Le sorprese durante l’ultima settimana ATP non sono mancate. Probabilmente la più grossa è quella che ha visto Sam Querrey indossare il sombrero del vincitore di Acapulco alla conclusione di un torneo come il 500 sul cemento messicano che ospitava sei top-10 e in generale vantava un tabellone decisamente solido. Certo, c’è anche l’eliminazione brutale di Federer a Dubai, in un torneo che per lo svizzero è di casa quasi quanto quello di Basilea e poi anche il ritorno in finale di Michał Przesięzny che ha scosso il tifo di casa nel challenger di Breslavia. Ai livelli che competono i nostri ragazzi NextGen nessuna esplosione di rilievo e una classifica che nei primi otto posti resta in buona parte conservativa. Andiamo a vedere come.
- Alexander Zverev (340 pt). L’ampio margine in classifica fa sì che il biondo Sasha possa assentarsi dal circuito senza che questo intacchi minimamente la sua posizione dominante. Tanto, quasi tutto, viene ancora dalla rendita della vittoria a Marsiglia ma poco importa in questo senso. Nella settimana sempre difficile da programmare con Acapulco e Dubai, Zverev ha preferito aspettare Indian Wells lontano dalle competizioni e chissà che non ne debba avere profitto.
- Daniil Medvedev (295 pt.). Il russo invece non si fa pregare e sembra nel mood di mettere più partite in cascina possibile in questa sua prima stagione ad alti livelli anche a discapito di risultati di rilievo. Gioca a Dubai dove prima passeggia sulla wild card locale Omar Alawadhl, poco più di un turista del circuito, e poi perde da un ispiratissimo Kohlschreiber autore, nel match successivo, di una sfida di altissimo livello contro Andy Murray. Anche per lui naturalmente la prossima tappa è la cattedrale nel deserto di Indian Wells.
- Casper Ruud (245 pt.). Dopo aver sfiorato gli allori a Rio il giovane norvegese si prende un’altra piccola soddisfazione in terra brasiliana nel torneo di San Paolo. Un secondo turno in un AT 250 non è comparabile a una semifinale in un ATP 500, ma quello che conta per Ruud ora è soprattutto misurarsi a un livello dove la palla viaggia veloce e nessuno fa sconti, e questo sta succedendo. Buona la vittoria contro il pari età Santillan, assolutamente comprensibile la sconfitta successiva da un veterano del mattone tritato come Federico Delbonis. Venti punti che non gli cambiano la vita ma gli permettono di mantenere il gradino più basso del podio nella strada verso Milano.
- Andrej Rublev (171 pt.). Si ferma l’altro russo di questa classifica, scelta tattica e di opportunità in una settimana con due ATP 500 e due challenger tra cui scegliere. Alle qualificazioni di Indian Wells tenterà il colpo grosso.
- Noah Rubin (165 pt.). Pochi lo avrebbero visto arrivare alla doppietta Indian Wells-Miami come alfiere principale della squadra USTA, eppure Rubin è lì e se lo merita, causa la tenacia dimostrata in queste settimane e i continui passi falsi dei suoi connazionali fatta eccezione per Escobedo. Fermo questa settimana, è la seconda di fila, mantiene comunque la posizione nel ranking in attesa di combattere –è il caso di dirlo- nel tabellone cadetto di IW.
- Hyeon Chung (163 pt.). Miami lo consacrò due anni fa, Indian Wells può fargli risuonare la carica. Iscritto alle qualificazioni del torneo americano, Chung è atteso al ritorno dopo la sfida di Davis al Kazakhstan che evidentemente ha avuto qualche controindicazione fisica inaspettata (ma comprensibile). Mantiene comunque la sesta posizione e non ha timore di perdere un posto alle ATP Next Gen Finals.
- Aleksander Bublik (160 pt.). Con la pancia piena del primo trofeo Challenger conquistato nell’amena cornice messicana di Cuernavaca il nuovo kazako di Russia (o russo di Kazakhstan, a seconda di cosa si vuole marcare nel suo pittoresco passaggio al lato oscuro e danaroso della forza) si è preso una settimana a bocce ferme in attesa di misurarsi nel torneo di qualificazioni di Indian Wells, come abbiamo visto, affollato dai nostri beniamini. Un banco di prova quasi inedito per lui, sarà interessante vederlo all’opera.
- Ernesto Escobedo (142 pt.). L’aria di casa fa sempre bene, e per Ernesto Ecobedo è evidentemente quella dei tornei messicani i quali il giovane yankee non ha mai fatto mistero di ritenere casa propria. Nulla di eclatante per lui ad Acapulco, ad essere sinceri, ma la vittoria in tre set su Kozlov ha un valore più che simbolico nelle rinnovate gerarchie dell’hype a stelle e strisce e la sconfitta successiva contro Johnson è uno scotto comprensibile contro un giocatore al meglio della sua carriera. Punti importanti in un torneo di livello importante che gli permettono di riprendersi un posto tra i primi otto, il resto può attendere.
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