di Alessandro Stoppani
La settimana appena trascorsa prevedeva lo svolgimento di 3 tornei del circuito maggiore. Dubai e Memphis sono stati teatro del ritorno al successo di due carismatiche campionesse con la C maiuscola quali Venus Williams e Maria Sharapova. Se la gazzella d’ebano negli Emirati Arabi ha annesso a sé il titolo numero 42 in carriera, l’avvenente siberiana in quel di Memphis ha conquistato il 21esimo torneo, la metà esatta di Venus. A Dubai, in un torneo facente parte del Premier 5, dotato di un montepremi di due milioni di dollari, la maggiore delle sorelle Williams si è riconfermata la campionessa del prestigioso torneo arabo. Se un anno or sono fu la francese Razzano a cadere sotto i suoi colpi in finale, quest’anno, Venus nell’atto conclusivo si è imposta a spese di Victoria Azarenka. La Williams si è resa artefice di una prestazione ai limiti della perfezione per oltre un set e mezzo, mettendo sulla difensiva una contrattaccante da fondo come la Azarenka. In semifinale la colored americana aveva posto fine al brillante torneo disputato dall’israeliana Peer, mentre da par suo Azarenka aveva costretto alla resa la polacca Agniezska Radwanska. Le sorelle Williams, insomma, continuano a spartirsi oneri e onori. Quando non è Serena a dettar legge, ci pensa Venus a ereditare il testimone. Gli anni trascorrono, ma la competitività delle Williams sisters rimane pressoché intaccabile.
Capitolo italiane: le aspettative erano tutte riposte su Flavia Pennetta, ma per la brindisina è risultato fatale l’ottavo di finale con Agniezska Radwanska. Difficile analizzare un incontro che è stato fortemente condizionato da un infortunio occorso alla nostra miglior giocatrice: un dolore alla coscia sinistra ha infatti depotenziato la brindisina, tanto che c’è stato match fino al 3 pari. Dall’infortunio in poi, infatti, Flavia ha incassato un parziale di 9 game a zero, arrendendosi prima al dolore e poi alla Radwanska. Si è rivelato inutile anche l’intervento della fisioterapista: la Pennetta è rimasta in campo per onor di firma, ma senza riuscire più ad opporre la benché minima resistenza. L’eliminazione della Pennetta è avvenuta all’indomani di quelle subite da Francesca Schiavone e Tathiana Garbin, dopo che quest’ultima al primo turno si era resa protagonista di un’insperata vittoria contro l’australiana Samantha Stosur. Al secondo turno, però, Tathiana ha segnato il passo per mano della russa dal cognome impronunciabile come uno scioglilingua, Pavlyuchenkova. Un’altra ova ha negato l’avanzamento di Francesca Schiavone, sempre a livello di secondo turno, ovvero la bielorussa Govortsova.
A Memphis, Maria Sharapova ha sfruttato a dovere il non eccelso campo di partecipanti tornando comunque a riassaporare il sempre soave gusto del successo. Va dato atto alla russa di essersi aggiudicata il torneo senza smarrire neppure un set per tutto l’arco della settimana. Un viatico in prospettiva di una stagione nella quale la Sharapova vuol tornare a recitare il ruolo che le compete, quello di protagonista. L’avvenente Maria in finale ha disposto con agio della svedese Ardvisson, che nel corso del torneo aveva provocato l’eliminazione della “nouvelle vague” Melanie Oudin. Riabbracciate due campionesse come Justine Henin e Kim Cljisters, sarebbe importante che il movimento femminile ritrovasse una giocatrice del calibro e dell’appeal di Maria Sharapova, sempre catalizzatrice di attenzioni. La vittoria di Memphis, però, non è particolarmente indicativa, poiché propiziata dall’assenza dei grossi calibri: ciò che maggiormente conforta, tuttavia, è la sua ritrovata efficienza fisica. E infine concludiamo la rassegna settimanale con il torneo colombiano di Bogotà, nel quale Sara Errani, accreditata della terza testa di serie non è andata al di là dei quarti di finale. Tra lei e l’approdo in semifinale, infatti, si è frapposta la spagnola Arantxa Parra Santonja, omonima di Arantxa Sanchez, che della stessa, però, ha in comune solo il nome di battesimo e null’altro. Per onor di cronaca, sulla terra di Bogotà a trionfare a domicilio è stata la colombiana Mariana Duque Marino che, nell’inedita finale contro la tedesca Kerber, ha inciso il suo nome sull’albo d’oro del torneo di casa. La 20enne Mariana Duque Marino ha riportato il trofeo nelle mani di una giocatrice casalinga 6 anni dopo l’ultimo successo di Fabiola Zuluaga, che si impose in questo torneo in ben 4 circostanze.
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