di Alessandro Nizegorodcew
Roberto Brogin, per chi non lo conoscesse, è uno dei tecnici italiani maggiormente apprezzati all’estero. Ormai da alcuni anni assoldato dalla Federazione Canadese, sta svolgendo un lavoro con i fiocchi con il settore junior femminile. Lo abbiamo contattato per conoscere la sua storia, il suo lavoro e, evidentemente, se sente la mancanza dell’Italia.
Iniziamo con la tua storia, da giocatore a coach a internazionale…
“La mia storia di giocatore è stata molto breve; ricordo la mia grande passione per il tennis e le ore passate a colpire il mitico muro immaginando di essere a Parigi o Londra, New York o Melbourne. Giocai parecchi tornei nell’interland milanese, ma la mia tenacia fu velocemente interrotta da sconfitte infortuni e mancanza di fondi economici. Per ricaricarmi di tutto ciò e restare sempre con i piedi sopra un campo da tennis decisi nel lontano 1990 di fare una stagione estiva in uno dei meravigliosi villaggi Club Med. Stagione che si prolungò per ben quattro anni, arrivando ad essere responsabile Tennis Club Med. Durante la mia ultima stagione ad Eilat (Israele) mi venne proposto un contratto dalla Federazione Israeliana e accettai di fare una nuova esperienza in un paese a me nuovo senza avere la minima conoscenza della lingua. La mia base di lavoro era Ramat Hasharon non lontano dal centro di Tel Aviv; tutti i giocatori israeliani si allenavano all’interno di questo centro all’epoca diretto da Shlomo Glickstein, un mito del tennis israeliano. Dopo quasi tre anni un promoter mi convinse ad accettare un nuovo impiego: lavorare per la Federazione Uzbeka Tennis. Il mio ruolo era di allenare e viaggiare con diversi giocatori uzbeki con classifica ATP (250-500). Non fu facile trasferirmi a Tashkent (capitale uzbeka) cultura e lingua completamente diverse ma i giocatori mi aiutarono molto e fra di noi si creò subito una sinergia molto forte. Cominciai nella primavera 1996 al mitico club Dinamo Tennis. Avevo tre ragazzi interessanti Ogorodov (miglior classifica ATP 101) Kutsenko (miglior classifica ATP 120) e Tomashevich (miglior classifica 230 ATP). Ricordo il primo challenger vinto ad Ahmedabhad (India) un 25K da Kutsenko che festa!! Quando telefonai in Federazione per annunciare la vittoria nessuno prese sul serio le mie parole. Mi nominarono coach della squadra di Coppa Davis uzbeka, ciliegina sulla torta fu lo spareggio per entrare nel World Group contro l’Australia di Pat Rafter. Fu una dura sconfitta per noi 0-5 risultato finale per gli Aussie anche se rimase per tutti noi un esperienza indimenticabile. Durante questi anni di viaggi in giro per il mondo conobbi molti allenatori di differenti nazionalità e fra questi Claudio Pistolesi, il quale aveva da poco intrapreso l’attività di coach con il suo allievo giapponese Takao Suzuki. Spesso la sera ci si riuniva nelle hall degli hotel, Claudio mi diceva di voler costruire qualcosa di importante in Italia come un luogo dove allenare nel migliore modo possibile giocatori professionisti Italiani e non. Arrivò l’anno 1999 e Claudio mise in piedi una bella squadra di giocatori Suzuki, Savolt, Bastl e poco dopo arrivò Sanguinetti. Claudio mi chiamò e una nuova avventura cominciò anche con Alberto Castellani. Grazie a Claudio al quale vanno i miei ringraziamenti (per la prima volta dopo più di dieci anni) e Davide mi feci conoscere nel panorama del tennis italiano fino ad accompagnare Davide in un paio di eventi di Coppa Davis dove il capitano Barazzutti invitava tutti i coach privati dei giocatori in squadra. Dopo aver terminato questa utile esperienza la mia carriera di coach si incrociò di nuovo con Irakli Labadze (gerogiano). Avevo già allenato Irakli durante i suoi anni da juniores dove ricordo la finale di Wimbledon junior persa contro un certo Federer. Ad inizio lavori la classifica del georgiano era intorno alla 300esima posizione ATP ma fortunatamente grazie al suo immenso talento, al lavoro svolto e una serie di challenger vinti Irakli si ritrovo a ridosso dei primi 100 del mondo. Ricordo con piacere il torneo di Shanghai, settembre 2001, dove Irakli colse la sua più bella vittoria sul circuito ATP battendo in due set Andre Agassi. Il nostro rapporto si interuppe con Irakli fra i primi 40 giocatori del mondo. Terminata questa bella avventura venni contattato dal duo Israeliano Erlich Ram che da poco avevano raggiunto la loro prima semifinale di Wimbledon. Insieme si vinsero cinque titoli del circuito ATP salendo fra i top 10 di doppio. Dopo aver imparato molte cose dalla specialità di doppio volevo tornare sul circuito e l’opportunità mi venne data da Harel Levy giocatore Israeliano top 30, il quale tornava alle competizioni dopo un serio intervento chirurgico all’anca. Harel torno fra i primi 100 ma non riuscì più a trovare il suo miglior tennis. Durante il Roland Garros 2006 mi fu proposto un contratto dalla Federazione Cinese, ancora una volta presi la mia valigia alla volta di Pechino. Lavoravo in collaborazione con Sandon Stolle, ex n.1 di doppio, e insieme allenavamo le ragazze del Team China: Li Na, Zheng Jie, Yan Zi, Sun Tian Tian (medaglia d’oro di doppio alle Olimpiadi). Esperienza di lavoro magnifica e indimenticabile ma purtroppo lavorare per la Federazione Cinese era incompatibile con il cercare di formare una propria famiglia.”
Quando è arrivata la chiamata dal Canada?
“Mi si presentò un’occasione perfetta sia per la mia professione che per quanto riguarda la mia vita privata. Daniel Nestor, doppista canadese nonché Ambasciatore dello sport Canadese, mi parlò di questo nuovo progetto di Tennis Canada e cioè l’apertura di un centro tecnico Nazionale in quel di Montreal. Incontrai dirigenti e il Presidente di Tennis Canada durante gli US Open 2007 e nel settembre 2007 insieme a mia moglie cominciammo questa nuova avventura come responsabile del settore juniores femminile (13-17 anni). Viaggio fra le 15 e 20 settimane l’anno, in giro per il mondo per tornei ITF Junior e ITF Woman. Il resto dell’anno rimaniamo a Montreal dove vengono svolti gli allenamenti tennis/fitness e scuola il tutto all’interno del centro Uniprix, sede della Rogers Cup.”
Qual era la situazione del tennis canadese quando sei giunto a Montreal? E quali obiettivi ti sono stati chiesti?
“Quando arrivai in Canada la Federazione gestiva e gestisce tutt’ora due tornei incredibili la Rogers Cup (maschile e femminile) che a partire da quest’anno (2011) ha visto l’introduzione della formula combine (i due tornei giocati durante la stessa settimana ma in due città diverse Montreal e Toronto). Per quanto riguardava i giocatori Pro la prima del settore femminile era la Wozniack (top 100) e poi la Dubois (top 150). A livello maschile il primo giocatore era Frank Dancevic (top 100) e il mitico Daniel Nestor. Dopo quattro anni dall’apertura del centro Nazionale a Montreal i giocatori sono aumentati sia fra i Pro che a livello juniores. Nel settore femminile Rebecca Marino è la prima canadese top 40 WTA a seguire la Dubois 90 Wta e la Wozniack scesa a 110 Wta. La nota migliore viene da un progetto totalmente Federale: Milos Raonic, il quale era ad un passo dall’entrare al college americano mentre ora è stabilmente fra i primi 30 giocatori del mondo. Altra nota positiva Eugenie Bouchard, entrata al centro all’eta’ di 14 anni e attualmente top 5 al mondo fra le juniores e 300 nel ranking Wta. Fra le juniores faccio anche il nome di Francoise Abanda, 14 anni top 20 juniores Under 18, e Carol Zhao, 16 anni top 50 juniores e 500 Wta.
Il board di Tennis Canada ha voluto fortemente l’apertura del centro tecnico nazionale all’interno di una struttura meravigliosa con 12 campi coperti in duro più 4 campi in terra coperti. All’esterno 12 campi in cemento con due campi centrali il primo capacità di 11.000 mila persone mentre il secondo vede una capacita di 3.000 spettatori.
Il responsabile e vice-Presidente del settore tecnico è Louis Borfiga, più di vent’anni d’esperienza alla guida del settore giovanile della Federazione Francese; fra i suoi allievi spiccano i nomi di Fabrice Santoro, Gael Monfils e Gilles Simon. Per quanto riguarda il settore femminile juniores ne sono il responsabile in collaborazione con un ottimo allenatore come Ralph Platz (Canadese), ci occupiamo di cinque ragazze con età fra i 13 e 17 anni. Per i boys juniores la figura di responsabile è affidata a Guillaume Marx, ex giocatore top 200, con al suo fianco Jocelyn Robichaud. Responsabili per le Pro donne sono due coach canadesi: Sylvain Bruneau e Simon Larose, ex giocatore top 200. Nel settore Pro ATP troviamo Frederic Nimayer, ex giocatore top 200 il quale ha effettuato un lavoro incredibile con Vasek Pospisil portandolo in poco meno di un anno a ridosso dei primi 100 giocatori del mondo; lo stesso Pospisil ha portato il Canada nel World Group della Coppa Davis con tre meravigliose vittorie in terra di Israele. Ad occuparsi di Raonic troviamo la figura di Galo Blanco ex top 50 ATP. Con giocatori di livello inferiore troviamo Fernando Vicente, anche lui ex top 50 ATP, e il capitano di Coppa Davis Martin Laurendau. L’investimento fatto da Tennis Canada è molto importante a livello finanziario, ma i risultati cominciano a fiorire non soltanto a livello agonistico. Negli ultimi 2 anni c’è stato un incremento considerevole di appassionati della racchetta in tutte le province canadesi.”
Non posso non chiederti di Milos Raonic, giocatore esploso in pochi mesi e ormai divenuto, nonostante un serio infortuno, futuro candidato ad un posto tra i top ten..
“La storia di Raonic ha dell’incredibile: nel 2007, anno di apertura del centro tecnico nazionale, Milos venne invitato dalla Federazione per far parte del gruppo boys elite, anche se alcuni coach davano pareri non del tutto positivi.
Il suo miglior ranking ITF Junior è stato intorno alla quarantesima posizione senza alcun risultato di rilievo, a tal punto che i suoi genitori cominciarono a prendere conttatti seri con varie Universita Americane. Milos gareggiava abbastanza bene nel mondo dei futures mentre non si registrava nessuna vittoria a livello challenger. Poi la svolta a Granby (1 ora da Montreal) torneo 50K Milos riesce a raggiungere la finale. Stagione 2011 Milos inizia con le qualificazioni di Chennai dove perde durante l’ultmio turno di quali, mentre in Australia esprime il suo miglior tennis. Rientra in Nord America e vince il suo primo titolo ATP a San Jose e dopo poche settimane raggiunge la sua miglior classifica 28 ATP. Personalmente penso che Milos possa vincere uno o più Slam, a mio avviso non è un giocatore solo servizio come viene dipinto da molti esperti, il suo dritto è pesantissimo, rovescio con margini di crescita, gioco a rete buono, ma gli serve ancora un po’ di malizia, si muove molto bene in rapporto alla sua mole. La sua tenuta mentale è buona, ho visto Milos in parecchie occasioni sotto pressione e mi ha stupito visto la sua giovane età. Chiaramente deve migliorare la gestione delle sue emozioni ma non dimentichiamo che il successo gli è arrivato in maniera rapida, per cui gestire il tutto al meglio a volte non è facile. Penso che fra un paio di stagioni lo vedremo entrare fra i top 10. Dietro Milos c’è Vasek Pospisil, giocatore che quest’anno si sta facendo conoscere alle platee del tennis mondiale. Nel mese di Agosto durante la Rogers Cup c’è la sua prima vittoria importante contro Chela e un’ottima performance contro Federer. Ultimo exploit i tre punti conquistati in Coppa Davis contro la squadra Israeliana a Tel Aviv. Nel finale di stagione, dopo essersi qualificato al torneo di Valencia, ha ottenuto un’altra vittoria importante che fa morale contro l’americano Isner. Attualmente 113 delle classifiche ATP lavora presso il centro tecnico Nazionale con il coach Frederic Niemayer. Philip Bester ha perso qualche anno di lavoro durante la sua permanenza a Bradenton IMG fra infortuni e decisioni sbagliate, rientrato in Canada lo si vede attualmente a ridosso dei primi 200 ATP. Fra i più giovani un nome da ricordare è sicuramente Filip Peliwo anche lui parte del programma Nazionale e fra i primi 50 Junior al mondo e proprio quest’anno ha conquistato i suoi primi punti ATP.”
Guardando il tennis italiano dal Canada, quali sono le tue sensazioni? Se potessi scegliere un paio di settori del nostro movimento nei quali investire, quali sarebbero?
“Mi dispiace moltissimo vedere un paese come l’Italia (con una storia e cultura del tennis da invidiare) arrancare ormai da troppi troppi decenni nel settore maschile. Provo grande rispetto per i nostri ragazzi che si sono formati (da soli) durante gli anni fino a raggiungere posizioni di classifica ATP del tutto rispettabile, pensiamo solo se la Federazione avesse investito del denaro durante gli anni passati in un centro tecnico nazionale dove questi ragazzi avrebbero avuto la possibilita di allenarsi sempre ad alto livello supportati dai tecnici del settore, dove sarebbero adesso? Se avessi la possibilità di investire del denaro nel settore tennis Italiano ci sono due categorie alle quali non esiterei nemmeno un secondo e sono:
1) Allenatori che vogliono dedicare la loro vita al servizio di atleti PRO
2) Preparatori atletici che vogliono dedicare la loro vita al servizio di atleti PRO.
Mi sono reso conto dopo quasi vent’anni di viaggi in giro per il mondo che per i Pro allenarsi insieme durante i periodi off è fondamentale per mantenere l’intensità del lavoro sempre alta. Alcuni casi? La Francia: i Pro che vediamo attualmente nella classifica ATP si sono allenati insieme per anni al centro tecnico del Roland Garros salvo una piccola pausa quando subentrò (adesso fallito) il concorrente Lagardere. La Spagna: La maggior parte dei Pro Spagnoli si allenano a Barcellona in Tennis Club dove si respira TENNIS, facile per loro trovare compagni d’allenamento e utilissimo per i giovani che intraprendono il mestire di tennista Pro. L’Argentina: Tutti i Pro si allenano a Buenos Aires anche per loro facilità nel programmare allenamenti di alto livello. Ho citato tre Nazioni che vedono 30 giocatori fra i Top 100 ATP.”
Qual è la situazione del tennis femminile in Canada? E il numero di tesserati è soddisfacente?
“La situazione del tennis femminile in Canada direi che è in fase di allestimento. Oltre alle varie Marino, Wozniak, ecc di cui abbiamo già detto, abbiamo delle giovanissime interessanti fra i 12 e i 14 anni. Tennis Canada copre tutto il paese con i suoi centri Nazionale e Regionali: Montreal per giocatori/trici dai 13 ai 17 anni per poi passare nel programma di transizione Pro. Toronto centro Regionale per tutti gli atleti selezionati in Ontario dai 9 ai 13 anni. Vancouver centro Regionale per tutti gli atleti selazionati in British Columbia/Alberta dai 9 ai 13 anni. Il numero dei tesserati in Canada è cresciuto molto negli ultimi tre anni, Tennis Canada continua ad organizzare eventi in tutte le provincie canadesi anche in quelle dove il tennis non è uno sport popolare ma domina l’Hockey su ghiaccio. Le vittorie di Rebecca Marino e soprattutto Milos Raonic hanno portato molti ragazzi/e a prendere la racchetta in mano. Il numero dei tesserati in Canada da un’analisi di mercato appena conclusa vede 2,2 milioni di persone con la racchetta in mano. La Regione con il maggior numero di tesserati è British Columbia seguita da Ontario Quebec.”
Ti piacerebbe in futuro allenare un giovane italiano?
“Mi chiedi se un giorno mi piacerebbe allenare un giovane tennista Italiano. Personalmente grazie al tennis che mi ha dato l’opportunità di viaggiare in tutto il mondo e anche quella di crescere come persona e coach attualmente mi sento un allenatore Internazionale. Non mi è mai interessata la nazionalità dell’atleta, l’unica sfida per me interessante era ed è tutt’ora vedere i miei atleti migliorare. Se dovesse poi arrivare un progetto Italiano perché no, anche se in questo momento Tennis Canada soddisfa tutte le mie esigenze professionali e non.”
Ti manca qualcosa dell’Italia?
“Cosa mi manca dell’Italia? Senza ombra di dubbio la mia famiglia, riesco a tornare in Italia almeno una volta all’anno prima del Roland Garros, dove riusciamo a stare tutti insieme per alcuni giorni; devo ringraziare la tecnologia grazie alla quale ci vediamo tutte le settimane nonostante la distanza. La cosa che apprezzo di più in Canada è la qualità della vita, nella Provincia del Quebec si respira molto la mentalità europea, Montreal è un misto Europa/America dove si parla il Francese e l’Inglese. Nel resto del Quebec il francese (Quebec) è la prima e unica lingua, i residenti del Quebec tengono molto alle loro origini francesi. Nel resto del paese l’unica lingua è l’Inglese, anche se il Canada è un paese multiculturale con diverse etnie. Il costo della vita è abbastanza alto in generale, ma i servizi per la popolazione sono di tutto rispetto. Per quanto riguarda il clima devo dire che agli inizi è stata dura ambientarsi a temperature cosi sotto lo zero (a volte si raggiunge -30) con 3/4 giorni di neve non-stop.”
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