Il tennis, sport bellissimo ed emozionante, è una delle discipline olimpiche più difficili ed imprevedibili. E’ uno sport di nervi, in cui la testa conta tantissimo, in cui ogni piccolo errore può costare una partita. E, per chi lo pratica a livello professionistico, non è affatto semplice riuscire a combinare, in ogni match, un intenso mix di emozioni, sensazioni, ansia e stress.
Per chi fa del tennis il proprio lavoro, gli impegni sul tour sono davvero tanti: interviste, incontri organizzati con fan e sponsor, ore ed ore di allenamenti sul campo ed in palestra e pochissimo tempo libero da dedicare a se stessi; dietro ad ogni atleta, ci sono davvero tantissimi sacrifici e situazioni particolari che, non sempre, si conoscono. Sono atleti che vivono una vita in giro per il mondo, lontani da casa e dalla propria famiglia; una vita che dipende dai loro risultati, dai loro alti e bassi, dalla loro forza-mentale. Ed è proprio quest’ultima una delle caratteristiche principali, se non la più importante; è la forza-mentale che distingue un giocatore di tennis da un buon giocatore di tennis. In campo, è la testa che gioca la sua partita, prendendo spesso il sopravvento su colpi e bravura; e quando succede ciò, tanti tennisti perdono, tanti altri rischiano di perdere, e tanti perdono anche la testa.
Proprio per questo motivo, spesso, si verificano situazioni particolari che, agli occhi degli spettatori, possono sembrare assurde, ma che in realtà, nella maggior parte dei casi, sono il risultato di una serie di motivi assai diversi. Uno degli ultimi episodi che possiamo prendere in considerazione riguarda il 17enne Shapovalov. Il canadese, nell’ultimo incontro di Davis contro la Gran Bretagna, ha messo k.o. sia l’arbitro sia il suo Canada, con una pallata scagliata con stizza che ha colpito in pieno l’occhio dell’arbitro di sedia, comportando la sua squalifica e il passaggio della Gran Bretagna ai quarti. Un gesto sicuramente non voluto, ma che ha rappresentato una grande lezione per il giovane tennista vincitore di Wimbledon Junior che, dopo il terribile episodio, si è personalmente scusato sul suo profilo Twitter: “Mi sento malissimo per aver deluso la mia squadra e il mio Paese e per essermi comportato come mai avrei voluto. Questo terribile errore mi servirà di lezione, prometto e sono certo che non lo farò mai più”. Anche il capitano canadese non l’ha presa molto bene ed ha voluto esprimere il suo pensiero: “C’è sempre una lezione da imparare sia dai momenti positivi sia da quelli negativi. Se Shapovalov vuole giocare ad alto livello, deve riuscire a tenere i nervi saldi. Il controllo delle emozioni è il fattore più importante nel tennis”. Quest’ ultima frase, molto significativa, non fa altro che rimarcare quanto detto nelle prime righe.
Un altro episodio molto recente è quello che riguarda la giovanissima tennista italiana Maria Vittoria Viviani, squalificata durante il secondo turno degli Australian Open junior per aver colpito involontariamente un raccattapalle. Lei stessa, durante una recente intervista, ha raccontato: “Secondo turno contro la cinese Wang. Perdo il primo set 6-2 ma non sono arrabbiata. Ora recupero, mi dico. Do un colpo alla palla di fianco a me, con la coda dell’occhio vedo nettamente che non c’è nessuno. Ma un raccattapalle, un bambino, proprio in quel momento corre in avanti e si china per raccogliere la palla, che lo colpisce sul collo. Una fatalità ma niente di grave: non un colpo violento, men che meno intenzionale. Mi scuso subito. Lui sta bene, torna in posizione. E penso che sia finita là” Macché. Arriva la squalifica: “Accorre il giudice arbitro, parla col bambino, che conferma di essere stato colpito al collo. Lo vedo, sta bene, chiedo di parlarci. Me lo vietano. Confabulano, io aspetto. Viene da me il giudice: mi spiace, dobbiamo squalificarti, è il regolamento. Partita finita. Sono sotto choc, scoppio a piangere”. Una squalifica ingiusta, ma inflitta con la speranza di lasciare un segno, di educare i più piccoli e tutti coloro che fanno dello sport la propria vita.
Questi due sono solo gli ultimi episodi, ma se ne possono ricordare tanti altri, forse anche più celebri. Per esempio, la squalifica di David Nalbandian durante la finale al Queen’s nel 2012 contro Marin Cilic, per aver tirato un calcio ai box pubblicitari ai piedi di un giudice di linea ferendolo alla gamba. Oppure, la squalifica di Serena Williams nella semifinale degli Us Open del 2009 contro Kim Clijsters, per aver pesantemente insultato un giudice di linea dopo un fallo di piede. Possiamo ricordare anche l’italiano Pescosolido, attualmente commentatore Sky, che nel 1992 a Sidney, nel match contro il tennista di casa Anderson, sul 3-2 del terzo set e servizio per l’avversario, liscia una risposta, tira la racchetta per terra e approfittando del rimbalzo la calcia. Avrebbe potuto essere un semplice warning, ma la racchetta colpisce una spettatrice quasi sull’occhio destro ferendola al sopracciglio. Pescosolido si scusa immediatamente, addirittura raggiunge la donna e si sincera delle sue condizioni, ma ormai è fatta. Squalificato dal torneo.
Tutti episodi che fanno capire quanto sia importante la testa in uno sport così bello. Ogni tennista richiede tantissimo a se stesso; ogni atleta vorrebbe essere al 100% ogni settimana. Ma purtroppo ciò non é sempre possibile; bisogna avere tanta pazienza, bisogna saper apprezzare i momenti belli pieni di vittorie e di fiducia; ma, nello stesso tempo, bisogna saper anche apprezzare i periodi meno positivi, trovando la forza di reagire nei momenti più delicati e traendo lezioni dalle situazioni più difficili. E soprattutto, bisogna cercare di evitare eventi simili, per dare il buon esempio a tutti i piccoli sportivi che seguono quotidianamente non solo il tennis, ma lo sport in generale, perché saranno loro gli sportivi del futuro ed é giusto che essi crescano prendendo come esempio ragazzi che fanno del sacrificio e del buon senso il proprio successo.
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