Pensando a Corinna Dentoni, si pensa a una tennista, che ha dato tanto al tennis italiano, ma ormai è sul viale del tramonto, invece Corinna è ancora giovanissima, non ha nemmeno 26 anni essendo nata il 30 luglio del 1989 e ha ancora moltissimo da dare al tennis italiano.
Grande promessa a livello junior, vince l’Avvenire nel 2005 e nel 2006 è numero 13 del mondo under 18, entra nel mondo pro e le premesse per entrare tra le top players ci sono tutte.
Arriva ad essere numero 132 del mondo a giugno del 2009, gioca 20 volte le qualificazioni dei tornei del grande Slam, entrando per due volte, nel 2009 e nel 2011, nel tabellone principale al Roland Garros e poi manca l’ultimo, essenziale, salto per entrare nel tennis che conta. Inizia un periodo molto difficile che la porta anche a smettere di giocare per alcuni mesi e poi, lo scorso anno, il trasferimento a Milano e l’inizio di una nuova carriera tennistica.
Ora è numero 450 nel ranking WTA e sta tentando di risalire la china per tornare verso le posizioni che aveva già raggiunto negli anni scorsi. La scorsa settimana ha vinto il torneo Open Pasquariello di Cagliari, organizzato dal Gruppo Tennis Generale Gastone Rossi, valido per l’assegnazione di un posto per le prequalificazioni agli Internazionali BNL d’Italia.
Corinna, hai vinto l’Open di Cagliari e andrai a fare le prequalificazioni a Roma, sei soddisfatta?
Fino all’ultimo era indecisa se giocare il torneo Open oppure dedicarmi solo a tornei ITF, ma mi hanno contattato i responsabili dell’organizzazione del torneo e sono stati davvero molto carini con me e con tutte le altre giocatrici. Ho deciso quindi di partecipare e sono rimasta molto soddisfatta, ovviamente per la vittoria, ma anche per l’ambiente che ho trovato. Il torneo è stato organizzato molto bene, ci venivano a prendere prima delle partite e poi ci riportavano nelle case e negli alberghi. Il pubblico è stato sempre molto caloroso e numeroso. Una bella esperienza.
Un po’ ci speravi di rientrare nelle 8 invitate direttamente dal settore tecnico della Federazione oppure no?
E’ ovvio che un pochino ci sperassi, però hanno fatto le loro scelte di dare la precedenza a chi è attualmente seguito dalla FIT e io non lo sono. Del resto non mi avevano chiamata nemmeno lo scorso anno, quindi ho fatto il mio percorso di qualificazione da sola e forse è meglio così.
A Roma hai giocato tante volte, sei anche entrata nel tabellone principale, hai qualche ricordo particolare degli Internazionali d’Italia?
Ho partecipato tante volte, ma forse lo scorso anno è stata la circostanza in cui mi sono divertita di più, Sono partita dalle prequalificazioni, dove ho battuto la Matteucci e la Savoretti, giocando bene e vincendo facile, poi nel tabellone delle qualificazioni ho giocato contro la Voegele sul Pietrangeli con tantissima gente a vedere la partita, ed è stata davvero una bella e emozionante sensazione. Purtroppo la tensione mi ha po’ bloccata e non sono riuscita ad esprimermi al meglio, però resta davvero il gran bel ricordo di quei momenti. Del resto giocare al Foro Italico, per noi italiani vale un po’ come partecipare a uno Slam.
A proposito di Grande Slam, tu nei hai giocati tanti, quale è il torneo o il momento che ricordi con maggiore emozione?
Senza ombra di dubbio il Roland Garros, lì ho giocato le partite migliori di tutta la mia vita, arrivare al tabellone principale degli Open di Francia è stato un sogno che ho sempre avuto che finalmente si è realizzato.
Qualche rimpianto magari per non essere arrivata al tabellone principale degli altri Slam?
Soprattutto a Wimbledon, sono arrivata due volte al turno finale delle qualificazioni, nel 2013 ho perso con la Razzano e nel 2008 con la Martinez Sanchez e per quella partita ho davvero tanti rimpianti, sono arrivata molto vicino a vincere. Fra l’altro le qualificazioni di Wimbledon si giocano non nei campi del torneo ma a Roehampton, quindi finchè non arrivi al tabellone principale non puoi dire di aver giocato sull’erba più famosa del mondo.
Ripercorrendo la tua carriera sei arrivata nel 2009 al numero 132, poi cosa è successo?
Un insieme di circostanza. Qualche risultato negativo che mi ha un po’ demoralizzato, poi una serie di cambiamenti nella mia vita e problemi privati, poi ho avuto anche problemi fisici, con una serie di stiramenti e un infortunio che mi ha tenuto lontano dai campi per parecchio tempo. A un certo punto avevo davvero perso le motivazioni e volevo smettere, poi ho capito che invece il tennis è ancora una parte importante della mia vita e ho ricominciato da ormai quasi un anno con molto entusiasmo e consapevolezza di poter risalire la china e fare ancora bene.
Il tennis sta un po’ cambiando, ora si arriva alla piena maturità tennistica più avanti con gli anni e viene data maggiore importanza all’aspetto fisico, sei d’accordo?
L’aspetto fisico è ora essenziale, prima lo era di più per il maschile, ora anche le ragazze devono assolutamente essere in forma fisicamente prima di ogni altro aspetto. Per quanto riguarda l’età è vero, soprattutto in Italia, arriviamo al professionismo qualche anno dopo rispetto magari a ragazze dell’est Europa, però poi le carriere ovviamente vanno più avanti negli anni. Del resto il passaggio da junior a pro è sempre un momento molto delicato, spesso ci si ritrova completamente sole, se si è giovanissime di sente ancora di più la difficoltà del passaggio.
In questo senso è molto importante il progetto Over 18 che la Federazione sta portando avanti proprio per supportare giocatori e giocatrici in questa fase delicata del passaggio da junior a pro
Quando avevo 20 anni io, non c’era nulla del genere. Io, in effetti, mi sono sentita molto sola, però non ha importanza, ormai ho capito da tempo che se arriverò a qualche risultato importante sarà solo per merito mio e del mio team. Da un altro punto di vista ci sono ancora più soddisfazioni però a riuscire a emergere facendo tutto da soli.
Parlaci del team che ti sta seguendo ora
Mi alleno a Milano al TC Alberto Bonacossa con uno staff di maestri e di preparatori molto bravi e competenti, però soprattutto siamo un gruppo di ragazzi e ragazze molto affiatati. Allenarsi in un posto dove vai volentieri ogni mattina è senza dubbio un fattore essenziale. Per ora davvero mi trovo molto bene e quindi sono soddisfatta a prescindere dai risultati.
Però ti sarai fatta un programma con obiettivi almeno sul medio o lungo periodo?
In linea di massima vivo un po’ alla giornata vedendo quello che viene, però l’obiettivo della stagione è sicuramente arrivare a giocare le qualificazioni degli Us Open a settembre. E’ un obiettivo molto ambizioso, ma ci vorrei provare, vedremo, se non ci riesco quest’anno, ci proverò l’anno prossimo.
Tra le top players c’è qualcuna a cui ti ispiri oppure qualcuna a cui sei legata in qualche modo, per amicizia personale per esempio?
Tra le giocatrici di vertice, io quella che preferisco è sicuramente Maria Sharapova. Molti dicono che è antipatica, che ha un brutto carattere, invece io trovo che sia solo da ammirare, non molla mai, ha una costanza eccezionale in tutto quello che fa, un po’ mi ci ritrovo con il mio carattere, poi ovviamente, lei è di un altro pianeta rispetto a me, tennisticamente parlando, non siamo paragonabili, però sicuramente mi piace ispirarmi a lei. Tra le altre top players invece conosco personalmente e ho un ottimo rapporto con le sorelle Radwanska, soprattutto da junior ho tanti ricordi di giornate passate assieme a ridere e scherzare prima e dopo i match. Ricordo una volta che avevo versato tutto il ketchup addosso ad Agneszka, ogni volta che ci penso scoppio a ridere.
E invece tra le giovani italiane c’è qualcuna che ti piace particolarmente?
Una ragazza che mi piace tanto è Stefania Rubini, è molto seria e costante nel suo lavoro. Mi dispiace molto che non sia stata presa in considerazione dal settore tecnico per le prequalificazioni, credo che se lo meritasse. Si impegna davvero tanto, senza l’aiuto di nessuno, se non della sua famiglia, e credo che possa ancora crescere molto in classifica.
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