A tradire l’azzurro, stavolta, è stata una infiammazione al ginocchio (presumibilmente al tendine rotuleo), che aveva già condizionato fortemente il match vinto al terzo turno, quasi miracolosamente, contro Mckenzie McDonald.
A far pensare è la lista di problemi fisici, che ormai si avvicina pericolosamente al numero di vittorie in stagione (che pure, va detto, sono tante).
La situazione non è allarmante, ma certamente preoccupante.
Jannik Sinner è sempre stato un soggetto fragile e il suo fisico ha bisogno di una cura minuziosa, giorno dopo giorno. Cambiare metodologia, dopo aver abbandonato il team Piatti per passare alla corte di Simone Vagnozzi, era un rischio calcolato; ma probabilmente nessuno si aspettava una serie così lunga di infortuni.
Proviamo a fare chiarezza ripercorrendo gli ultimi mesi di Sinner.
Jannik ha finito piuttosto tardi la stagione 2021, giocando con una continuità (e qualità) straordinaria all’inseguimento di un posto alle Nitto ATP Finals: vittoria a Sofia, ottavi a Indian Wells (eccezionalmente giocato a ottobre), vittoria ad Anversa, semifinale a Vienna (ricordate quel match assurdo perso con Tiafoe?); poi, un po’ cotto fisicamente (ma integro), ha perso al primo turno sia a Stoccolma che a Bercy (contro un Alcaraz scatenato). Ripescato alle Finals, ha giocato benissimo con Hurkacz (vincendo) e Medvedev (perdendo). E poi ancora la Coppa Davis con tre vittorie su tre match disputati, tra cui quello esaltante in rimonta contro Marin Cilic.
Perché tornare così indietro nel tempo? È presto detto: Sinner ha terminato molto tardi l’annata e ha svolto una preparazione fisica ridotta per poi partire a inizio 2022 per la trasferta australiana. L’idea era quella di effettuare un richiamo atletico al rientro da Melbourne. E invece in quel mese è accaduto di tutto. Prima il covid, che ha tenuto fermo Jannik per due settimane proprio nel momento in cui doveva ritrovarsi fisicamente; poi il cambio di team, che ha scombussolato l’azzurro in tutti i sensi possibili.
Lo si dice spesso anche nel calcio: quando si cambia preparatore atletico c’è una prima fase in cui gli infortuni sono all’ordine del giorno. Ma non perché chi è venuto dopo sia meno brava, semplicemente poiché il cambio di metodologia incide. Sempre.
Da Dalibor Sirola a Davide Cassinello, due professionisti di livello molto alto nella preparazione fisica. Da Claudio Zimaglia a Paolo Cadamuro per quanto concerne la figura del fisioterapista/osteopata.
Accusare non serve. Capire è fondamentale. Il problema alle vesciche, va detto, pare miglioratissimo grazie a plantari specifici studiati per Sinner.
Conoscersi, appunto. Umanamente, tecnicamente, tatticamente e fisicamente. Non a caso Simone Vagnozzi, nell’intervista realizzata in esclusiva a Parigi qualche giorno fa (clicca QUI per leggere l’articolo integrale), aveva dichiarato: “C’è bisogno di tempo. Anche il preparatore fisico, Davide Cassinello, ha avuto bisogno di qualche settimana di lavoro per capire come Jannik rispondesse a determinati stimoli fisici. Durante i tornei non è facile lavorare a livello atletico, soprattutto perché Sinner va quasi sempre avanti. Bisogna ritagliarsi degli spazi, ma per il momento è stato difficilissimo. Non c’è stato tempo. Anche sul piano fisico adesso conosciamo meglio Jannik, sappiamo come gestire il suo corpo prima, durante e dopo il torneo. La base è comunque buona: per essere un ragazzo di un metro e novanta si muove bene in campo, ma può migliorare tanto. Altri giocatori sono più potenti e resistenti, ma Jannik ha 20 anni e crescerà. Non dobbiamo prendere come paragone Carlos Alcaraz, che fisicamente è già un uomo fatto e finito. Un passo alla volta, senza fretta, crescerà anche sotto questo aspetto”.
Sembra una continua rincorsa. Cosa fare dunque per smettere di inseguire una condizione ideale? Si potrebbe pensare di saltare totalmente la stagione su erba. È l’anno giusto per farlo, dato che Wimbledon non darà punti ATP e non conterà dunque né per il ranking mondiale né per la Race to Torino. Si tratterebbe di un mese abbondante per curarsi, ritrovarsi fisicamente e svolgere una preparazione atletica importante così da tornare al top per il cemento americano o sulla terra europea. Non è una decisione semplice (dipenderà anche dalla gravità del problema al ginocchio), anche perché gli sponsor (se ne è parlato tanto) non amano vedere un proprio tennista di punta sparire dai radar. In questo momento, però, Jannik deve pensare a guarire, rinforzarsi e poi sfiammare in campo.
Sui Social Network e tra gli addetti ai lavori sale l’allarmismo, che va però ridotto immediatamente a semplice preoccupazione. Deve salire il livello di attenzione sul fisico di Jannik, che trovare un po’ più di forza (senza esagerare) nonché di resistenza. E soprattutto serve dedicarsi alla prevenzione, vero punto cardine della crescita di Sinner.
A tennis, però, lo si è visto, può essere devastante. E sta anche migliorando sotto tanti aspetti. Bisogna curare però il contorno in ogni minimo dettaglio, senza fretta. Questo è il momento di costruire, ci sarà poi tanto tempo per raccogliere. Pesantemente. Simone Vagnozzi è persona preparata e molto intelligente. La sua non è un’impresa semplice, ma l’impressione è che possa uscirne, insieme a Jannik, nel migliore dei modi.
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