Claudio Pistolesi, rientrato a Roma dopo la lunga trasferta nord americana, ci ha concesso la “solita” intervista. Il coach romano ci ha raccontato i tornei del suo assistito Michael Berrer, soffermandosi sulla crisi di Djokovic e Murray, senza tralasciare la situazione relativa ai giocatori italiani. Chiosa finale sulla “sua” Roma…
di Alessandro Nizegorodcew
Allora Claudio, iniziamo dai Big. Federer sconfitto da Baghdatis e Berdych, Nadal che cala nei momenti importanti, per non parlare di Djokovic e Murray, in netta crisi… Che sta succedendo?
“Ci sono alcuni giocatori della generazione di Federer che, se al massimo fisicamente, sono competitivi tanto quanto i giovani rampanti Nadal ( quello attuale ), Murray, Djokovic e Del Potro. Parlo di Roddick, Nalbandian, Davidenko e Ljubo. E lo hanno dimostrato. Ljubo mi ha fatto crescere come coach una volta quando al Roland Garros, un paio di anni fa, da due set a zero sotto contro Davidenko ha trovato il modo di risalire e portare a casa la partita. Ho avuto la fortuna di fare la telecronaca di quel match e imparai molto. Ljubo è un concentrato di lucidità tattica e opportunismo alla Gerd Muller. Se ha una chance … la prende sempre. E Indian Wells è stato un trionfo meritato, una specie di tributo alla carriera. Roddick dopo la finale di Wimbledon si è dimostrato un giocatore che è stato un po’ “dimenticato”, ingiustamente, al vertice mondiale e ora sta facendo giustizia. Per come hanno giocato a Indian Wells e Miami, anche se restano dei campioni che in futuro vinceranno degli slam, Djoko e Murray li avrebbero bocciati pure a Tirrenia, ma credo in loro e si sapranno riscattare durante l’anno.“
Parliamo ora del tuo “allievo” Michael Berrer. Come giudichi la sua trasferta americana?
“Diciamo che Miki ha … retto la botta (he kept the shot come si dice in inglese…) con i quarti a Sunrise, un challenger fasullo che ha il livello di un atp 500 nella sua prima lista; in più ha vinto una bella partita con Lacko a Miami. Per dire di essere veramente soddisfatto avrebbe dovuto vincere uno dei due match con Fish a Indian wells, vinto il primo set 61, o quello con Feliciano Lopez a Miami, dove Michael ha dominato da fondo ma ha giocato male il tie break e diversi punti importanti.”
Veniamo alla situazione italiani. Li hai potuti vedere tutti “dal vivo”. Che sensazioni hai avuto?
“A Miami in particolare li ho visti tutti. Secondo me giocano benissimo, non è un problema tecnico. Ho visto Seppi in allenamento con Michael a Miami e giocava come un treno, Fognini ha dei colpi e delle gambe da primi dieci, Starace l’ho visto molto bene a Sunrise contro Levy e Simon, mentre Lorenzi ha giocato bene con Chela. Mi ha fatto male non vedere al torneo Simone Bolelli col quale sui campi di Miami ho condiviso vittorie notevoli contro Monfils, Kohlschreiber, Tursunov … tutti primi 30 del mondo, oltre ad una vittoria sfiorata di un nulla contro Davidenko. Nello stesso tempo però vedo tutti i giocatori italiani che trasmettono a mio avviso una insofferenza e un nervosismo in campo che secondo me è imputabile al clima avvelenato in cui vivono e respirano il loro tennis in Italia. Troppi problemi “nazionali” che gli altri giocatori non hanno. Non è certo colpa dei giocatori o dei coaches, bersaglio facile di chi gioca a scaricabarile sulla pelle del nostro tennis e si sottrae alle proprie responsabilità. In un clima più sereno i risultati sarebbero ben diversi… Ne sono convinto.”
C’è qualche giocatore che ti ha sorpreso positivamente in questa trasferta? E chi invece negativamente?
“Secondo me Golubev il giorno che troverà la giusta continuità non lo fermerà nessuno fino ai primi venti. E poi ho avuto occasione di conoscere meglio il suo coach, Massimo Puci, italianissimo, molto preparato e competente. Inoltre anche se a Miami non c’era, vorrei segnalare la vittoria in Davis (sul 2-2) in Polonia di Henri Kontinen, un classe 1990 che seguo molto da vicino. Veramente fortissimo… Negativamente ripeto che Murray e Djoko erano troppo giù mentalmente e fisicamente. Per quanto sia normale avere alti e bassi, ai bassi dovrebbero dare un minimo sindacale.”
Non possiamo non concludere, come sempre, con due parole sulla “tua” Roma. Quanto credi in questo scudetto?
“Per scaramanzia non pronuncio quella parola. Certo quando vedo Chivu che affonda i tacchetti nel fianco di Toni e nessuno fa niente e quando l’Inter fa gol con tre giocatori in fuorigioco di 5 metri mi viene un po’ di paura di ritrovarci tra un mese a recriminare per gli arbitri e a sentirci dire “Avete perso di nuovo e piangete sempre”. Mourinho è un gran furbone e si sta buttando avanti per non cascare indietro nel caso non vincesse il campionato (Se vince dirà: “meno male che ho denunciato io alcune cose strane… altrimenti non avremmo vinto”… se perde dirà: “ve l’avevo detto che c’erano cose strane!”). Però, se fa così, vuol dire che ha veramente paura di perdere e questo è un buon segno per noi… Ranieri è un grande allenatore e imparo pure qualcosa da “collega” quando sento le sue interviste. Si sente che dalla Juve è andato via molto amareggiato. Che polli i bianconeri! Avevano un grande coach, leader di grandi valori sportivi sia in campo che fuori e a Torino lo hanno trattato come un ragazzotto di bottega. Nello sport succede spesso. Ora è fondamentale mettere in campo insieme Toni e Totti senza cambiare gli equilibri. Mi dispiace che probabilmente giocherà di meno Menez, un campione vero, che se trova continuità sarà in futuro subito dopo Ronaldo e Messi. Bravo a chi l’ha trovato e comprato.“
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