Sono ancora quattro i tornei Challenger che si disputeranno in Italia da qui a fine stagione (BFD Challenger a Roma sulla terra battuta; Ortisei, Brescia ed Andria sul veloce indoor) e dunque possiamo già trarre un bilancio personalizzato sulle prestazioni degli azzurri, fornendo anche una panoramica sui risultati ottenuti dagli stranieri nei “nostri” eventi.
Il “Re dei Challenger” è stato senza dubbio Marco Cecchinato, 24 anni, 99 ATP (best ranking 82) che ha vinto a Roma 1 (al TC Garden nella Capitale) in primavera, ma ha comunque proseguito durante l’estate con ottimi piazzamenti e performance: finale a Todi persa da Delbonis, finale a Como persa dal portoghese Sousa (più una finale ad Ostrava persa da Travaglia) semifinale a Francavilla e Milano e quarti a Biella, Caltanissetta e Barletta; proprio questa costanza di risultati a nostro parere gli vale la palma del miglior azzurro in ambiente Challenger.
Cecchinato sta ulteriormente crescendo sotto tutti i punti di vista dopo la parentesi extratennistica legata alle indagini su presunte irregolarità che lo ha bloccato nella scorsa stagione almeno sul piano della pressione emotiva. Ha infatti raggiunto un buon secondo turno ad Umago e fatto terzo turno di quali a Parigi.
Dovendo trovare un lato su cui migliorare, lanciamo una piccola riflessione: perché non provare una programmazione più azzardata? Il lato positivo sarebbe testarsi su un livello superiore uscendo dalla zona di comfort dei Challenger dove Marco conquista vittorie spesso e volentieri, il rischio quello di fare meno punti e meno soldi. Possiamo infatti immaginare che almeno le prime uscite potrebbero rivelarsi dei flop, qualche sconfitta in serie al primo turno costerebbe posizioni in classifica e soldi: nei Challenger Marco ha guadagnato €44.000 lordi e conquistato la maggior parte dei punti che gli consentono di essere in Top-100 e di avere ottime chances di entrare direttamente nei tabelloni principali degli Slam, vero obiettivo di ogni giocatore PRO al fine di essere in netto attivo in stagione: pensate che a Wimbledon, entrato in tabellone direttamente Marco ha incassato la bellezza di €35.000 pur uscendo al primo turno.
Si capisce bene il motivo di una programmazione incentrata sui Challenger, però un po’ di fiducia in più non guasterebbe per il siciliano.
Alessandro Giannessi, spezzino di 27 anni, 93 ATP (best ranking 84), può senza dubbio essere soddisfatto della stagione primaverile ed estiva, dove ha ottenuto 2 finali (Caltanissetta e Francavilla) a livello Challenger e soprattutto una ottima semifinale al 250 di Umago che ha dato lustro, denaro e punti. Giannessi è senza dubbio uno dei tennisti italiani più solidi e sulla amata terra battuta attualmente vale ampiamente i primi 70 del mondo. Per lui vale lo stesso discorso fatto per Cecchinato: ha necessità di garantirsi l’accesso ai tabelloni degli Slam, e per questo deve saggiamente alternare nella programmazione tornei Challenger e tornei ATP.
Matteo Berrettini, 21enne romano, allievo di Vincenzo Santopadre e seguito attentamente dalla FIT nel progetto over 18 supervisionato dal top coach Umberto Rianna, attualmente al best ranking 139 ATP, ha fatto il suo exploit anche in questo scorcio di stagione (dopo le grandi prestazioni di Brescia e Andria sul finire dello scorso anno) con la vittoria al torneo Challenger di San Benedetto del Tronto che abbiamo seguito giorno per giorno qui su Spaziotennis, dove ha conquistato il trofeo senza perdere un set e soprattutto dimostrando una qualità eccezionale sia sul piano squisitamente tecnico (schema servizio-diritto che funziona anche sulla terra) che su quello dell’atteggiamento in campo.
Sul cemento outdoor poi è andato benissimo anche a Portoroz dove ha fatto finale e a Segovia con la semifinale. Buona prestazione anche a Vicenza con il raggiungimento dei quarti. Ora c’è un finale di stagione in cui ciò che dovrà dimostrare, in primo luogo a se stesso, è il poter giocare con continuità a questi livelli, gestendo il proprio corpo e limitando qualche infortunio, con la prevenzione, che finora lo ha frenato. Ha cambiali in scadenza per i punti conquistati sul finire dello scorso anno, sia in Futures che in Challenger, e gli bastano un paio di tornei giocati benino da qui alla fine per iniziare la prossima stagione con buone prospettive ed essere testa di serie in numerosi Challenger. Perché oltre ai doverosi tentativi di entrare negli Slam attraverso le quali, è nei tornei Challenger che Matteo dovrà lottare per fare punti, esperienza e pelle dura.
Stefano Travaglia, ascolano di 25 anni, 125 ATP, suo best ranking, dopo numerosi infortuni ha finalmente trovato, anche grazie al coach Gorietti che lo segue a Foligno, una sua dimensione anche a livello Challenger, dopo aver dominato nella parte iniziale della stagione il circuito Futures: ha vinto Ostrava, quarti a Biella, semifinali a Francavilla, e poi l’exploit di Wimbledon, con la qualificazione e poi una sconfitta al quinto set da Rublev, seguito dal secondo turno degli US Open partendo dalle qualificazioni, battendo al primo turno anche il numero 1 azzurro Fabio Fognini: €120.000 incassati di prize money e la consapevolezza di potersela giocare con tutti.
“Steto” è ancora giovanissimo e pur subendo ancora qualche stop nelle performance dovuto ad una forte emotività da controllare bene (come ha evidenziato il torneo casalingo di San Benedetto dove da padrone di casa è stato vittima della pressione) appare ormai verso la strada della maturità, sia come uomo che come atleta, e come si sa le due cose vanno spesso di pari passo.
Luca Vanni, 32 anni numero 151 ATP (best ranking 100) ha cambiato coach da agosto, passando da Fabio Gorietti a Stefano Baraldo, considerato un fenomeno come preparatore atletico da molti anni e da qualche tempo anche uno stimato coach. Non dimentichiamoci che Baraldo è stato uno degli allievi prediletti del preparatore atletico top mondiale che risponde al nome del prof. Salvatore Buzzelli dal quale ha appreso i segreti della preparazione atletica di altissimo livello.
L’unico acuto dell’estate era arrivato a Recanati, nell’unico Challenger italiano sul cemento outdoor. Dopo, solo qualche secondo turno e una eliminazione al primo turno di quali a Flushing Meadows.
Luca ha bisogno di ritrovare serenità e fiducia perchè uando sta bene è un osso duro per tutti.
A fine anno ha due scadenze pesantissime, 180 punti a novembre, quando scadono le cambiali di Brescia e Andria, i due Challenger sul veloce indoor in cui nel 2016 trionfò.
Saprà rinnovarsi Lucone? Se la passione è rimasta la stessa siamo sicuri di sì. I suoi occhi tradiscono un’anima fanciullesca, un entusiasmo ragazzino per il tennis, scevro dall’ansia dei risultati e questo depone a favore di chi, come noi, sostiene che Lucone potrà ancora dire la sua nel panorama internazionale. Ha appena dovuto rinunciare al Challenger di Istanbul per un problema al bicipite femorale e speriamo di vederlo presto in campo.
Stefano Napolitano, 22 anni, biellese, 170 ATP (best ranking 152). Come abbiamo scritto più volte Stefano, per anni allenato dal papà Cosimo, presso I Faggi di Biella, dove organizza anche l’importante Challenger locale, e da qualche anno ormai seguito dal team di Piatti e da Cristian Brandi in particolare, è tra i giovani azzurri quello che ha intrapreso il percorso più coerente.
Una crescita continua, attraverso miglioramenti tecnici, sia sul servizio sia sul diritto, un rovescio ancora splendidamente implementato, e uno sviluppo sul piano atletico. Questo ha coinciso con la maturità del ragazzo che pian piano si sta facendo sempre più determinato e sicuro. Non è così importante secondo noi per Stefano entrare subito nei top 100, sebbene sarebbe una iniezione di fiducia non indifferente; è più importante continuare a vincere le partite che deve vincere con la logica dei piccoli passi. La sua primavera/estate è culminata nella qualificazione al Roland Garros, spingendosi fino al secondo turno, condita con qualche buona prestazione qua e là, come le semifinali ai Challenger di Genova proprio la settimana scorsa e a Vancouver. Stefano ha fatto una programmazione anche abbastanza ambiziosa, cercando qualificazioni agli ATP e vincendo diverse partite. L’unica cambiale importante, da 90 punti, è quella di Ortisei che scade a Novembre. Ha più di un torneo per racimolare i punti per entrare in top 150 o avvicinarcisi. Il suo coach Cristian Brandi ci ha confermato che da novembre sarà impegnato in una preparazione invernale di altissimo livello.
Salvatore Caruso, siciliano di Avola, allenato dal suo coach storico Paolo Cannova, 167 ATP (best ranking 156), ora a 24 anni, appare sempre più maturo e convinto dei propri mezzi. E’ uno dei ragazzi meno “spinti” dalla critica, ha un gioco molto complicato per gli avversari, perché sa far tutto, e spesso sorprende quelli che poco lo conoscono. Non tutti qualche anno fa avrebbero scommesso sul suo ingresso nei top 200, ma chi lo conosce bene lo apprezza per la grandissima voglia, abnegazione ed uno spirito da vincente. Un combattente nato.
Ha conquistato una buona finale a Biella, persa da Kraijnovic, ha fatto semi a Recanati sul veloce outdoor, e quarti a Perugia perdendo solo dal serbo Djere in formissima. Il tutto incastonato in tentativi di qualificazione agli Slam con prestazioni positive pur senza acuti particolari. Lo scorso anno Caruso provò una tournèe americana con buoni risultati che ora dovrà difendere, oltre a diversi punti fatti ad Ortisei e Brescia 2016. Sul cemento il ragazzo si difende bene, è forse la sua superficie preferita e siamo sicuri che starà sempre lì a non mollare un 15. C’è da aggiungere che le doti da combattente si sposano anche con un carattere tranquillo fuori dal campo, non avvezzo alle estremizzazioni, e con un tocco ed una mano migliorabili ma già ottimi.
Il suo coach Paolo Cannova ci ha parlato di un Salvatore che non si accontenta e che vuole ancora salire di livello, rimanendo al tempo stesso umile e determinato. La chiave sta nel lavorare quotidianamente nel modo giusto, allenando tutte le qualità tecniche e atletiche, e soprattutto cercando di curare tutti i dettagli della professione del tennista a 360 gradi. La sua programmazione futura dipenderà direttamente dalla classifica, cercando se possibile qualche avventura negli ATP 250.
Lorenzo Giustino, 198 ATP (best ranking 165), 26 anni, cresciuto tennisticamente in Spagna all’Accademia di Bruguera, ha avuto una discreta stagione, con 4 semifinali raggiunte a livello Challenger (Barletta, Heilbronn, Vicenza e Cordenons) e una buona qualificazione all’ATP 250 di Gstaad. Lorenzo ha bisogno di stare al massimo fisicamente per esprimere il suo miglior tennis ed appare pronto anche lui per tentare un salto a livello ATP. Si esprime meglio su terra battuta, ma a nostro parere anche sul veloce può togliersi qualche soddisfazione. Deve ora difendere la finale di Sibiu ottenuta lo scorso anno, che gli è valsa 55 punti, sua miglior prestazione tra le 18 inseribili per calcolare il ranking.
Tra gli altri azzurri che si sono messi in evidenza nei Challenger abbiamo l’esempio per tutti Paolino Lorenzi, che oltre a far benissimo nei tornei maggiori come dimostrano i sedicesimi di finale conquistati a Flushing Meadow, ha conquistato il trofeo nel ricco Challenger di Caltanissetta. A Cortina si è messo in evidenza Matteo Viola conquistando la semifinale. Bolelli in Italia non è andato benissimo, però ha fatto semi a Santiago del Cile, quarti a Ostrava e Scheveningen e poi si è messo in mostra negli Slam, dimostrando che il suo posto è nel tennis che conta. Andrea Arnaboldi, sceso un po’ in classifica, ha avuto come massimo traguardo le semi in Florida e a Biella, in entrambi i casi partendo dalle qualificazioni, oltre ad un’altra semifinale in Messico: appare ancora lontano dalle sue performance migliori ma è in crescita. Bellotti ha costruito la sua classifica attualmente 253 ATP con prestazioni super nei Futures, e nei Challenger ha spesso faticato e come migliore risultato ha i quarti ottenuti a Roma (Garden) e in Australia (Launceston). Il tanto atteso Quinzi ha raggiunto il suo best ranking al numero 226 in Maggio 2017, dopo i quarti conquistati al Challenger di Roma Garden, e di Mestre: poi ha aggiunto anche una semi a Lisbona, e questo dimostra che il suo 2017 è stato positivo. Ora è fermo per un problema fisico, come ci ha confermato Gorietti che lo segue a Foligno. Federico Gaio non ha confermato i grandi risultati del 2016, e Bega ha decisamente cercato maggiore fortuna nei Futures, partecipando a pochi Challenger. I due allievi di Puci, Donati e Eremin, sono stati un po’ frenati dagli infortuni: per Matteo Donati 4 quarti di finale conquistati in questa stagione (Genova, Como, Vicenza e Francavilla) che gli valgono la posizione 347 ATP; per Dodo Eremin annata che si stava rimettendo nei giusti binari con una splendida vittoria con prestazioni di livello in un 25mila dollari in Francia, seguita purtroppo con un infortunio al ginocchio al Challenger di Segovia dove si era qualificato e stava vincendo nel primo turno contro Ghem: il campione piemontese è più motivato che mai, si sta rimettendo e può essere una delle grandi sorprese della prossima stagione. Per Gianluca Mager migliore prestazione a Milano, con i quarti di finale, mentre Andrea Basso e Adelchi Virgili hanno raggiunto il loro best ranking proprio in queste settimane: per il ligure Basso, allievo di Nargiso, 23 anni e numero 366 ATP, ottimi quarti di finale nel torneo casalingo di Genova, mentre per il magnifico Virgili, punti veri conquistati nei Futures, che gli valgono quasi la top 400 al momento, e qualche apparizione a livello Challenger, dove pur non facendo faville fa sempre il record di spettatori. Lorenzo Sonego ha salvato la stagione con i quarti di Manerbio, mentre il giovanissimo italo americano Caruana (19 anni) ha fatto il suo exploit nel Challenger di Todi. Da menzionare i progressi di Gianluca Di Nicola che è numero 662 ATP, ma ha cercato una programmazione ambiziosa giocando molto bene nelle quali Challenger, qualificandosi in varie occasioni più un bel primo turno superato a Milano. Anche Andrea Pellegrino e Andrea Vavassori ci sono sembrati molto saliti di livello, pronti la prossima stagione a guadagnarsi punti pesanti nei Challenger nostrani, e non solo applausi come in questa stagione. Buoni quarti di finale a Mestre per Julian Ocleppo che non è più solo il figlio di Gianni davisman azzurro, ma è una realtà del nostro tennis (in coppia con Vavassori molto bene anche in doppio).
Tra gli stranieri la palma del miglior giocatore a livello Challenger in Italia va al portoghese Pedro Sousa, che ha vinto Francavilla e Como, con un gioco non spettacolare, piatto tanto da far pensare ad un giocatore da veloce, basato su regolarità e contrattacco. Lo spagnolo Carballes Baena ha vinto Cortina, e ha fatto finale a Manerbio e Cordenons, mentre ha destato grande impressione il serbo Djere con un torneo di Perugia perfetto seguito da finale a San Benedetto del Tronto. Da citare la prima vittoria a livello Challenger per il croato d’Italia Galovic che ha trionfato a Recanati.