di Paolo Angella
Giorgia Pedone ha solo undici anni, è una delle tante ragazzine che si diverte a giocare a tennis. Giorgia studia, frequenta con ottimi risultati la seconda media (un anno avanti rispetto alla sua età) e dopo aver fatto i compiti va ad allenarsi sui campi da tennis, come tante altre ragazzine in tutta Italia. Giorgia però ha dimostrato di essere più brava di tante sue coetanee, di giocare molto meglio, tanto che negli allenamenti deve confrontarsi con le ragazze più grandi di lei, perché altrimenti non ha rivali. A luglio ha vinto nettamente i campionati siciliani under 11, è arrivata in finale nei campionati italiani di singolo e ha vinto quelli di doppio in coppia con Virginia Ferrara e anche la Federazione si è accorta di lei e l’ha invitata a fine anno a fare una trasferta al torneo Tennis Europe di Boulogne, in Francia.
Nel ranking nazionale Giorgia è passata in pochi mesi da essere 4.2 a 3.5. Ovviamente Giorgia e tutta la sua famiglia sono orgogliosi e felici della sua crescita tennistica, ma, da qualche mese a questa parte, il modo di vivere di tutta la famiglia è cambiato in funzione degli impegni tennistici di Giorgia. La ragazzina che si allenava dopo aver fatto i compiti e ogni tanto faceva qualche torneo in regione, ora sta diventando una giovane tennista di interesse nazionale con raduni a Tirrenia e impegni in giro per l’Europa da programmare e gestire, e questo scompagina tutti i piani familiari, ne parliamo con il papà di Giorgia, Carlo Pedone.
Carlo, quanto è cambiata la vostra quotidianità da quando Giorgia ha iniziato a fare tornei?
È cambiata completamente, per il capodanno avevamo piani completamente diversi, invece senza prevederlo ci siamo ritrovati tutti a Parigi, in un momento storico fra l’altro molto particolare per la capitale francese, perché Giorgia giocava da quelle parti. In generale le nostre ferie, le nostre vacanze, i nostri permessi sono tutti in funzione degli impegni tennistici di nostra figlia, che cerchiamo di seguire nei limiti del possibile. È ormai un anno che è così. Finora abbiamo solo girato l’Italia, con il torneo di Boulogne abbiamo iniziato a programmare trasferte anche in Europa.
Come primo torneo internazionale direi che è andato molto bene.
È andato al di là delle più rosee aspettative, tanto che avevamo comprato i biglietti di ritorno per il primo gennaio, sperando che vincesse le prime due partite, invece di partite ne ha vinte quattro e alla quinta, in semifinale ci è andata molto molto vicino.
Quindi avete dovuto cambiare la data del rientro?
No, no, noi siamo rientrati il primo gennaio come previsto, cambiare volo sarebbe costato troppo, eravamo tranquilli perché abbiamo lasciato Giorgia in ottime mani con Antonio Rubino (nella foto accanto), tecnico federale e soprattutto persona di grande spessore umano che ha saputo dare serenità e unità al gruppo che si è recato a Parigi. Da genitore sono andato via il 1° gennaio da Parigi certo che fosse in ottime mani.
Quando vedi Giorgia giocare nei tornei riesci ad essere obiettivo o, come capita a molti genitori, diventi il primo tifoso di tua figlia?
Con il primo figlio Riccardo, che giocava a tennis, ero molto più tifoso, ora sto imparando ad essere più rilassato e obiettivo quando vedo Giorgia giocare, anche se lei sta avendo molti più successi di Riccardo. Credo sia giusto che un tennista non noti l’eventuale agitazione del genitore che finirebbe per influire negativamente sul figlio. Detto questo, non so se un padre possa mai essere distaccato e obiettivo al cento per cento, magari credo di esserlo, ma non lo sono, però almeno ci provo. Comunque non vado a vederla in tutte le partite, questa era la prima trasferta internazionale, fra l’altro in un luogo particolare come Parigi in questo periodo storico e allora abbiamo preferito starle vicino, ma ad esempio non sono andato ai campionati nazionali e non vado spesso, sento troppo le partite e non vorrei agitarla.
Per una ragazzina lo sguardo del papà dalle tribune è sicuramente importante, però forse aumenta la pressione su di lei?
Certo, se ci sono vedo che cerca il mio sguardo, la mia approvazione, se mi vede contrariato sicuramente perde concentrazione. In generale se non ci sono è meglio per lei, anche se ovviamente mi piacerebbe essere sempre presente.
Per Giorgia, secondo te, il tennis è ancora un gioco, un divertimento, oppure sta diventando qualcosa di diverso?
Lei si diverte molto ad allenarsi, non le pesa per nulla, va sempre molto volentieri e si trova benissimo con tutti i compagni di allenamento. Si allena al Circolo Tennis Palermo e devo dire che siamo stati molto fortunati ad avere vicino casa un circolo del genere, perché è veramente organizzato molto bene, fanno sentire i ragazzi veramente a casa, come se fossero tutti sempre in una grande famiglia.
La frequenza degli allenamenti però inizia ad essere impegnativa.
Sì, Giorgia si allena tutti i giorni dal lunedì al venerdì, con due ore di tennis e un’ora di atletica e al sabato invece fa solo un paio di ore di tennis. Certamente è un impegno importante che segue con costanza e passione altrimenti avrebbe sicuramente smesso.
Quanto è importante il ruolo del maestro che la segue in questa fase di crescita tecnica e umana?
Il ruolo del maestro è essenziale sia dal punto di vista umano che tecnico. Deve esserci sintonia totale con l’allenatore per poter continuare ad avere voglia di giocare a tennis e poi per poter migliorare e crescere tecnicamente. Anche in questo caso Giorgia è stata molto fortunata, perché si trova benissimo con il suo allenatore che è il tecnico federale Alessandro Chimirri (nella foto accanto), che è il vero e unico artefice della grande crescita di Giorgia che, grazie ai suoi insegnamenti è arrivata al titolo regionale, al secondo posto nazionale e alle semifinali di Parigi.
Avete già fatto un programma di massima per Giorgia per questa stagione?
No, non credo sia opportuno, a questa età, programmare troppo, sicuramente parteciperà ad alcuni tornei Tennis Europe in Italia, vedremo se la Federazione vorrà ancora portarla in qualche torneo all’estero per fare esperienza, a noi farebbe molto piacere e poi vedremo, dipenderà da tanti fattori, dalla scuola, dalla sua voglia di continuare a impegnarsi anche con lo sport.
A proposito di scuola, Giorgia riesce a conciliare bene studio e tennis?
Sì, Giorgia è molto brava a scuola, gli insegnanti sono molto contenti di lei e la supportano anche nella sua attività sportiva. Questo è davvero un bene, so che non succede spesso. Ad esempio con nostro figlio Riccardo, che anche lui praticava tennis, dovevamo quasi nascondere e coprire con altre scuse le sue assenze per partecipare a tornei, invece con Giorgia tutti i suoi insegnanti non hanno mai creato problemi, anzi l’hanno sempre aiutata a recuperare gli argomenti svolti nei giorni in cui è stata assente. Però il fatto importante è che la stessa Giorgia sia consapevole che deve impegnarsi molto nello studio e lo fa sempre, anche con fatica ma appena perde qualche lezione, vuole subito rimettersi alla pari.
Tu però speri che Giorgia possa diventare una tennista professionista?
Sarei ipocrita se lo negassi. Io la vedo che si allena seriamente e con costanza. Le piace quello che fa, si diverte. Perché non dovremmo sperarlo? Siamo assolutamente consapevoli che serviranno mille coincidenze favorevoli affinché possa diventare una professionista e vivere di tennis e che basterà qualche piccolo impedimento per far saltare anni di lavoro, ma ci proveremo. Tutta la famiglia è con lei e la supporterà sempre.
Per supportare una giovane ragazza che vuole diventare professionista però, in Italia, serve anche un ingente sforzo economico da parte delle famiglie, o sta cambiando qualcosa?
Per il momento sinceramente non abbiamo dovuto affrontare grandi spese. Si allena vicino a casa, per i tornei le trasferte sono state coperte o dalla federazione o da enti locali. Vedremo in futuro che succederà. Certamente in qualche modo cercheremo di fare. Mi auguro che la federazione continui a supportarci. Spero anche che qualche sponsor prenda a cuore la crescita di Giorgia. Le spese grandi sono per le trasferte. La mia idea è che se uno è bravo e ha talento non debba cercare di fare tornei e punti in Asia o Africa per salire in classifica e quindi le spese si limitano a trasferte geograficamente più vicine.
Giorgia ha un modello a cui si ispira?
Roberta Vinci. La vede quando viene ad allenarsi a Palermo al nostro circo ed è davvero in estasi quando riesce a parlarle o ad allenarsi vicino a lei. Un giorno ha palleggiato con lei per cinque minuti con una sola pallina senza mai sbagliare. Credo che in qual momento sia stata la ragazza più felice del mondo.
Speriamo tra qualche anno che Giorgia prenda il posto della sua beniamina e diventi una delle tenniste su cui puntare anche con Bet365.
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