di Giacomo Bertolini
Altro ritiro di lusso nel circuito femminile dopo l’abbandono della neo-regina di Wimbledon Marion Bartoli. A soli 26 anni, bloccata da problema alla schiena, decide infatti di appendere la racchetta al chiodo una delle rappresentanti più significative della valanga russa al femminile, la moscovita Anna Chakvetadze. Da diverse stagioni alle prese con continui guai fisici e psicologici e attualmente sprofondata al numero 577, cala dunque il sipario sulla carriera della tennista russa, capace, nonostante la brevità della sua parabola da professionista, di raggiungere a 20 anni la quinta posizione del ranking, conquistare 8 titoli Wta (tra cui la Kremlin Cup) e issarsi sino alle semifinali allo US Open 2007. Carriera ricca di spunti interessanti che, grazie al suo ex allenatore Stefano Valenti, cerchiamo di ricostruire nelle sue ultime, e più complesse, battute:
“Ho conosciuto Anna al torneo di Tokyo nel 2010 quando ancora lavoravo con Jelena Jankovic, anche se la reale collaborazione è iniziata dopo gli Australian Open 2011, quando ho interrotto il contratto con la serba e sono stato contattato da lei. Mi ha colpito sin da subito il suo talento eccezionale, e pur avendo già allenato diverse giocatrici non mi era mai capitato di incontrarne una con un timing sui colpi così naturale. Era infatti in grado di appoggiarsi sulla palla in maniera stupenda, spingendo tantissimo sia di dritto che di rovescio, nonostante fosse di costituzione piuttosto gracile. Per lavorare meglio mi sono trasferito a Mosca e abbiamo cominciato a preparare al meglio il torneo di Dubai, che ricordo particolarmente per lo sfortunatoi match di secondo turno, in cui è stata costretta a ritirarsi per uno svenimento nel corso del suo match con la Wozniacki, che tra l’altro la vedeva avanti per 5-3 nel secondo set, dopo un ottimo primo turno giocato e vinto in due facili parziali con la Hantuchova. Credo che il ritiro, causato da un attacco di stress, sia totalmente da attribuire al drammatico episodio avvenuto un anno prima in Russia, quando lei e la sua famiglia sono state vittime di una rapina da parte di un gruppo di ladri. Di fatto, questo avvenimento, ha condizionato negativamente la fine della carriera di Anna che da quel momento non ha giocato più tranquillamente e in più di una circostanza è stata costretta nuovamente al ritiro, come a Indian Wells con la Kirilenko o a Stoccarda con la Kucova, match interrotto sul 4-4 nel terzo set. Per quanto riguarda il suo recente (aveva già sospeso l’attività a fine 2011) e credo definitivo ritiro, devo dire che non sono rimasto particolarmente sorpreso: negli ultimi mesi gli allenamenti non erano più intensivi e spesso, per le sue fragilità emotive, si innervosiva. Inoltre, dopo la sconfitta sull’erba di ‘sHertogembosh con la Dominguez-Lino (inconcepibile per una come Anna che tirava dei missili!), mi aveva confidato di non sentirsi più bene in campo, di non essere più focalizzata e carica sugli incontro e, soprattutto, di non divertirsi più come prima. Sul suo futuro dopo questo annuncio devo dire che faccio fatica ad esprimermi: Anna è una ragazza allegra e imprevedibile a cui piace divertirsi, ha molti interessi anche fuori dai campo da tennis come la moda o la politica. A questo proposito non posso dimenticarte il mio stupore quando, tornati dalla trasferta di Tashkent, mi ha ufficializzato il suo intento di scendere in politica!. Al di là di questa parentesi, credo che il tennis rimarrà comunque presente nella sua vita: il padre di Anna, persona squisita che ho frequentato volentieri nei mesi di collaborazione, sta valutando l’ipotesi di aprire con la figlia una sua accademia a Mosca e lei potrebbe anche farne parte attivamente. Escludo invece un possibile nuovo rientro, al momento è 600 al mondo e nonostante sia ancora molto giovane credo voglia solo rilassarsi e godersi i frutti di tanti anni di vittorie nel circuito maggiore”.
Grazie a Stefano per la disponibilità.