di Alessandro Nizegorodcew (articolo tratto dalla rivista “Il Tennis Italiano“)
“Vado a Washington e gioco con un italiano che viene dalle qualificazioni, di nome Andrea Stoppini. Mi batte come se a venire dalle qualificazioni fossi io.” Così Andre Agassi descrive in “Open”, la sua discussa e appassionante autobiografia, la sconfitta nella “sua” Washington contro il tennista italiano. Per il kid di Las Vegas si è trattato di un piccolo passo falso in una folgorante carriera, ma per “Stoppo” è stato il coronamento di un sogno.
Torniamo indietro a quel 2 agosto 2006. Andrea arriva da una stagione non del tutto positiva. I risultati stentano e decide che è il momento di cambiare, di provare a fare il salto di qualità. Per anni era stato accusato di non viaggiare, di non fare la vita del professionista. “Dissi al mio compagno di allenamenti Beppe Menga di voler andare negli Stati Uniti” – racconta Andrea – “Volevo misurarmi sul cemento, vedere posti nuovi e affrontare tennisti di livello assoluto. Volevo tentare nuova avventura, perché nella vita si ha sempre paura di ciò che non si conosce.” Dopo la finale del challenger di Winnetka, Stoppo tenta le qualificazioni nel torneo Atp di Washingotn, che Andre Agassi aveva vinto 5 volte. Stoppo passa le “quali” e affronta al primo turno Goldstein. “Avevo visto subito che in ottavi avrei potuto affrontare Agassi. Conoscevo il mio avversario di primo turno e sapevo di poterlo battere.” E in effetti Stoppini regola agevolmente Goldstein. Al prossimo turno c’è Agassi. “Ero tranquillo perché sapevo di non avere alcuna possibilità di vittoria, volevo solo confrontarmi con uno dei migliori tennisti di sempre. Il mio obiettivo era di non prendere 60 60. Volevo vivermi lo stadio pieno, le emozioni del campo.” Andrea non ha paura, sta per realizzare un sogno. Gli astri sono favorevoli, perché quando si reca al desk per prenotare un campo di allenamento… “Vidi Safin + looking e aggiunsi il mio nome. Riscaldamento con Marat e match contro Agassi. Una giornata perfetta!”
Menga rientra in Italia, ma al torneo sono presenti due giovani italiani promettenti: Fabio Fognini e Gianluca Naso, venuti a fare esperienza negli States con coach Leonardo Caperchi. Leo promette ad Andrea di seguire almeno il primo set in tribuna. Siamo a pochi minuti dal match. “Mi chiamarono alla porta del campo centrale e mi ritrovai di fronte ad Agassi. Incrociammo gli sguardi, io ero imbarazzato e dalla bocca non mi uscì nemmeno una parola, mentre lui mi chiese “How are you”? Neanche il tempo di rispondere che fu il momento di entrare in campo.” All’ingresso di Agassi il boato del pubblico è assordante. La tensione sale, ma Andrea è felice per l’opportunità. Osserva il pubblico e sorride. Guarda Caperchi in tribuna lanciandogli un cenno di intesa. La gente non smette di applaudire anche durante il riscaldamento e Agassi è costretto ad interromperlo per placare gli scatenati americani. La partita inizia. “Fin dai primi scambi mi accorsi che Andre non era in forma” – racconta Stoppo – “Servivo io e vinsi il primo game tirando un grande sospiro di sollievo. Il mio obiettivo era raggiunto: non avevo subito un 60 60. Pensai che da quel momento avrei solo dovuto divertirmi. Sul 5-4 per me salii 0-40 sul suo servizio, ma Agassi mise a segno 3 winners. Riuscii comunque a vincere il set, guardai Leo sugli spalti e scoppiai a ridere. Non ci potevo credere.” Caperchi cambia sguardo e fa segno a Stoppo di rimanere concentrato, lasciando intendere che non se ne sarebbe andato. All’inizio del secondo set il Kid spreca due palle break e spacca la racchetta. Andrea Stoppini batte incredibilmente Andre Agassi 64 63. “La standing ovation fu lunga ed emozionante; le tribune omaggiavano il loro campione per l’ultima volta. L’esito del match passò in secondo piano anche per me e quando lo raggiunsi sotto rete gli dissi che era stato davvero un grande onore. Rispose semplicemente good luck.”
Ad oggi le riflessioni di Andrea su questa vittoria sono più mature e si accorge che la svolta che sarebbe dovuta arrivare in fondo non c’è stata. Di contro, con il passare dei giorni, l’interesse dei media e i messaggi dei suoi cari gli hanno permesso di realizzare quale grande successo avesse ottenuto con le sue sole forze. “Essere stato lontano dall’Italia non mi ha fatto sentire quanto potesse valere una vittoria di tale prestigio.” Il nostro tennis è per fortuna anche questo: Andrea Stoppini ha realizzato un’impresa sensazionale che lo stesso Agassi ricorda nel suo libro e che in Italia non possiamo dimenticare. “Una volta in un film qualcuno ha detto” – conclude Stoppini – “che non bisognerebbe fare qualcosa di grande se non si è in grado di reggere le congratulazioni. E credo non ci sia cosa piu’ vera.”
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