Nei giorni scorsi Elbi Mjeshtri è improvvisamente diventato “Il figlio del custode del circolo di tennis che gioca in Coppa Davis” e la sua storia personale è finita addirittura sui quotidiani nazionali. Figlio di un emigrato albanese arrivato in Italia nel 1999 a cercare migliore fortuna, si è ritrovato una racchetta in mano fin dal suo arrivo in Italia: complice il lavoro dei genitori, custodi del prestigioso Tennis Club Genova 1893, Elbi non ha potuto fare a meno di passare le proprie giornate da bambino a “sfidare” il primo muro che trovava.
Avevamo già avuto modo di far conoscere la situazione del tennis albanese grazie all’amicizia con Genci Cakciri, ex Segretario Generale della Federazione Tennis, e non c’è dubbio che la scelta di convocare Elbi si sia rivelata vincente, a maggior ragione vista l’assenza per motivi di studio di Flavio Dece, tennista albanese che attualmente vive in Germania e che era stato un punto di forza negli ultimi incontri.
Prima del weekend appena trascorso, l’Albania (che aveva giocato il primo incontro di Davis nel 2010) aveva un ruolino davvero negativo (24 incontri persi ed uno solo vinto nel 2013 contro l’Azerbaijan), quindi le aspettative non potevano che essere basse.
Il gruppo III, quello in cui gioca l’Albania, rappresenta la serie D della Coppa Davis (dopo il World Group, Gruppo I e Gruppo II): per motivi logistici e di contenimento delle spese a questo livello gli incontri si giocano nello stesso luogo (stavolta in Bulgaria, a Sozopol) in poco meno di una settimana con tutte le squadre del raggruppamento Europa che si sfidano suddivise in gironi da cui poi derivano i playoff per stabilire la classifica finale.
L’esperienza di Elbi si è conclusa con una vittoria (6-2 6-3 al maltese Agius) e due sconfitte (6-7 1-6 contro Leuch, rappresentante del Liechtenstein e 3-6 3-6 contro il sanmarinese De Rossi) in singolare e una vittoria (quella che ha dato la vittoria nel tie contro San Marino) e due sconfitte (contro Liechtenstein e Lussemburgo) in doppio.
Al suo rientro in Italia ci siamo fatti raccontare la sua esperienza in Bulgaria.
Innanzitutto vorrei che tu ti descrivessi come giocatore.
Sono un giocatore sicuramente a cui piace scambiare poco per via della mia stazza fisica, faccio del servizio un’arma fondamentale, non disdegnando il serve and volley sia per variare che perché mi piace giocare a rete.
Quindi è stato positivo per te che i campi in Bulgaria fossero sul veloce.
Sì, è stato anche per quello che sono riuscito a fare quasi partita pari con tutti.
Avevi mai pensato all’idea di poter essere convocato?
A dir la verità quando sono andato a fare il torneo a Tirana 3 anni, fa Genci me l’aveva accennato ma non pensavo assolutamente mi convocassero in questo momento perché l’anno scorso ho avuto un sacco d’infortuni e anche quest’anno è iniziato con uno strappo e con la mononucleosi.
Conoscevi già qualcuno dei tuoi compagni? Vi siete incontrati direttamente in Bulgaria o avete fatto qualche giorno di allenamento in Albania?
No non conoscevo nessuno, ci siamo incontrati a Roma dove poi abbiamo preso l’aereo per Sofia.
Com’è stato il primo approccio con i tuoi compagni e l’allenatore? Immagino che non parli benissimo l’albanese essendo cresciuto in Italia.
Con la lingua ho un po’ di problemi ma è stato un approccio facile: loro sono stati fin dall’inizio molto gentili e mi hanno subito inserito nel gruppo.
Come è stata l’organizzazione in Bulgaria? Non penso sia facile con cosi tante squadre e match da giocare in pochi giorni.
Diciamo che la pioggia ha complicato i piani e quindi non è stato facile per organizzatori e giocatori ma io sono dell’idea che bisogna adattarsi ad ogni situazione.
Sei soddisfatto del tuo livello di gioco in Bulgaria? Sia con Leuch che con De Rossi hai giocato due match equilibrati, prima di battere il maltese.
Sì sono soddisfatto, ho espresso un buon livello di gioco e le partite sono state utili per vedere la differenza che c’è tra me e loro che sono ragazzi più grandi e che fanno già attività a livello Futures.
Giocare qualche Futures è uno dei tuoi obiettivi nel 2017?
No, quest’anno il mio obiettivo è fare bene nei tornei under 18 e negli Open, invece il prossimo anno inizierò a fare i primi Futures; per quest’anno non mi pongo obiettivi di classifica FIT, il mio obiettivo è finire la mia stagione senza problemi fisici.
Tornando in Bulgaria, vincere una sfida è un fatto storico per l’Albania, e farlo con te in campo nel doppio decisivo vinto per 76 al terzo deve essere stato molto emozionante: come è stato l’ultimo punto e cosa hai provato?
Sono riuscito a vivere il match point in modo sereno perché ero al servizio ed ho chiuso con l’ace: è stato bellissimo vedere i miei compagni erano molto felici ed emozionati.
Hai avuto modo di vedere altri match? Chi ti ha impressionato?
Sì ho avuto modo di vedere qualche match, molto bello quello tra Celebic (Montenegro) e McGee (Irlanda) e soprattutto nel doppio decisivo tra Irlanda e Bulgaria mi sono reso conto di come anche ad alti livelli ci sia molta tensione e di conseguenza capita di vedere delle giocate da mani nei capelli.
Cosa ti ha lasciato questa esperienza?
La consapevolezza che sto percorrendo la strada giusta e che per arrivare ad alti livelli la strada è lunghissima perché vedevo i giocatori delle altre nazioni che erano professionisti e curavano ogni cosa al minimo dettaglio.
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