fabrizio Fanucci e Lauro Gabbrini a Trani – Foto Nizegorodcew)
Sei troppo un signore però Fenuch, accollandoti così i problemi del circolo non è facile andare avanti….
“Non si è mai troppo signori, si è signori ed io lo sono. Ho sempre aiutato tanta gente pensando che magari dando 100 di ricevere in cambio almeno 50. Alle volte non succede altre volte si ma io di sicuro non cambio. Io poi voglio fare di tutto per aiutare i giovani, in che mondo viviamo se non si possono aiutare i giovani? E’ il motivo per cui ho deciso di fare questo lavoro.”
Ecco dimmi tu che faresti per aiutare i giovani tennisti italiani?
“Guarda per me c’è solo una ricetta ed è semplice. Se vuoi costruire un giocatore devi farlo stare tra i giocatori, non tra i ragazzi o tra le pippe. Se lo fai stare tra le pippe diventa una pippa è matematico. I giovani che abbiamo siano essi Gaio, Colella o gli altri, i pochi che abbiamo bisogna farli girare con coach giovani come loro nel circuito così che possono crescere insieme. Si sa quelli che hanno inziato adesso e sono giovani e seri, penso a Fabio Colangelo, ad Uros vico, ai Piccari ad Azzaro. Anche in Davis andrebbe fatto così tenere i giovani con i giocatori forti, mi sarebbe piaciuto che già in Olanda Trevisan avesse potuto essere aggregato alla squadra per poter vedere come si organizzano, giocano, pensano i giocatori di davis. Purtroppo non si è potuto. Non c’è altro da fare e le soluzioni sono più semplici di quello che si pensa.”
A proposito come procede il tuo lavoro con Trevisan?
“E’ un talento incredibile; da 30 anni a questa parte il talento italiano migliore che abbia mai visto. Ha perso molto tempo negli anni passati non giocando, non so bene perché ma con Infantino per motivi fisici o per altro giocava pochissimi match. Deve crescere come professionalità perché visti i casini e le cattive abitudini che ha avuto negli anni scorsi è difficile ritrovare il filo. Malgrado ciò i risultati quando sta bene e gioca li fa e come. Sono convinto che potrà chiudere l’anno tra i primi 200 e non è poco visto da dove era partito. E’ vero che ha ricevuto molte wc ma le ha anche sfruttate, credo sia giusto darle al giovane italiano più promettente. In ogni caso se sta bene voglio farlo giocare anche dopo Napoli e Palermo e se non sarà in Sudamerica, lo manderò a giocare indoor perché con il servizio che ha può fare punti e risultati anche lì. C’è un po’ di ostracismo da parte della FIT nei suoi confronti perché ha rifiutato di fare le prequali a Roma ma credo si debba mettere una pietra sopra questa storia perché parliamo di un grande talento che farebbe comodo all’Italia tennistica.”
Hai un altro giocatore nella tua accademia che sta crescendo che è Adrian Ungur?
“Ha un gran tennis potrebbe giocare davvero bene ma ha il problema che non riesce a cambiare gli schemi. Gli piace solo giocare in una maniera, cioè cercando di fare spettacolo, giocando per il bel punto. Sto provando a cambiarlo ma non è facile, è così abituato a giocare in una certa maniera che riesce a cambiare qualcosa solo a sprazzi se non si incasina. Con lui bisogna lavorare esaltandone la fiducia perché in momenti di esaltazione riesce a vincere match come quello di Bucarest con Seppi. Peccato che il giorno dopo aver vinto alle 22 la sua partita, i rumeni chi sa perché l’hanno messo in campo in condizioni molto diverse alle 13 del giorno dopo.”
Ti va di parlare di Davis?
“Certo e mi dispiace molto che si è perso in Svezia ma una cosa voglio dirla chiaramente. Non si è fatto di tutto per vincere e questo fa ancora più arrabbiare. Questa trasferta non andava preparata giocando il challenger di Genova sulla terra dove Barazzutti non è neanche andato a vedere i giocatori. Bisogna prepararsi indoor prima perché in pochi giorni non ti abitui a giocare sulla superficie in cui si è giocato in Svezia. Se fossero stati più preparati Bolelli e Fognini avrebbero giocato molto meglio mentre così sono andati un po’ allo sbaraglio. Non ho capito perché giornali e media non hanno fatto presente che si è preparata questa trasferta giocando sulla terra, eppure era abbastanza evidente.”
Vedi possibile a breve un cambio di capitano?
“Non credo proprio, ci sono state delle voci, ma non lo vedo proprio possibile.”
Chi vedresti come nuovo coach di Fognini, visto che il giovane ligure si è separato da poco da Oscar Serrano. Tu lo faresti?
“No io penso che non sarei adatto, l’ho già dichiarato. Siccome sono una persona con una certa onestà intellettuale devo essere sincero nel dire che malgrado i suoi problemi con la Federazione che rendono la cosa difficile, il coach migliore per Fabio sarebbe Claudio Pistolesi. Almeno io la penso così.”
Di Berlusconi non ti chiedo perché probabilmente sarebbero parole irrepetibili e non potrei pubblicarlo ma invece della Fiorentina che cosa ne pensi?
“Penso che Mihailovic stia sbagliando, accusa troppo i giocatori e quelli già non lo sopportano più. Deve stare attento perché a Firenze esiste solo la Fiorentina e rischia di saltare presto se non sta calmo. Poi il nostro errore è stato quello di smantellare la difesa cedendo Dainelli e prendendo Felipe che è scarso. Mi sa che ci aspetta un’annata dura.”
Grazie compagno, mi ha fatto veramente molto piacere rivederti e parlare con te dopo parecchio tempo, hasta la victoria!
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