Parla poco e sorride spesso Filippo Baldi, nel suo ultimo giorno di allenamento al “Match-ball” di Bra (Cn) prima della partenza per l’Austria, dove giocherà due tornei Futures. Parla poco e sorride spesso: un’accoppiata che potrebbe apparire bizzarra e invece è quanto mai opportuna. I sorrisi distesi in risposta alle chiacchierate e alle battute del dopo sessione di allenamento sono il segno di un clima sereno, accogliente anche per chi è nuovo, mentre le parole scarne stanno a dimostrare la voglia di Baldi di far parlare il campo.
Perché Filippo, classe 1996, numero 5 del ranking “under 18” nel 2013 e ora intorno alla posizione 850 della classifica Atp, sa che è al campo che spetta l’ultima parola; è lì che talento e impegno devono trasformarsi in vittorie e punti. Per farlo, per spiccare il volo anche tra i professionisti, il 19enne lombardo ha scelto di affidarsi alla “premiata ditta di Massimo Puci” coach che, coadiuvato da uno staff di professionisti di livello, ha già condotto tra i top 50 Andrey Golubev (best ranking: 32) e che da tempo segue Matteo Donati, altro gioiellino del tennis italiano, messosi in evidenza negli ultimi Internazionali BNL d’Italia e nelle qualificazioni di Wimbledon 2015. La collaborazione tra il tennista vigevanese e l’Academy del Match-ball è appena iniziata (Filippo si allena a Bra dallo scorso 26 giugno) ma qualche prima considerazione è possibile.
Filippo, come è stato l’impatto con la nuova realtà?
«Qui a Bra l’ambiente è tranquillo e si lavora molto bene. Ho incontrato gente molto seria e mi sono trovato benissimo da subito, sia con gli allenatori che con i ragazzi, alcuni dei quali già conoscevo».
Che fase è questa per te e per la tua carriera?
«Senza dubbio è una fase di ripartenza dopo un periodo difficile, nel quale mi sono allenato tanto senza riuscire a raggiungere gli obiettivi che mi ero prefissato. Adesso ho cambiato ambiente, cerco di allenarmi nel migliore modi e poi vedremo cosa accadrà. Io sono fiducioso».
Su cosa lavorerete, in particolare?
«Su tutto in generale: sull’aspetto mentale, sul fisico, sulla tecnica, sugli schemi di gioco. È un nuovo inizio. Resetto tutto e riparto».
Ripartire è una sfida non di poco conto. Può stimolare o anche abbattere. Tu come la affronti?
«Dopo quasi due “anni no” avere l’occasione di ripartire, con tanti stimoli nuovi, non può che essere entusiasmante. Poi qui c’è anche Matteo (Donati, ndr) e la sua presenza è un motivo in più per impegnarmi e fare del mio meglio».
Fin da piccolo, e a maggior ragione durante la carriera juniores, sei sempre stato considerato una delle promesse più interessanti della tua generazione. È un’attenzione che ti pesa?
«Considero i tornei juniores un’esperienza bella e importante. C’è chi dice che l’attività junior non serva a molto; io invece ritengo che abbia un ruolo rilevante nella crescita di un giocatore. Non è che se giochi a certi livelli da junior diventi necessariamente un professionista fortissimo, però aver giocato bene da piccolo aiuta. Ogni tanto mi tornano in mente gli anni e i successi da junior, ma questo pensiero non mi dà pressione. Ora mi trovo alle prese con i Futures, che rappresentano una realtà un po’ diversa, ma so che sono indispensabili per poter poi salire in classifica e partecipare a tornei più importanti. Dipende da me prendere la giusta direzione e percorrere la strada che porta verso i circuiti Challenger e Atp».