di Salvatore Petrillo
Allora Stefano, ai più sei noto come conduttore di Sky Sport 24, ma sei anche il padrone di casa dei vari “studi tennis”: ecco, cosa ti ha avvicinato a questo sport?
Beh, prima di fare il giornalista facevo il tennista, anche se non professionista, e ho anche fatto la Scuola Maestri, quindi il mio primo lavoro è stato fare il maestro di tennis, quindi per me il tennis è sempre stato una grande passione. Ho sempre giocato, e quando mi si è presentata davanti l’occasione di seguirlo come lavoro in televisione è stato il raggiungimento di un sogno, perché trasformare la propria passione in un lavoro è la cosa più bella che c’è.
A Sky hai potuto lavorare con gente del calibro di Clerici e Tommasi: quanto ti hanno aiutato nella crescita professionale queste due grandi figure?
Loro praticamente hanno inventato il tennis in tv, con la doppia telecronaca, la capacità di dare un tono leggero e divertente alle partite di tennis, spesso lunghe e non sempre divertenti, con dei momenti noiosi. Sono stati dei maestri assoluti in questo, e quando io mi sono trovato, per coincidenze, fortuna e anche bravura, a lavorare con loro due, è stato come prendere una piccola laurea sul campo. Ti posso garantire che stare in mezzo, con Tommasi da un lato e Clerici dall’altro, all’inizio è stato anche traumatico, ma loro dimostrarono subito grande cordialità, anche probabilmente per il mio modo di pormi, sempre rispettoso e colloquiale, mai saccente. Ancora oggi abbiamo ottimi rapporti. A maggio ho invitato Rino Tommasi alla mia festa di compleanno e sono stato molto onorato dalla sua presenza, e ho visto Clerici l’ultima volta in occasione di Svizzera-Italia di Davis, ci siamo abbracciati, e lui in modo molto carino mi ha detto: “Una volta devo giocare a tennis con te prima di morire!” Probabilmente lavorare con loro due è stata la cosa più bella e importante che mi sia capitata.
Clerici e Tommasi dal punto di vista prettamente giornalistico, mentre quanto è importante, anche dal punto di vista tecnico, lavorare con uno come Ljubicic?
Ivan è stato un grande campione ed è una persona di una umiltà e una preparazione spropositate: umile quanto bravo, una dote che non si trova mai. Ma senza nulla togliere a Ljubicic, ho potuto lavorare con Paolo Bertolucci, un mito, una colonna del tennis italiano, con altri giocatori, anche Raffaella Reggi, ma un po’ tutti quelli che lavorano a Sky, cerco di prendere il meglio da tutti. Ivan è il più famoso e quello che ha smesso da meno tempo, ma Bertolucci e Reggi, due grandi capitani di Davis e Fed Cup, sono stati molto importanti.
Informandomi ho scoperto che ami Roger Federer, e che hai avuto il piacere di intervistarlo: è questa l’intervista che “sognavi” o c’è qualcuno che ancora speri di incontrare?
Non molto originale la passione per Federer eh? Non conosco nessuno che non sia innamorato di Federer, è un tale esempio di sportività, persona corretta e grande giocatore, che è impossibile non esserne appassionato. Per quanto riguarda l’intervista, i tennisti importanti, forti, bravi, ho avuto il piacere e la fortuna di intervistarli tutti. Sai chi mi piacerebbe intervistare in futuro? Il prossimo italiano numero 1 al mondo. Spero di farcela, non è facilissimo, ma bisogna sempre sognare cose proibite.
A proposito di italiani, cosa ne pensi del panorama tennistico azzurro? Da Fognini a Bolelli, passando per Seppi e i giovani.
Guarda, Fognini sta diventando più famoso per le sue “Fogninate” che per come gioca a tennis, ma io continuo a pensare che sia un ottimo giocatore. E’ il nostro numero 1, è di gran lunga il più forte che abbiamo, teniamocelo stretto, cerchiamo di sopportare le sue uscite e, per quanto possibile, aiutarlo, anche se a volte è molto difficile. Ma non bisogna essere troppo cattivi quando commette queste ingenuità, lo conosco fuori dal campo e lui è preda di sé stesso, vorrebbe evitare certe azioni ma a volte proprio non riesce. Bolelli finalmente ha ritrovato un po’ di continuità, sta risalendo, speriamo torni su anche Seppi, speriamo soprattutto che Quinzi emerga velocemente, e con lui tutti quelli della sua generazione.
Ho tenuto come ultima domanda la più sgradevole, quella sullo scandalo scommesse venuto fuori ultimamente. Cosa ne pensi e come porre rimedio?
Eh, come porre rimedio? Il tennis è uno sport talmente facile da truccare, basta mettersi d’accordo per vincere un set e andare avanti nel secondo che già i soldi arrivano, e guadagni più per una disonestà del genere giocando dieci tornei. E’ difficile entrare nel merito, leggi le intercettazioni sui giornali e viene una grande tristezza, perché per me il tennis è un grande amore, una grande passione, la cosa più bella che io abbia mai fatto, anche sul campo, anche nei piccoli tornei, è una parte di vita talmente bella che pensare di rovinarla mi mette davvero una grande, grande tristezza. Non vorrei mai succedesse una cosa del genere, vendere le partite, i singoli set, è una mancanza di rispetto per lo sport. Diciamo sempre cose sul calcio, brutte notizie sul calcio, gli ultras lo stanno rovinando, poi leggiamo questo e scopriamo che le cose sporche sono anche altrove.
Certo è che se la finale di un ATP Master 250 porta 50000 euro e un tennista ha la possibilità di ottenere la stessa cifra in un solo set di un Challenger, non dico che è normale, ma forse si può capire come si arriva a tanto.
Lungi da me giustificare come fa qualcuno dicendo “eh ma guadagnano poco”, io su questi argomenti, scommesse e doping, non transigo, fosse per me squalifica a vita alla prima dimostrazione di colpevolezza, subito, non esiste squalifica di 6 mesi, poi aumenta, no. Subito via, non deve passare neanche per l’anticamera del cervello. Detto questo, quando scopri che il tennista numero 100 del mondo, intasca 90000 euro netti e per un set te ne danno 50, non dico che capisco, ma il diavolo è dentro di noi. Dispiace anche che i nomi venuti fuori siano tutti italiani, a parte qualcuno. Ripeto, non giustifico ne capisco, ma se in un set puoi intascare 3/4 di quanto intaschi in una stagione, questa tentazione non riesci proprio a zittirla.
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