L’ATP 500 di Rio, primo assaggio di terra vera dopo Buenos Aires, e i 250 di Delray e Marsiglia più i due challenger di Bergamo e Morelos – per gli amici Cuernavaca – hanno visto solo un paio dei “nostri” ergersi fino agli ultimi o penultimi atti a conquistare punti importanti. Come vedremo, continua il post-sbornia di Zverev dopo la vittoria di Montpellier e continuano a mancare gli appuntamenti Donaldson –l’americano che meglio aveva chiuso il 2016- e soprattutto Fritz, atteso al vaglio del crack ma che rischia di trasformarsi suo malgrado nel novello Godot NextGen. Vediamo nel dettaglio cos’è successo alla race to Milan nei suoi primi, preziosissimi, otto posti.
- Alexander Zverev (340 pt.). Secondo giro a vuoto per il tedesco dopo gli allori di Montpellier, seconda eliminazione al primo turno in un torneo ATP che quindi gli fa registrare il secondo severo 0 nei punti accumulati in settimana. Se a Rotterdam ci stava perdere contro la sua nemesi tecnico-tattica Thiem, tutto sommato ci sta altrettanto perdere sul veloce francese contro Nicolas Mahut che con la sua maestria nel gioco d’attacco e la confidenza del torneo di casa ha superato l’esuberante giovane avversario (quindici primavere di differenza) con un doppio 7-6. Nessun allarme comunque per Zverev che resta comunque ben saldo in testa alla race e consapevole di essere in un buon momento di tennis.
- Daniil Medvedev (250 pt.). Se Atene piange Sparta non ride, racconta un antico adagio. Per la verità qui Sparta è interpretata da un Medvedev che se non ride perlomeno sorride un po’. A Marsiglia gioca un buon torneo arrivando ai quarti e conquistando 45 punti che gli consentono di consolidare la seconda posizione e recuperare qualcosa su Zverev primo. Elimina prima Paire e poi Struff entrambi al tie-break del terzo set, ancora una volta facendo valere la legge del suo servizio e dimostrando una tenuta tutto sommato non male sulla media distanza. Anche il match perso contro Pouille, poi finalista, lo porta al terzo ma contro la stellina francese dopo un primo set strappato cede 46 61 64. Lo vedremo in azione a Dubai con un parterre di gioco decisamente importante in campo.
- Casper Ruud (225 pt.). Irrompe nella race con un’irruenza che gli stereotipi nazionali non attribuirebbero di norma a un norvegese, ma l’esplosione di Rio non è stata di quelle silenziose. Ruud è un classe ’98 ancora relativamente poco noto al circuito dei grandi ma che ha passato il suo ultimo anno da juniores al n.1 del mondo. Gran lavoratore, figlio d’arte e tante altre cose che le piccole agiografie su di lui fiorite in questi giorni stanno già raccontando. Ai nostri precisi scopi l’hype che Ruud ha sollevato assieme alla terra rossa su cui affondavano i suoi colpi è relativamente meno interessante, ma è chiaro che il tennis e l’atteggiamento del giovane norvegese non sembrano destinati a un exploit casuale ma a qualcosa di più, che non è detto arrivi a maturazione in questa stagione ma che è bene osservare. Per ora 225 punti nella race, in buonissima parte maturati con la inaspettata semifinale nell’ATP 500 brasiliano (contro avversari non da 500, è vero, ma di certo non lo sembrava lontanamente nemmeno Ruud stesso) lo proiettano qui, alla medaglia di Bronzo della corsa dei sogni verso Milano.
- Andrej Rublev (171 pt.). Racimola qualche punto il russo e mantiene la quarta posizione che già deteneva la scorsa settimana. A Marsiglia parte dalle qualificazioni e supera Jan Satral e Albert Montanes, nel tabellone principale incontra subito l’ucraino Marchenko contro il quale perde però senza appello 61 76. Continua il suo procedere a zig zag in questa stagione certificato dall’eliminazione nel primo turno di quali di Dubai subita da Millot con il punteggio di 62 67 62.
- Noah Rubin (165 pt.). Si ferma per una settimana il maratoneta newyorkese, i suoi punti restano invariati ma la classifica non perdona e lo fa scendere di due posizioni. Resta comunque, numeri alla mano, il migliore yankee under-21 fino a questo punto della stagione.
- Hyeon Chung (163 pt.). È tornato alle competizioni il coreano, fermo fino a questa tornata dalla probante Davis. Come avevamo accennato già la settimana prima, era iscritto alle qualificazioni dell’ATP 250 di Delray Beach. Il cemento americano rispecchia le condizioni in cui Chung di solito eccelle e dal quale era partita –a Miami nel 2015- la sua cavalcata tra i grandi e il chiacchiericcio estenuante di chi ancora continua a ricordarlo come “quello battuto da Quinzi nella finale di Wimbledon jr”. Damnatio memoriae o meno, la sconfitta al secondo turno di quali dal redivivo Coppejans non era attesa, si rifarà.
- Aleksander Bublik (160 pt.). Da russo aveva emozionato il pubblico di casa conquistando i quarti finali dell’ATP di Mosca, poi il classe ’97 di Gatchina non ha resistito al richiamo identitario (diciamo così) di prendere il passaporto kazako e oggi con la bandiera del danaroso stato dell’Asia centrale ha conquistato il suo primo torneo Challenger in carriera, il quinto nel palmares generale dopo i quattro titoli Futures della scorsa stagione. Il titolo è giunto a Cuernavaca, capitale dello stato messicano di Morelos, dove si è imposto in finale su Nicolas Jarry, promessa finora non del tutto mantenuta del tennis cileno. Buona conferma per Bublik anche perché arrivata lontano dal suo prediletto indoor.
- Omar Jasika (135 pt.). Un’altra settimana senza punti per il mancino aussie che perde due posizioni nella race ma rimane comunque nel novero degli otto per demeriti di chi gli sta dietro e fatica a trovare una quadra al proprio inizio di stagione.
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