‘E figlie so piezz ‘e core

di Sergio Pastena

Prendetelo come un ramoscello d’ulivo. In passato mi è capitato spesso di scontrarmi con la categoria dei genitori, quando ad esempio ho espresso gioia nel vedere la faccia di Judy Murray dopo la vittoria di Federer a Wimbledon 2012 oppure quando, di recente, ho attaccato il padre di Marion Bartoli. Polemiche anche aspre, ma in fondo ammiro la razza d’altri tempi del “genitor tennista”: uno disposto a sobbarcarsi spese e attese, spesso anche consistenti, nella maggior parte dei casi per vedere il figlio divertirsi e imparare un pezzo di vita. Perché il tennis in quello è una palestra straordinaria.

Siccome, però, buono non so stare, ho scritto questo pezzo ironico sui “genitori applicati al tennis”. Spero non faccia arrabbiare nessuno: se poi strappasse anche una risata, tanto meglio…

Il preparatore tisico

In palestra dopo tre minuti di camminata veloce affanna come Selen ai tempi di Concetta Licata, ma non gli manca mai il fiato quando si tratta di dissertare con critiche ferocissime all’indirizzo dell’allenatore sulla preparazione fisica del figlio. Figlio che, per inciso, con l’ultimo dritto da un club di Varese ha ucciso due persone a Matera, ma è tutta colpa della fase di scarico. In effetti, quando il figlio lo scarica, comincia a migliorare.

Il decoubertiano

Il ragazzo deve solo divertirsi, questa è la sua parola d’ordine. Per questo motivo non lo segue ai tornei e, quando torna da qualche partita, lo accoglie sorridente. Poi a cena, saputo della stesa rimediata, annuisce comprensivo e dice “L’importante è partecipare. Certo, Becker alla tua etá vinceva il primo Slam, ma non sono il padre di Becker. Ma neanche di Malisse. E a dirla tutta manco di Santiago Ventura. Praticamente sono il padre di una pippa immonda. Non ti vergogni?”.

Il manager

Ha un figlio dal braccio d’oro indicato da più parti come talento incredibile, per cui decide di affidare la cura ad una sua immagine ad un professionista del settore con anni d’esperienza. Lui stesso. Tuttavia il papà-manager nella vita lavora al catasto e alla prima occasione vende alla Premiata Salumeria Roncaglia i diritti sulla maglietta per dieci anni in cambio di una fornitura di Granbiscotto. E il figlio vince gli Us Open 2024 esultando con lo zampone 3×2 sulla maglietta.

L’improvvisato

La sua convinzione è che per fare l’allenatore di tennis basti leggere tanto e avere a cuore la sorte del proprio pupillo. Come conseguenza si autonomina allenatore. 99,9 su 100 falliscono, poi capita il padre con un figlio dal talento talmente cristallino che emerge ugualmente nonostante si sia allenato rincorrendo le galline perché “Lo faceva anche Rocky”. E l’improvvisato insorge invocando l’abolizione dei coach e la nomina della gallina a preparatore atletico.

Il federalista

Ce l’ha a morte con la Federazione perché non ha finanziato la carriera del figlio nonostante tra quelli della sua età ce ne fossero solo 640 con risultati migliori dei suoi. Da quel momento ha tutte le risposte. Il figlio non ingrana? Colpa della Federazione. I montepremi dei tornei sono bassi? Colpa della Federazione. Una vespa lo punge sul ditone del piede? Colpa della Federazione. La pasta è scotta? Colpa della moglie. Ma anche un po’ della Federazione, in fondo.

L’ex giocatore

Un ex talento con un passato nel ranking mondiale e la carriera stroncata dagli infortuni. Lui si descriverà così. In realtà una volta ha fatto un punto in un Future entrando in tabellone con una wild card concessa da suo cugino e battendo un unranked che si è rotto una gamba sul 6-2 5-1 a suo favore. Ma lui è stato nel ranking mondiale e quindi cerca di costringere suo figlio a fare il tennista e lo cazzia aspramente se lo trova a studiare astrofisica anziché allenarsi col rovescio in back.

L’empatico

Un misto tra Mario Merola in “’E figlie so piezz ‘e core” e il Conte Ugolino. Si immedesima col genitore, tanto che se esce fuori che il padre di un pro lo faceva allenare collegando con dei cavi la racchetta alla rete e la rete all’alta tensione, va bene perché “Era per farlo diventare un campione”. Quando il campione decide che è stufo della 220W e si trova un tecnico, l’empatico inizia a odiarlo ferocemente preparando una riserva di Moet & Chandon per quando gli salteranno i legamenti.

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