Wimbledon (Londra) – E’ una Francesca Schiavone scurissima in volto, quella che entra in sala conferenze per l’intervista post-partita di rito. In alcuni sembra quasi assente, come se non riuscisse a non pensare a ciò che le è appena accaduto: uscire al primo turno di Wimbledon da campionessa del Roland Garros. Qui di seguito i passaggi più significativi della conferenza stampa della Schiavo.
Peccato per le occasioni sprecato nel secondo parziale, quando, sul 5-5, ti sei ritrovata avanti 15-40 sul suo servizio. Cosa è successo lì? C’è stato un momento di black out?
“No, non credo. Su una palla break ho sbagliato, mentre sulla seconda è stata brava lei. Poi ci sono stati alcuni vantaggi. Ho cercato di essere aggressiva sulla parità, ma sui miei vantaggi non sono riuscita a fare lo stesso. Nel complesso, non ho sfruttato le mie occasioni nel secondo set. Purtroppo non sono mai riuscita a servire bene, con percentuali alte, e sull’erba non te lo puoi permettere.”
Come hai vissuto queste settimane tra Parigi e Londra?
“Come ho sempre fatto in questi anni. Sono tornato a lavoro, tutti i giorni, sempre duramente.”
Cosa ti rimproveri, se hai qualcosa da rimproverarti a tuo avviso?
“Potevo essere un pochino più aggressiva, questo sicuramente. E’ molto difficile trovare i tempi giusti sull’erba in poche settimane. Se avessi vinto la prima partita avrei avuto qualche giorno per trovare il giusto ritmo su questa superficie. Con un match alle spalle le cose cambiano. L’ostacolo più grande a mio avviso era il primo turno ed è un ostacolo che non ho superato.”
Dovevi confermarti? Hai sentito maggiore pressione per questo motivo?
“No perché io gioco a tennis e gioco per me. Che devo fare? Stiamo sempre parlando di una partita di tennis. Io sono sempre molto tesa in campo. Come tutti sanno vivo in maniera molto emotiva i miei incontri; però non ho così tanto sentito la differenza. La vera differenza che ho sentito è quella relativa alla superficie. Sull’erba è fondamentale mettere la prima, è importantissimo attaccare e spingere sempre. L’incontro è stato molto equilibrato. Potevo vincere io e poteva vincere lei. Purtroppo è andata così.”
Come hai vissuto le evoluzioni dell’incontro? Dopo il tie-break credevi di aver scampato il pericolo?
“Sia dopo il tie-break vinto che dopo il secondo set perso, sono sempre stata concentrata e convinta di poter vincere. Purtroppo le energie in campo oggi erano poche. Non ero energica, ma ci può stare.”
Quando aprivi gli angoli riuscivi a dare fastidio alla Dushevina, ma non sei riuscita a farlo con grande continuità. Come mai?
“Nel momento in cui tu spingi, l’altra non può aprire gli angoli e viceversa. L’obiettivo era spingere prima della mia avversaria. Se non comandi non puoi trovare gli angoli…”
Se avessi potuto spostare Wimbledon, di quanto lo avresti spostato?
“Direi di almeno 2-3 settimane.”
Quanto cambia il tuo modo di vedere Nadal e Federer dopo queste ultime settimane? Li stimi ancora di più? Giocatori come questi sono veri e propri mostri, perché riescono a rimanere a livello altissimo torneo dopo torneo..
“Si chiama abitudine. La vittoria ti porta a vivere alcune cose, come i tempi ristretti tra un torneo e l’altro. Questa è abitudine. Anche oggi Roger è stato un grande. Ha rimesso in piedi un match quasi perso. Ho imparato molto anche io da questa mia esperienza e cercherò di farne tesoro per la prossima volta.”
L’anno scorso avevi raggiunto i quarti di finale qui a Londra. Ti mette un po’ di angoscia un immediato possibile calo in classifica?
“Angoscia? Che angoscia devo avere? L’anno scorso sono arrivata a Wimbledon che ero quasi fuori dalle prime 50 Wta, ma io ho continuato a credere in me stessa e in quella che sono. Oggi rialzo la testa e ricomincio. Anche io provo del dolore però sono umana, sono una persona, sono Francesca… E mi conosco…”
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