Giulio si è tolto il cappuccio

Io mi ricordo quattro ragazzi all’uscita del Foro Italico, ma anziché il suono delle note emesse da una chitarra e da un eventuale pianoforte sulla spalla ricordo quello delle parolacce e della commiserazione di un tennista e di un ragazzo in cerca di se stesso.

Eravamo Giulio Zeppieri, la fidanzata Giulia, mamma Elisabetta e il sottoscritto, provati ognuno a modo proprio da un’intensa giornata di emozioni, lavoro e, nel caso del protagonista della storia, delusioni. Perché le prequalificazioni degli Internazionali d’Italia avevano messo in luce, nel teatro che più tocca le corde sentimentali degli azzurri (soprattutto dei più giovani), i limiti e le difficoltà di uno dei giocatori più forti che non era riuscito ad imporla, quella forza, su avversari sulla carta sfavoriti. Zeppo era stato sconfitto prima da Francesco Passaro e poi, quel giorno, dal sorprendente Gianmarco Ferrari in uno degli spareggi per conquistare quantomeno una wild card nelle qualificazioni del Masters 1000 capitolino, traguardo minimo per il mancino di Latina che nonostante gli alti-e-bassi sembrava nelle condizioni di superare lo scoglio prequali. L’ennesima partita persa subendo la rimonta dell’avversario, l’ennesimo vantaggio gettato al vento senza trasmettere al ragazzo dalla parte opposta della rete l’impeto e la voglia di arginarlo. L’ennesima occasione sprecata in una prima parte di stagione segnata dai “Chissà come sarebbe andata se…”. Al gradino numero 227 della classifica ATP mentre alcuni coetanei e storici rivali (nonché amici, è chiaro) avevano iniziato a correre già da più di qualche mese.

Un quadro sconfortante di cui Giulio si rendeva conto: “Finisce sempre così. Perché alla fine non la vinco mai? Solo io riesco a fare ‘ste cose. Giuro, non è possibile”. Frasi sconnesse in un nervosismo dilagante che lo stava lacerando dentro, sotto un cappuccio grigio che copriva sì i capelli bagnati dopo la doccia, ma soprattutto la tristezza per aver fallito un’altra chance di dare una sterzata.

Io mi ricordo quella camminata dagli stand del tempio del tennis italiano sino alle auto parcheggiate davanti al CONI, quei passi percorsi nella maestosità della cornice dello Stadio Olimpico che faceva da ossimoro all’umore sotto ai piedi di un atleta sconfitto sul campo e nell’orgoglio.

Eppure il tennis è quello sport che la settimana dopo ti concede l’occasione di rifarti, di metterti alle spalle la delusione e ricominciare da capo. A volte lasciando trascorrere il tempo necessario per ricaricare le batterie del fisico e della mente, altre letteralmente “la settimana dopo”. Anzi, in questo caso appena un paio di giorni.

Lorenzo Musetti annuncia che l’infortunio subito a Madrid non è così grave ma lo è abbastanza per costringerlo a saltare Roma, Marco Cecchinato non è al 100% e così si innesca un effetto domino di wild card che alla fine, nonostante il biglietto fatto per Bordeaux (per rituffarsi umilmente nel circuito Challenger), permette a Zeppieri di giocare le qualificazioni degli Internazionali d’Italia. Cambia tutto.

Dal primo turno di quali del Foro Giulio ricomincia a sfoderare tutte le sue qualità. Tecniche, che sono indiscutibili sin da quando si allenava con il maestro Piero Melaranci al Capanno di Latina. Tattiche e fisiche, due tasti su cui spinge molto nel quotidiano con il suo nuovo team guidato da coach Peppe Fischetti all’Enjoy Sporting Club di Roma, dove si allena da marzo. Caratteriali: oggi Zeppo è un tennista coraggioso che fa della personalità una delle sue armi. Fa effetto pensando al bimbo che, accompagnato da mamma, papà (Leone) e fratello maggiore (Giorgio), spaccava le racchette in allenamento sui campi dello Zeppieri Tennis Team di San Vito, il “circolo del mare” tra Terracina e il Circeo dell’omonimo maestro Fabrizio, uno dei tecnici amici di Melaranci che lo ha visto davvero crescere come giocatore e come persona.

Il tabellone principale raggiunto a Roma, le stupefacenti qualificazioni del Roland Garros superate senza perdere un set e ora la clamorosa settimana di Umago, dove il mancino dal rovescio naturale e il dritto potentissimo si è spinto sino alla sua prima semifinale ATP ed è andato vicino a battere Carlos Alcaraz, oggi top 5 della classifica mondiale e un domani serissimo candidato alla leadership del ranking planetario. La stagione delle occasioni perse è diventata la stagione delle prime volte, tra le esperienze Slam e la dimostrazione di potersi consolidare piuttosto rapidamente nel circuito maggiore.

Giulio si è tolto il cappuccio, ha preso a pallate la concorrenza e i suoi timori ed è tornato a sorridere. Anzi ha iniziato a sorridere sui palcoscenici che gli spettano. Eccoti qui, Zeppo: benvenuto nel tennis dei grandi.

 

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