L’eco dell’impresa di Vladivostok con la vittoria in rimonta sulla Spagna di Robredo non si è ancora spenta nelle dichiarazioni del mondo tennistico russo, destinata a mantenersi anzi viva come un fuoco eterno fino alla sfida di ottobre contro l’Italia che varrà un posto tra le prime sedici compagini del mondo. L’eminenza grigia della federtennis moscovita, Šamil’ Tarpiščev ha già tenuto una conferenza stampa di pre-presentazione dell’incontro che verrà e che la Russia giocherà in casa visto che l’ultimo incontro tra le due compagini (e finora unico dell’era post-sovietica)risale al primo turno del 1996 quando l’Italia capitanata da Panatta e composta da Furlan, Nargiso e Gaudenzi ebbe la meglio per 3-2 sui campi del Foro Italico sulla Russia di Kafelnikov (che vinse entrambi i suoi punti in singolare) e Chesnokov. Forte del fattore campo Tarpiščev potrebbe apparecchiare agli azzurri una sistemazione non proprio comoda come quella destinata agli spagnoli nella città di Vladivostok, trasferta che dall’Europa occidentale è equiparabile a un viaggio a Pechino.
“Non escludo che giocheremo nuovamente nell’Est del Paese” ha dichiarato il presidente della federtennis russa durante la suddetta conferenza stampa. “Sono dell’idea di evitare le città principali perché in quelle più piccole il peso della stampa è minore e quindi sarebbe minore la pressione sui giocatori più giovani”.
È chiaro comunque, oltre le dichiarazioni di facciata e anche senza voler fare abuso di malizia, che la scelta di una sede nell’entroterra dello sconfinato territorio russo significherebbe un vantaggio competitivo da non sottovalutare. Attualmente uno dei nomi che sembrano più papabili è quello di Chabarovsk, città a oltre 8500 km da Mosca.
Al di là delle valutazioni sui fattori ambientali che naturalmente saranno più puntuali quando la sede verrà ufficializzata, ora come ora è più utile concentrarsi sugli avversari che Fognini, Seppi e compagnia cantante potrebbero trovarsi di fronte il prossimo autunno quando sarà in palio un posto nel World Group 2016 di Coppa Davis.
Evgenij Donskoj
Il brutto anatroccolo del tennis russo è stato il vero e inaspettato eroe del piccolo miracolo ottenuto contro la Spagna con il punto conquistato in doppio assieme a Kravchuk contro una coppia niente affatto banale come quella composta dagli iberici Marc Lopez e David Marrero e soprattutto con quello di singolare strappato in quattro set a Tommy Robredo nella terza giornata di incontri. Agli occhi dei più Donskoj non ritroverà mai più in carriera il lustro e il tennis che nel 2013 l’avevano portato alla posizione numero 65 del ranking mondiale prima dell’involuzione che l’ha ritrascinato sotto di un centinaio di gradini in classifica. E il tennista moscovita, fino allo scorso week-end, non sembrava stare percorrendo una stagione in grado di raddrizzare la china e il giudizio degli scettici con una sola finale nel challenger uzbeko di Karshi (persa dal connazionale Gabashvili) a far fronte a una serie di risultati inopinatamente mediocri in giro per il circuito. Se la vittoria contro Robredo ridarà fiducia e continuità a un ragazzo che ancora 26enne sembrava consumato da se stesso non sarà un avversario semplice per nessuno degli azzurri, saranno i prossimi mesi a darci qualche sensazione in più.
Andrej Rublëv
Non si sta facendo molti amici in giro per il circuito il giovane che sempre più appassionati amano paragonare a Safin, ma poco importa in una stagione che –tra alti e bassi- lo sta proclamando il miglior tennista della classe 1997, diversi passi avanti al coetaneo Zverev che l’anno scorso di questi tempi impressionava ad Amburgo ma poco altro ha fatto per confermare quanto allora mostrato. Tornando al giovane Andrej, la vittoria in tre set contro Andujar che è valsa il punto decisivo per la Russia sul 2 pari è il segno che questo ragazzo ormai non teme più di tanto i palcoscenici importanti forte anche della sua famigerata sfacciataggine. Per quanto promettente e cristallino sia il suo talento, in condizioni normali non dovrebbe spaventare più di tanto i nostri uomini di punta, ma con un ragazzo con questi ritmi di crescita e la stagione a corrente alternata degli azzurri tutto può succedere. È probabile che Tarpiščev lo convochi nuovamente e lo schieri nuovamente come titolare in singolare.
Tejmuraz Gabašvili
Classifiche alla mano, il numero 1 di Russia è lui, il naturalizzato georgiano che ha raggiunto a trent’anni suonati la posizione n.50 del ranking mondiale. Ufficialmente assente dal novero dei convocati per la sfida con la Spagna per via di un contratto che lo impegnava in quei giorni in un torneo di esibizione negli Stati Uniti, non è in realtà molto chiaro il rapporto del tennista originario della Georgia con la federazione russa, resta il fatto che l’ultima presenza in Davis di Gabašvili risale al gennaio dello scorso anno nel match di primo turno del gruppo 1 contro la Polonia.
Karen Khačanov
Assieme a Rublëv è uno dei giovani più attesi della nuova leva di tennisti russi, ma a differenza del brillantissimo quasi coetaneno, Khačanov non è ancora riuscito nel grande salto e, a parte ottimi risultati a livello Futures, non ha ottenuto grandi risultati in carriera e nel 2015 nello specifico. Mandato in campo nel secondo singolare del venerdì contro Pablo Andujar, Khačanov ha opposto ben poca resistenza alla volontà dell’iberico di conquistare il punto del 2-0 per la Spagna e difficilmente verrà riconfermato nella sfida delicata contro l’Italia, a meno di exploit memorabili che però sembrano ben lontani dal poter avvenire davvero.
Michail Južnyj
Sembra quasi beffardo inserirlo in questa lista di papabili visto che il suo 2015 sembra un incubo senza fine con una sola occasione finora in cui ha giocato più di due partite nella stessa settimana, successo a Zagabria nel locale ATP250 giocato tradizionalmente sul carpet indoor subito dopo gli Australian Open. Eppure il nome del soldato Miša è sempre sulla bocca degli appassionati russi di tennis al punto che ogni sua mancata convocazione in Davis fa il proverbiale rumore di un albero che cade in mezzo alla foresta silente, come fu per Baggio ai mondiali del 2002. Difficilissimo comunque immaginare che la stagione di Južnyj possa sterzare al punto di renderlo papabile per la sfida di Davis contro gli azzurri, anche perché come abbiamo visto la concorrenza non sta a guardare.
Andrej Kuznecov
Un discorso simile a quello fatto per Južnyj vale anche per Kuznecov, per quanto la stagione del tennista di Tula sia stata comunque più proporzionata alle sue aspettative rispetto a quanto successo al più nobile compagno di sventure. Con un terzo turno al Roland Garros perso da Rafa Nadal come miglior risultato stagionale comunque non è certo la freccia più appuntita nella faretra di capitan Tarpiščev e se Donskoj dovesse consolidare la fiducia acquisita contro la Spagna per Kuznecov si appiattiscono anche le probabilità di entrare in squadra come riserva.
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