di Alessandro Stoppani
Come tradizione vuole, la nuova stagione del tennis ha riaperto i suoi battenti sotto il cocente sole australiano ed il vento da regata neozelandese, laddove il circuito maschile e femminile si sono dati appuntamento nella prima settimana del 2010. Il tennis in gonnella si è sdoppiato tra il continente australiano e quello neozelandese, segnatamente a Brisbane ed Auckland, tornei dotati di un medesimo montepremi di 220miladollari. Sono stati i primi due banchi di prova in preparazione degli Australian Open, il cui inizio è previsto per il prossimo 18 gennaio.
Sul cemento australiano di Brisbane, Kim Clijsters ha fatto valere lo “status” della più forte, accreditatole dalla prima testa di serie. Sfruttando anche l’assenza delle top-ten, le quali hanno deciso “in toto” di disertare il torneo australiano. Ignara di ciò, la campionessa belga ha annesso ai propri domini il primo torneo stagionale, miglior viatico per la stagione appena cominciata. E lo ha fatto guarda caso nella sfida fratricida a spese della rientrante Justine Henin, rimessasi in gioco dopo oltre un anno e mezzo e subito capace di centrare l’ingresso in finale. Prima vittima a cadere sotto i suoi colpi di Kim è Tathiana Garbin, nel peggior sorteggio possibile che l’urna potesse riservare all’italiana. La tennista mestrina finisce per racimolare appena 3 game, frutto di un’incolmabile differenza di valori. La prima testa di serie ad uscire anticipatamente è Iveta Benesova (ottava testa di serie), estromessa nel turno iniziale dalla tedesca Petkovic, malgrado si fosse aggiudicata il primo set. Il principale motivo di interesse del torneo consisteva nel ritorno all’attività di Justine Henin, la quale dopo un anno e mezzo sabatico ha maturato la convinzione e la decisione di rientrare sulla scena agonistica. Un rientro posticipato di qualche mese rispetto a quello della connazionale Kim Clijsters, capace di sbaragliare la concorrenza agli Us Open. Justine debutta vittoriosamente regolando in due set combattuti la russa Nadia Petrova. Affilate le armi al primo turno, Justine gioca sul velluto avendo ragione di avversarie di tutt’altro che eccelso valore.
Il cammino di Henin e Clijsters procede speditamente nei turni susseguenti. Nel penultimo atto, quello propedeutico alla finale, la Cljsters regola in due set la tedesca Petkovic, relegata al rango di sparring partner, mentre Justine Henin, dal canto suo, dà scacco matto in due set Ana Ivanovic, confermando la tradizione di imbattibilità nei confronti della serba. La miglior finale che il torneo potesse offrire è dunque servita, tra due campionesse accomunate da un similare destino. Entrambe avevano infatti deciso di porre fine alla propria carriera, ma prima l’una e poi l’altra non hanno resistito al richiamo del rientro di cui ha beneficiato l’intero movimento tennistico. Un rientro congiunto che accrescerà i motivi di interesse e che potrà scalfire l’egemonia delle sorelle Williams. In un match carico di suggestioni e motivi di interesse, il 23esimo in totale tra le due campionesse belghe, a prevalere è Kim Cljisters, nel corso di una finale caratterizzata da continui capovolgimenti di fronte. La bionda fiamminga prima di tagliare vittoriosamente il traguardo deve attendere il tie-break del terzo set che finisce per spezzare un regime di equilibrio protrattosi per oltre due ore di gioco. Nel corso di una finale dagli altissimi contenuti tecnici e agonistici, degna del blasone e del valore intrinseco delle due acerrime rivali, l’una vallona, l’altra fiamminga. Sembrava avviata verso una comoda vittoria la Cljisters, saldamente in vantaggio sul 6-3 4-1. Kim allenta però la soglia della tensione e della concentrazione, disunendosi in prossimità del traguardo, dando così modo alla Henin di riaprire le sorti del confronto. Justine sfoggia il meglio del suo repertorio, incamerando per 6-4 il secondo set e pareggiando così il conto dei parziali. Il terzo set è un serratissimo testa a testa davvero mozzafiato con la Henin che, sul 5-4 in proprio favore,non converte due match points sul servizio della Cljsters.
A dirimere le sorti della contesa è il tie-break, nel quale emerge la maggiore lucidità di Kim Cljisters che mette il sigillo con una soluzione vincente di dritto. Per Kim, approdata alla 53esima finale in carriera si tratta del 36esimo successo a suo appannaggio, grazie al quale accorcia le distanze nel computo dei precedenti diretti nei confronti della Henin (12-11 gli head to head).
A Brisbane si è riaffacciata sul circuito anche Alicia Molik che, dopo un inattività durata per oltre un anno, è entrata in tabellone grazie ad una wild card concessale dagli organizzatori. L’australiana ha avuto però la sventura di imbattersi nel ciclone Clijsters, che non le ha lasciato altro che 3 game. Una Molik che ha denotato di essere quanto mai lontana dal raggiungimento di una forma accettabile. Ad Auckland, nell’Asb Classic, era l’azzurra Flavia Pennetta a capeggiare il main-draw, in un tabellone nel quale ai nastri di partenza figuravano per i nostri colori anche Francesca Schiavone (forte della quarta testa di serie) e Alberta Brianti. Per quest’ultima finisce ancor prima di iniziare l’avventura, per mano della russa Elena Vesnina che la sovrasta sotto ogni aspetto. L’entrata in scena di Flavia Pennetta è autoritaria e non contempla alcuna esitazione: al primo turno la dodicesima giocatrice secondo il ranking Wta dispone agevolmente dell’americana Jill Crybas, nei confronti della quale la Pennetta già vantava un 2-0 nel computo dei precedenti. La brindisina si ripete al secondo round costringendo alla resa la spagnola Suarez Navarro. Di slancio la numero 1 italiana approda in semifinale senza affannarsi più di tanto. Parallelamente anche Francesca Schiavone si sbarazza delle sue contendenti, dando così vita in seminale al derby tutto azzurro con Flavia Pennetta, tra le rappresentanti di punta del movimento italiano. Ma il match in questione tradisce le aspettative, poiché il successo della Pennetta non è mai posto in discussione. La Schiavone si fa tarmare dal baco della pressione e dall’eccessivo nervosismo, tanto da accumulare un considerevole numero di errori non provocati. Il 6-3 6-0 conclusivo non ammette repliche e dischiude le porte della finale alla Pennetta. Come anzidetto Flavia è stata agevolata dalla giornata di scarsa vena di Francesca, mai in grado di trovare il bandolo della matassa. Dall’altra parte della rete la brindisina trova al suo cospetto l’amazzone belga Wickmayer, messasi in luce agli ultimi Us Open nei quali si è issata fino alla semifinale. L’unico precedente diretto tra le due era favorevole alla belga, capace di imporsi nel torneo indoor di Lienz.
L’avvio della finale è favorevole alla Pennetta che strappa il servizio d’apertura alla Wickmayer, confermandolo fino al 3-1 del primo set. La belga, però, riesce a risalire la china grazie all’incidenza di un dritto che, sebbene non sia stilisticamente esemplare, è alquanto efficace e penetrante. Al punto che la Wickmayer inanella una striscia di 5 game consecutivi impossessandosi del primo set. Sullo slancio la belga si staglia sul 2-0 sul nascere del secondo set, estendendo a 7 i game di fila. La Pennetta con un’impennata d’orgoglio riesce a raddrizzare il secondo set, ma è un fuoco fatuo, poiché la Wickmayer assesta la spallata decisiva finendo per imporsi con lo score di 6-2. Una finale in cui la Pennetta è apparsa insolitamente fallosa, incapace di imporre il proprio ritmo di gioco ed in balìa della maggiore potenza che la belga ha saputo imprimere ai propri colpi. Una resa inaspettata più per i termini e le proporzioni di essa, anche perché la Pennetta in tutto il corso del torneo aveva ceduto prima della finale appena 16 game, nonché 6 tra quarti e semifinali. C’è comunque da tener conto che la sconfitta è arrivata per mano di una giocatrice in costante ascesa, il cui avvenire si prospetta sempre più radioso. In considerazione dei soli 20 anni d’età, di un potenziale di prim’ordine, ma anche di una notevole consapevolezza dei propri mezzi. Va in archivio così la prima settimana del 2010 che ha messo in risalto il “magic-moment” del tennis belga, capace di proiettare ben 3 proprie rappresentanti in finale.
Alle spalle di Henin e Clijsters, infatti, si sta facendo sempre più largo la suddetta Wickmayer, principale speranza di ricambio generazionale di un movimento tennistico sempre più florido.
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