La scorsa settimana, a Newport, in occasione del torneo che ogni anni chiude la mini-stagione sull’erba, quattro doppisti che hanno fatto la storia del tennis sono stati inseriti nella “International Hall fo Fame”. Stiamo parlando di Mark Woodforde, Tood Woodbridge, Natasha Zvereva e Gigi Fernandez. Pur avendo raccolto successi anche singolarmente o con altri partner, si tratta di due coppie consolidate che hanno legato il loro nome a diverse imprese nel decennio 1990-2000 e oltre. Remo Borgatti ci porta a conoscere, grazie al suo inconfondibile stile, la coppia australiana.
di Remo Borgatti
TODD WOODBRIDGE – MARK WOODFORDE: i Woodies.
Australiani, eredi naturali delle coppie leggendarie che dominarono la scena fino a metà degli anni settanta (Bromwich-Quist, Sedgman-McGregor, Hoad-Rosewall, Emerson-Laver, Newcombe-Roche), i Woodies avevano scritto già nella prima parte del cognome il loro comune destino. Per semplicità di comprensione, toglierò “legno” da entrambi e, d’ora in poi, li chiamerò Forde e Bridge.
Separati all’anagrafe da quasi sei anni (classe 1965 Forde, 1971 Bridge), iniziarono a giocare insieme nel 1991. A quel tempo Mark, che aveva già fatto coppia fissa con alcuni connazionali tra cui i più assidui furono Carl Limberger e Wally Masur, se volle finalmente alzare una coppa (anzi, due consecutive) dovette unirsi in tennistico matrimonio mancino con il geniaccio di Wiesbaden. John McEnroe non giocava un doppio da un anno e con Forde fu subito una doppietta californiana: Los Angeles e San Francisco. Poi i due rossi si ritrovarono nei major di Melbourne (semifinale) e Flushing Meadows, dove Forde collezionò nel 1989 il primo dei suoi 17 titoli dello slam battendo in finale Flach-Seguso in quattro set. La partnership con John proseguì con minor fortuna anche l’anno successivo fino a quando, al torneo di New Haven, Bridge decise di tentare l’avventura con un giovane connazionale che aveva già affrontato (e battuto) tre volte quando questi faceva coppia con Stoltenberg: Todd Woodbridge. La prima non fu affatto buona: opposti a Devries e Macpherson, i Woodies persero al primo turno 6-3/6-4. Un inizio non particolarmente incoraggiante, che li spinse a una repentina pausa di riflessione della durata di qualche mese. Prima di tornare insieme, Forde e Bridge fecero anche in tempo a ritrovarsi rivali, nella finale di Brisbane 1990: il più giovane (insieme a Stoltenberg) ebbe la meglio sul più anziano (che giocava con lo statunitense Brian Garrow) e festeggiò in quell’occasione la seconda vittoria nel circuito, dopo quella ottenuta sulla terra rossa di Casablanca con Simon Youl.
A distanza di quasi vent’anni, perdoniamo a Forde qualche lieve amnesia ma fu al sesto torneo insieme (e non al quarto, come avrebbe dichiarato durante la premiazione a Newport) che i Woodies misero il primo di una striscia record di 61 sigilli, eguagliata solo nel 2010 dai gemelli Bryan. Accadde a Bruxelles, nel febbraio del 1991. Da quel momento, pur concedendosi di tanto in tanto qualche scappatella (Forde giocò anche con Camporese, Bahrami e tornò alla vecchia fiamma Masur, per non parlare della volta che, insieme a Krajicek, sconfisse al primo turno di Los Angeles 1992 nientemeno che Bjorn Borg insieme al sudafricano Visser; Bridge, dal canto suo, vinse a Tokyo con Edberg e a Schenectady con Javier Sanchez), i Woodies diventarono quasi inseparabili e l’affiatamento diede frutti sempre più evidenti.
In casa (beh, non proprio: Mark è di Adelaide, Todd di Sydney…) a Flinders Park arrivò lo slam inaugurale: Australian Open 1992, Jones e Leach gli sconfitti in finale (che si vendicarono poi nella semifinale degli US Open). Il 6 luglio dello stesso anno Bridge diventò il numero uno della classifica ATP di specialità, emulato dal compagno poco più di quattro mesi dopo, il 16 novembre. Alla fine della stagione vinsero in Sudafrica le ATP Doubles Finals, perdendo il primo match del girone eliminatorio contro Jarryd e Fitzgerald e, come buona regola del Master vuole, vincendo la finale contro gli stessi avversari in cinque set.
Dato che non tutte le ciambelle vengono col buco, agli Australian Open 1993 i due neo-maestri furono cacciati subito dal torneo da Muller-Javier Sanchez e nemmeno il ko in semifinale a Parigi contro i tedeschi Goellner-Prinosil venne preso particolarmente bene ma la trionfale campagna sull’erba inglese fece dimenticare ogni amarezza. Di nuovo impegnati alle ATP Finals, stavolta la legge del Master venne sconfessata e gli “orange” Eltingh-Haarhuis li sconfissero senza appello sia nel girone che in finale.
Gli stessi olandesi gli inflissero un’altra delusione nella finale degli US Open 1994, dopo che Forde e Bridge avevano però difeso vittoriosamente il titolo a Wimbledon. Per le loro caratteristiche tecniche, pur disimpegnandosi al meglio su ogni superficie, i Woodies sapevano esprimere il loro miglior tennis sull’erba. E quindi ai Championships, torneo che si aggiudicheranno insieme ben sei volte, di cui cinque consecutive tra il 1993 e il 1997 e l’ultima nel 2000.
Scorrendo il lungo elenco di vittorie dei due australiani, non è affatto semplice identificarne la stagione migliore. Dal 1992 al 1997 vinsero almeno uno slam all’anno, con le doppiette Wimbledon-US Open del 1995 e 1996 (anno in cui misero a segno anche la prestigiosa accoppiata Indian Wells-Miami, oltre al Masters di Hartford e la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Atlanta), ma forse il 2000, dopo due stagioni a secco di slam e con la sola Coppa Davis del 1999 come trofeo prestigioso, regalò loro la soddisfazione più grande con il sospirato trionfo al Roland Garros in finale sul solito Haarhuis che faceva il paio con Sandon Stolle; era l’unico grande torneo che mancava alla loro preziosa collezione di gioielli. Sulle ali dell’entusiasmo, Bridge e Forde rivinsero a Wimbledon (e a farne le spese in finale furono di nuovo Haarhuis-Stolle) e chiusero il loro sodalizio alzando insieme per l’ultima volta un trofeo a Cincinnati e conquistando la medaglia d’argento alle Olimpiadi di Sydney. La sconfitta patita in finale contro i canadesi Lareau-Nestor (5-7/6-3/6-4/7-6) fu l’ultima partita che i Woodies giocarono insieme.
Poi Forde si trascinò alla fine del 2000 perdendo due volte al primo turno (Stoccarda e Lione) insieme a Rafter e cedendo, con Sandon Stolle, agli spagnoli Balcells-Corretja nella finale di Coppa Davis sulla terra rossa di Barcellona. Si chiuse così la carriera di Mark Woodforde, che fu anche un singolarista più che dignitoso: la semifinale del 1996 a Melbourne, ottenuta a spese di Philippoussis ed Enqvist e persa con Becker, fu il suo miglior risultato negli slam mentre nel circuito disputò ben nove finali, vincendone quattro (Auckland, due volte Adelaide e Filadelfia) con un best-ranking in carriera ottenuto il 22 aprile 1996, quando raggiunse il numero 19 della classifica ATP. Per lui anche Grande Slam in carriera nel doppio misto: Australian Open 1992 (con Nicole Provis) e 1996 (con Larissa Savchenko); French Open 1995 (di nuovo con Savchenko); Wimbledon 1993 (con Martina Navratilova) e US Open 1992 (ancora con Provis).
Queste le sue cifre conclusive: 319 vittorie e 312 sconfitte in singolare; 647-248 in doppio; 77-27 in doppio misto.
Quando il trentacinquenne Forde appese la racchetta al chiodo, Bridge non aveva ancora trent’anni. Si trattava dunque di trovare un nuovo partner e la scelta fortunata ricadde sullo svedese Jonas Bjorkman. Con quest’ultimo, Todd si impose subito agli Australian Open del 2001 e, soprattutto, infilò una tripletta consecutiva a Wimbledon (dal 2002 al 2004), portando a nove successi complessivi nella specialità, record assoluto del torneo e uno in più dei mitici fratelli Doherty. Dopo quattordici successi insieme allo scandinavo (tra cui due anche gli US Open del 2003, due Montecarlo e un Parigi Bercy) e uno con Paul Hanley, Bridge colse l’ultima ciliegina di una carriera incredibile vincendo a Sydney, nel 2005, insieme all’indiano Bhupathi. Un anno e qualche mese prima aveva alzato al cielo la seconda insalatiera, conquistata sull’erba stesa nella Rod Laver Arena per favorire la vittoria (3-1) sulla Spagna.
Proprio con Bhupathi, Todd disputò il suo ultimo match di doppio maschile in carriera perdendo al secondo turno di Wimbledon da Huss-Moodie. Qualche giorno dopo, nei quarti del misto, toccò l’ultima pallina ufficiale insieme alla connazionale Samantha Stosur, sconfitto dall’amico Bjorkman (che faceva coppia con Lisa Raymond) con il risultato di 6-2/7-6, con un tie-break che finì 15-13. In doppio misto aveva vinto in precedenza sei major: French Open 1992 e Australian Open 1993 (con Arantxa Sanchez Vicario); US Open 1993 e Wimbledon 1994 (con Helena Sukova) e altri due US Open (1990 con Elizabeth Smylie e 2001 con Rennae Stubbs).
Anche per lui il doppio fu moltissimo ma non tutto e alcuni numeri in singolare lo accomunano al compagno: stesso best-ranking (numero 19 ATP, il 14 luglio 1997), stesso numero di finali nel circuito (9, ma due sole vittorie, a Coral Springs e Adelaide) e una semifinale come miglior risultato negli slam (a Wimbledon 1996, dove perse con Sampras dopo aver sconfitto Chang, Rafter e Kiefer).
Queste le sue cifre conclusive: 244-236 in singolare; 782-260 in doppio; 131-52 in doppio misto.
I Woodies sono anche stati nemici otto volte in singolare, con un bilancio di 6-2 per il più giovane. Forde vinse il primo match (la semifinale di Brisbane 1989, 6-1/6-3) e l’unico giocato in uno slam (secondo turno agli US Open 1992, 6-3/6-2/7-6). Bridge si impose 1-6/6-4/6-3 nella semifinale di New Haven 1990; 7-5/7-5 nei quarti di finale del challenger di Indian Wells 1992; 1-6/7-5/7-5 nella semifinale di Coral Springs 1995; 6-3/2-6/6-4 nella semifinale sull’erba di Nottingham, sempre nel 1995; 6-3/4-6/5-3 e ritiro di Mark al secondo turno di Long Island dello stesso anno e, infine, 6-3/7-5 al primo turno degli Open del Canada 1996.
Leggi anche:
- None Found