di Andrea Villa
La parola simposio richiama alla mente l’antica Grecia, il banchetto a cui partecipavano i cittadini della polis, in cui la conversazione era colta e arguta, nel tentativo di nobilitare l’esistenza dell’uomo. Partecipare ad un convivio riservato a maestri di tennis è sempre interessante, soprattutto quando i relatori hanno nomi importanti, e molte esperienze da trasmettere. Nonostante fosse alla dodicesima edizione, per me è stata la prima volta, contento di poter aggiungere qualcosa al mio bagaglio, da offrire poi ai ragazzi che alleno ogni giorno. Gli interventi ascoltati sono stati tutti di ottimo profilo, ben strutturati e non banali, capaci di stimolare l’attenzione dei circa 200 insegnanti presenti. Chip Brooks è il direttore dell’Accademia di Bollettieri, ma soprattutto il coach di Jelena Jankovic, che con lui è salita fino al numero 2 della classifica Wta.
(Chip Brooks)
È una persona molto energica, simpatica e disponibile al confronto, e soprattutto preparata; il suo intervento è stato diviso in due parti, una generale presentazione della filosofia del metodo Bollettieri e poi alcuni suggerimenti pratici su come modificare la tecnica dei colpi, anche su agonisti di livello alto. Mentre scorrevano i filmati e le diapositive, ho cercato di segnarmi le cose più curiose, diverse da quelle che sento ogni giorno sul campo; negli Stati Uniti non c’è mai stato un tennista under 12 fra i primi al mondo, perché a quell’età per loro non è importante vincere, preferiscono costruire il giocatore per il futuro.
Pete Sampras ha cominciato a rendersi conto delle sue possibilità a 16 anni, nessuno ricorda i precedenti risultati, poiché sono stati praticamente nulli. Maria Sharapova è entrata all’Accademia a 9 anni, e sembrava una bambina uscita da una pubblicità sulla fame nel mondo, senza muscoli, solo nervi che muovevano ossa. Per alcuni mesi è stata fatta giocare soltanto con la mano sinistra, per cercare di rinforzare un po’ il gracile rovescio; le divisioni dei gruppi non vengono fatte per età, piuttosto per livello, mischiando maschi e femmine, che maturando prima garantiscono ai compagni maggiore disciplina negli allenamenti. Duecento persone lavorano al fitness degli atleti, oltre ad avere maestri specializzati nell’insegnamento di un colpo in particolare, definiti da Brooks dottori! Un genitore non dovrebbe vivere la propria vita e le conseguenti aspettative attraverso quelle dei figli, meglio avere un atteggiamento collaborativo e complice con i maestri, in modo da lasciar crescere i piccoli tennisti nella maniera più naturale possibile.
Molto piacevole anche la parte meno teorica, con qualche prezioso consiglio per modificare in meglio il gesto tecnico del diritto e del rovescio, ma soprattutto del servizio, colpo spesso sottovalutato nell’insegnamento italiano. Un intervento durato quasi tre ore, che ha chiuso la giornata di sabato, tra gli applausi convinti dei presenti, un po’ stanchi, ma felici per aver assistito a qualcosa di veramente utile. Domenica si è aperto con una bella presentazione del tennis su carrozzina, fatta dal maestro Claudio Rigolo, che ha spiegato i meccanismi del tennis da seduti, facendo anche una piccola lezione con alcuni atleti formidabili: un esempio di come la volontà riesca a superare qualsiasi barriera.
Poi Fabrizio Caldarone ha illustrato alcune strategie di marketing, e i meccanismi che portano le aziende a scegliere chi sponsorizzare e come vendere il prodotto in differenti realtà commerciali; simpatiche le immagini di Sela circondato a Tokyo da fan in delirio, e l’errore commesso in produzione per le racchette di Ferrero, fabbricate più corte con conseguente arrabbiatura dello spagnolo! L’esordio di Max Sartori è stato invece simile ad un filosofo greco, a un Socrate moderno; dopo aver fatto vedere un filmato delle ultime due vittorie negli slam da parte di Roger Federer, ha confessato il motivo per cui Seppi non riesce ad arrivare a quel livello di gioco. Il coach si è addossato le colpe, dicendo che sono sue gran parte delle responsabilità, per non essere riuscito a trasmettere al giocatore nell’età giusta, i valori necessari per crescere come solo i veri campioni sanno fare. In un altro video ha mostrato un giovanissimo Nadal parlare dopo una sconfitta, in finale contro un avversario molto più grande; lo spagnolo non ha cercato le solite scuse, semplicemente ha detto di aver perso a causa della maggiore bravura dell’avversario, in quel momento a lui superiore, e che andava bene così.
(Massimo Sartori)
Strano come approccio, come incipit per un simposio; curioso, ma bello sentire come lo sviluppo tecnico debba andare di pari passo con quello umano, da formare in momenti precisi, per permettere all’atleta autonomia nelle scelte, e capacità di assumersi responsabilità. Sartori si è dimostrato veramente umile, anche quando i maestri esprimevano dubbi sulle qualità di Seppi, e di conseguenza sul lavoro del suo mentore. La parte sul campo mi è piaciuta parecchio, spiegata con chiarezza, e portata avanti grazie ad un lavoro di anni. Semplici le dimostrazioni sui vari caricamenti dei colpi, su quali secondo lui siano le spinte da tenere in considerazione per costruire un gesto più efficace possibile. In conclusione c’è stato l’intervento di Daniel Romero, un preparatore atletico che lavora allAccademia Casal-Sanchez che ha illustrato alcuni metodi per prevenire gli infortuni nel tennis.
Purtroppo per motivi di lavoro, ho perso la relazione di Massimo Puci, coach di Golubev, a cui ha cambiato il rovescio da due a una mano, all’età di 19 anni, quando il giocatore aveva già vinto un paio di Futures, e anche quella di Alberto Castellani e Luca Mondazzi dell’Enervit. Sono stati comunque due giorni pieni di conoscenza e passione, di voglia di migliorare attraverso il confronto, occasioni che dovrebbero capitare più spesso.
Ringrazio Mauro Campanelli, perfetto organizzatore, che mi ha gentilmente invitato; un saluto a Mario, Beppe e Gian Battista, fedeli compagni di viaggio lungo l’impervia strada dell’insegnamento.
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