di Michele Galoppini
Per coloro i quali seguono il tennis da poco (se non troppo poco) tempo, il nome di Maria Elena Camerin non farà risalire a particolari ricordi. Eppure, la spumeggiante personalità e lo stile di gioco tutto all’arrembaggio della giocatrice di Motta di Livenza (TV) sono stati per anni tra i più importanti e seguiti nel panorama del tennis italiano. L’azzurra, che festeggia oggi il suo 33esimo compleanno, è stata infatti tra le fondatrici dell’ormai quindicinale periodo d’oro del tennis in gonnella del nostro paese, nonché tra le prime a potersi giocare gli stage avanzati dei tabelloni WTA, permettendosi più di una volta di giocarsela alla pari con tante delle migliori. Nella sua bacheca purtroppo è ancora mancante un titolo WTA in singolare, sebbene siano state raggiunte due finali, la prima persa di un nonnulla a Casablanca contro la Gubacsi nel 2001 e la seconda persa dalla Paszek nel 2006 a Portorose. E nonostante non sia più parte attiva ed assidua del circuito WTA da qualche stagione, la Camerin dimostra di poter essere ancora una pericolosa avversaria tra le racchette del circuito ITF, nonché una ragazza estremamente simpatica ed autoironica, con idee molto chiare.
Per me, che mi sono avvicinato al tennis durante le ultimissime stagioni degli anni ’90 e che da sempre tifo in maniera particolare MEC (l’acronimo con cui Maria Elena è notoriamente riconosciuta) e Silvia Farina, prima di aggiungere alla lista anche Flavia Pennetta, vedersi assegnare d’ufficio a mo di regalo un’intervista alla Camerin è subito più una piacevole sorpresa che un compito giornalistico, e, dopo qualche piccola difficoltà iniziale dovuta al trovare un momento di comune libertà, è una lunga telefonata a raccontare un po’ di carriera e di progetti futuri della veneta.
“Scusami tanto per ieri, ma ero occupatissima per l’acquisto di un’automobile ed ero presa dall’euforia”. Bastano pochissime parole per capire che la contagiosa simpatia di Maria Elena non è solo un’impressione che si coglie dalle telecamere e dal campo di gioco e, rotto il ghiaccio, colgo l’occasione per degli auguri di compleanno in anticipo, comunque piacevolmente accettati. Ma non può subito mancare qualche domanda di rito, in cui chiedo degli obiettivi della stagione in corso, cominciata con buone vittorie a livello ITF. “Il 2015 è un anno di transizione perché sto per intraprendere anche una nuova avventura da quest’estate. Sicuramente giocherò meno tornei rispetto al passato, anche perché sono stanca di girare per il mondo come una trottola. Probabilmente giocherò quei tornei in posti dove posso anche visitare i luoghi attorno e godermi il momento. Certamente mi piacerebbe provare anche a giocare di nuovo i tornei del circuito WTA, ma per ora con questa classifica è proprio dura.” Nasce quindi ovvia una spiegazione rispetto ai suoi progetti per l’estate: “Rispetto alla nuova avventura, proverò a fare anche l’allenatrice, perché io ed il mio maestro storico Magnus Lundgren, la persona con cui ho proprio cominciato a giocare a tennis quando avevo 10 anni, stiamo aprendo una scuola tennis a Jesolo (VE). Io mi dividerò tra il mio lavoro di giocatrice e quello di allenatrice.”
Il desiderio di giocare nuovamente dei tornei WTA incoccia come detto con la sua classifica attuale, purtroppo troppo bassa per tentare, per ora, l’iscrizione ai tornei del circuito maggiore. Inoltre, nonostante le già tante buone vittorie con giocatrici di pari o maggiore livello (stando alla classifica), pochissimi punti le sono stati assegnati. Non è un mistero che i tornei ITF sono un girone infernale, soprattutto se bisogna partire dalle qualificazioni: “A gennaio ho giocato alcuni ITF americani, ho giocato bene, ho battuto anche ex top100, ma ho passato due volte le qualificazioni vincendo tre turni per prendere solo 1 punto. Così è impossibile.” Conscio della scomparsa di tanti tornei dal montepremi importante e della sempre maggiore concorrenza nei pochi rimasti, le chiedo se quindi è molto più difficile rispetto al passato farsi spazio tra gli ITF, anche per i pochissimi punti assegnati. “Esattamente per i motivi che hai detto tu è diverso rispetto al passato e molto più difficile. I tornei di alto livello sono di meno, quindi quando ce n’è uno tutte si iscrivono in quello e fare punti è difficile. Torno ora da Siviglia, un $25.000, dove la testa di serie numero 1 era la 125 al mondo, e questo non succedeva mai se non in casi particolari in cui si iscriveva la giocatrice forte ma di casa. Le cose sono molto cambiate rispetto a 4-5 anni fa.” Fortuna vuole che almeno in Italia il numero di tornei dall’importante montepremi stia risalendo a partire da questa stagione, ma Maria Elena non è sicura di poterne farne parte, nonostante la volontà: “Sì. Se ne avrò la possibilità, li giocherò certamente. Spero anche in qualche WC e che quindi non si dimentichino di me” – e con una risata, forse anche malinconica, continua dicendo – “Non sono più una giovanissima ma almeno ogni tanto un po’ di considerazione non sarebbe male. Ho provato ad esempio a chiederla per Beinasco, ma non mi hanno considerata. Ora, anche giustamente, si punta solo sulle giovani. L’unico modo è vincere il più possibile, da sola con le proprie forze. In campo, dopotutto, ci sei solo tu e giochi da sola.”
Comprendendo forse l’argomento delicato e la consapevolezza di essere a volte (sebbene giustamente come lei stessa molto onestamente ammette) non preferita ad altre giocatrici più giovani, colgo l’occasione, sfruttando la chiusura della sua frase, di chiederle del tennis giocato in squadra, in cui non si è del tutto soli in campo. Sono infatti tanti anni che MEC partecipa anche alla Serie A italiana e la sua età la considera come un aspetto positivo, questa volta. “Anche quest’anno giocherò la Serie A, a Prato. C’è un bell’ambiente familiare là, soprattutto grazie alla nostra capitana Carla Mel, che è bravissima a fare gruppo. Le domeniche che gioco con loro sono anche domeniche di ritrovo, divertenti, in cui si passa del tempo in buona compagnia. Poi sono la più vecchia in squadra e mi sento nella posizione di aiutare con la mia esperienza dentro e fuori dal campo; il tennis è uno sport in cui basta molto poco per perdere tanti anni importanti, come peraltro è successo a me.”
Si è quindi parlato di qualche progetto futuro e di ciò che caratterizzerà il 2015 dell’azzurra, ma tanti avvenimenti interessanti e divertenti della carriera di Maria Elena si trovano nel passato. Cominciamo quindi a parlare di ciò che è stato, e da bravo tifoso non posso non far notare alla Camerin quanto sia stato impossibile fare dei reali pronostici sui suoi match. Un match facile poteva trasformarsi in un nonnulla in un’infinita maratona, mentre partite sulla carta molto complicate trasformavano l’azzurra in quel Davide che sconfigge Golia. Nella sua carriera sono state infatti numerose le giocatrici di vertice sconfitte dall’azzurra, tra cui Sharapova, Li, Safina, Bartoli, Dokic, Stosur e perfino la Myskina quando era numero 2 al mondo. Lei ne è consapevole e conferma tutto: “Tutto azzeccato nello specifico. È vero che quando sono messa alle strette do il mio meglio, do più di quello che ho ed è dura battermi.” Ma sono stati questi i match che Maria Elena ricorda con maggiore piacere? “Quei match sono tutti dei bellissimi ricordi, ma quello più importante e piacevole è forse il match contro la Dokic a Roma, per l’importanza del match e perché comunque giocavo in casa con il pubblico che tifava. Ma anche quello contro la Myskina a Bali è stato bellissimo, lei dopotutto era numero 2 al mondo ed aveva appena vinto il Roland Garros!”. L’azzurra non si fa certo sfuggire l’occasione per farsi due risate, trascinando il sottoscritto in attento ascolto: “E poi, anche se era giovanissima – nello specifico a 15 anni ed in un ITF di Pittsburgh –, non è mica poco aver battuto la Sharapova! Quando sarò vecchia potrò dire ai miei nipoti di averla battuta una volta! E riguardo Li Na c’è una storia simpatica che coinvolge anche Magnus. Ero con lui e stavamo guardando l’Ipad per studiare la posizione in risposta della cinese e dopo 10 minuti di conversazione io mi fermo e dico – aggiungendo anche una divertita e soddisfatta risata – ‘Magnus, ma guarda che io questa l’ho battuta eh!’ e lui ‘Cavolo è vero!’. L’ho battuta nel Tier II di Berlino su terra peraltro, in un giorno in cui avevo appena battuto anche la Zheng perché avevo giocato un doppio turno in quanto il giorno prima aveva piovuto. Anche in questo caso, in una situazione difficile ho vinto due partite molto toste.”
E proprio perché la Camerin è nota per le sue maratone ed i suoi match molto tosti, mi ero già preparato, pregustando la risposta, una domanda sui suoi match contro Monica Niculescu. Ricordavo me stesso in preghiera, attaccato ad un livescore non proprio del tutto funzionante, mentre Maria Elena giocava contro la rumena, ad Atene, in un importante ITF, un match poi finito a suo favore 6-4 6-7 7-6 dopo più di 5 ore, ma informandomi prima dell’intervista, ho scoperto che dopo circa un anno il match si rigiocò a Bucarest e l’azzurra vinse nuovamente, 7-6 4-6 6-2, dopo più di 4h. Incuriosito dalla doppia estenuante maratona, ho quindi chiesto lumi. “Mamma mia! È vero! Quei match erano stati incredibili. Credo siano finiti così perché in campo abbiamo lo stesso identico carattere e la stessa personalità. Non molliamo mai e siamo ultra competitive. Quelle volte è andata bene a me per fortuna. Pensa che c’è stato un periodo dopo questi due match in cui ci incrociavamo e nemmeno ci salutavamo. Ora ovviamente è tutto diverso, abbiamo anche giocato dei doppi assieme!” Deve essere destino, ma in effetti anche la Niculescu riceve da parte mia una grande ammirazione.
Abbiamo poi parlato più in generale della passata carriera e di quelli che sono stati il maggior rimpianto e la maggiore soddisfazione. “Un grosso rimpianto è stato certamente a Wimbledon, il mio torneo preferito anche per la superficie che esalta i miei colpi, nell’edizione 2013. Dopo le qualificazioni ho giocato il primo turno contro la Cibulkova ed ho perso 6-4 al terzo, ma solo perché non ci ho creduto io fino in fondo, ce la potevo assolutamente fare. E poi avrei avuto anche un secondo turno abbordabile, anche se i match vanno sempre giocati.” Aggiunge poi, con un po’ di ironia: “Ci sarebbe stata la Torro Flor, che è spagnola, e quindi sull’erba…” E conclude: “Se avessi vinto sarei potuta davvero ritornare più in alto in classifica e tornare definitivamente nel circuito, quei 100 punti erano importantissimi.” Lo sconforto del ricordo di quella partita viene però subito cancellato da una bellissima risposta rispetto alla sua più grande soddisfazione. “La più grande soddisfazione invece è stato riuscire a raggiungere la top40 della classifica mondiale, dopo aver iniziato a giocare a tennis molto tardi rispetto alle mie colleghe, con solo le mie forze e quelle dei miei genitori e senza altri aiuti. Sono in sostanza molto soddisfatta della mia carriera nel complesso.” Essere coscientemente felici e soddisfatti del proprio intero percorso cancella certamente qualche momento negativo e qualche passaggio a vuoto. E nel dubbio, un’altra battuta accompagnata dalle risate di entrambi fa proseguire la telefonata: “Quando mi capita di rivedere alcuni numeri della mia carriera e vedere quanti slam ho giocato penso ‘Ma veramente ho giocato tutti quegli Slam?! Ci sono riuscita io?!’.”
Preoccupato da tifoso ed incuriosito a livello giornalistico, torno sui discorsi sul futuro, riprendendo il suo desiderio di giocare meno tornei e dedicarsi anche all’attività di allenatrice. Chiedo di conseguenza aggiornamenti sul suo possibile definitivo ritiro dall’attività agonistica, già da lei stessa paventato in più di un’occasione. “Per ora continuo, non posso stare senza competere e non posso staccarmi del tutto dal tennis. Lo farò e lo sto già facendo pian piano, ma il tennis ce l’ho dentro. E come ti dicevo, mi dividerò tra il tennis giocato e quello insegnato alla scuola tennis.” – e concedendosi un nuovo momento di ilarità aggiunge – “Poi non si sa mai, vinco due tornei di fila e per un po’ alla scuola tennis non mi vedono ed i bambini li lascio a Magnus…”. In generale, dice che deciderà passo per passo, senza porsi limiti di lungo periodo. “Ancora in tanti spingono per vedermi continuare a giocare, ma finché lo sentirò io lo farò, poi smetterò.”
Vista la volontà di dedicarsi a bambini e giovani, sorge spontanea una domanda anche sul movimento dei giovani azzurri e delle giovani italiane del circuito. Non serve attendere troppo per una risposta molto lucida e molto convinta, concentrata sul movimento femminile sul quale si sente più informata: “Ci sono tantissime buone giocatrici, anche se sono un po’ in ritardo rispetto a tutte le altre. I tempi sono cambiati, io stessa a 18 anni stavo già raggiungendo la top100, ma ora non succede. Le nostre giovani giocano tutte bene, ma non sono troppo positiva. Preferirei giocassero un po’ peggio ma con uno spirito combattivo maggiore e più convinzione dei propri mezzi. È una questione di mentalità credo, forse fare più esperienze all’estero, come hanno anche fatto Flavia (Pennetta) e Sara (Errani) sarebbe importante.” Inoltre, sperando lei stessa di essere smentita, aggiunge con convinzione: “Vedremo fra qualche anno, ma credo sarà difficilissimo ripetere i successi della mia e poi dell’attuale generazione.”
Infine, senza voler togliere spazio a Maria Elena, le chiedo qualche parola su una sua grande amica, con la quale condivide ed ha condiviso molte esperienze, anche testimoniate dai social network e dalle sue pagine personali. Flavia Pennetta, che ha questa settimana battuto Maria Sharapova prima di perdere al photo-finish contro la Lisicki, trova nella Camerin una tifosa speciale. “Eh, Flavia la conosco proprio bene, la sento spesso, tutte le settimane, ci chiamano anche ‘le Gemelle’. Quando ho visto che avrebbe giocato contro la Sharapova io ci credevo; anche Flavia, una volta messa alle strette o in una situazione complicata, è difficile da battere, è una tosta. Un po’ come me dopotutto, non siamo ‘le Gemelle’ mica per nulla. E proprio per questo credo che potrà riservarci qualche altra bella sorpresa.”
Ci salutiamo e terminiamo la nostra chiacchierata e, dopo più di 20 gradevoli minuti di discorsi seri e risate, Maria Elena chiude il discorso a suo modo una volta rinnovati gli auguri di compleanno: “Quest’anno sono 33… come gli anni di Cristo! Speriamo questo porti un po’ fortuna, che ci vuole sempre…”.
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