L’ultimo weekend di Fed Cup ha offerto molti spunti interessanti: nazioni ampiamente favorite alla vigilia ma franate di fronte ad avversarie sulla carta più modeste, grandi prestazioni da parte di tenniste esordienti nella manifestazione e figuracce off court come la versione errata dell’inno tedesco cantato a pochi minuti dall’inizio di USA-Germania. In questo articolo andremo ad analizzare prestazioni di tenniste capaci durante l’ultimo weekend di sorprendere avversarie e, forse, anche se stesse; non parleremo solo del Word Group I, la cosiddetta seria A di Fed Cup, ma ci focalizzeremo anche su tie giocatisi nel World Group II e nei gruppi zonali.
Sasnovich e Sabalenka
Alzi la mano chi pensava che la Bielorussia, certa l’assenza di Victoria Azarenka causa maturità, sarebbe stata in grado di qualificarsi per le semifinali del World Group I. Nel 2015 la nazionale dell’Est Europa è stata capace di emergere dall’inferno dei gruppi zonali grazie all’esperta ma non trascendentale Govortsova e alla stessa Azarenka, brave nell’eliminare ai playoff il Regno Unito di Konta e Watson. La risicata vittoria contro il Giappone ha permesso alla Bielorussia di affrontare nel 2016 prima un Canada orfano di Bouchard e poi una Russia priva della maggior parte delle sue stelle, arrivando a superare le due nazionali e a qualificarsi per la prima volta nella storia per il World Group I. Il sorteggio è stato decisamente benevolo con le bielorusse, dal momento che si sono trovate ad affrontare la cenerentola del World Group dello scorso anno, l’Olanda di Kiki Bertens. La squadra considerata come la più debole tra le 8 presenti al via della serie A di Fed Cup di quest’anno ha dovuto affrontare le tulipane senza l’apporto dell’indiscussa numero 1 del team Victoria Azarenka, affidandosi così ad Aliaksandra Sasnovich e alla giovanissima new entry Aryna Sabalenka. La Sasnovich partiva favorita ma non troppo contro una Kraijcek nuovamente schierata in singolare ed è emersa vincitrice in rimonta grazie ad una miglior condizione fisica e ad un gioco più continuo durante il corso dell’intero match. Le sorti dell’Olanda da anni sono nelle mani della Bertens, che prima di questo tie vantava un bilancio di 15 vittorie in 16 match nella massima competizione a squadre femminile. La sua avversaria di sabato, la classe 1998 Sabalenka, è entrata in campo convinta di poter battere una tennista avanti 120 posizioni rispetto a lei nel ranking. Lo scarso stato di forma della Bertens e la voglia di portare il secondo punto alla propria nazionale hanno permesso alla Sabalenka di affrontare a viso aperto la più blasonata avversaria e di portarsi avanti di un set e di un break grazie ad un gioco perfetto per le superifici rapide. Avanti 63 54, Aryna non è però riuscita a chiudere anche per i meriti di una finalmente convincente Bertens, che nel tie break del secondo set è subito volata avanti 50, prima di perdere 6 punti di fila, salvare il match point con un servizio vincente ed imporsi nella seconda frazione. Nel terzo set la Bertens è riuscita a perdere meno campo con il rovescio e a far muovere maggiormente un’ottima Sabalenka, che ha dovuto così arrendersi per 36 76(6) 64. Nella seconda giornata la Sasnovich è entrata in campo convinta di poter battere una titubante Bertens, provando a farla muovere il più possibile senza darle modo e tempo di attaccare con il suo potente diritto. Al termine di due set di livello non eccelso la bielorussa è riuscita nell’impresa di sconfiggere la Bertens in Fed Cup, mandando avanti la propria nazione per 2 match a 1. La Sabalenka, che è stata preferita alla più esperta ma in parabola discendente Govortsova, non si è fatta pregare ed in due set meno combattuti di quanto dica il punteggio, appoggiandosi su un ottimo servizio, su un solido rovescio e un potente ma spesso ballerino dritto, ha attaccato durante tutto il match contro la Kraijcek per regalare un’impronosticabile vittoria alla sua nazionale, che in aprile affronterà in casa ma da (super) sfavorita la Svizzera di Bacsinzsky, Bencic e Hingis. La Bielorussia di quest’anno è la “nuova Olanda”, nazionale capace lo scorso anno di arrivare a disputare il match decisivo delle semifinali contro la Francia da underdog; sarà difficile senza Azarenka ad aprile riuscire ad imporsi sulla Svizzera, ma la Sabalenka di questo weekend ha davvero impressionato e la Sasnovich è parsa mostrare quel livello di gioco che l’ha già portata tra le prime 100 del mondo. Quale miglior palcoscenico per portare a casa risultati insperati alla vigilia delle semifinali di World Group I di Fed Cup?
Rebecca Sramkova
Non è affatto sorprendente trovare tra le rivelazioni dell’ultimo weekend di Fed Cup la giovane e promettentissima slovacca. Della vittoria della Slovacchia, ma soprattutto della sconfitta dell’Italia si è già parlato e si sta parlando ancora oggi molto; sono nate molte discussioni sui demeriti della nostra nazionale, ma è indubbio che le prestazioni della Sramkova siano state di altissimo livello e rappresentino per lei un ottimo viatico per i prossimi mesi della stagione 2017. Protagonista di un’ottima annata a livello ITF lo scorso anno, la Sramkova si sta avvicinando con passo deciso alle prime 100 del mondo giocando quasi esclusivamente eventi WTA, ma in pochi pensavano che al suo esordio in Fed Cup avrebbe mostrato un livello di gioco così alto e una convinzione nei propri mezzi così notevole. A parte un brutto primo set giocato contro la Errani nella prima giornata, la Sramkova non ha mai smesso di credere nel suo tennis, di dettare il gioco per aprirsi il campo e chiudere il punto con bordate da fondo, magari direttamente in risposta. La slovacca ha mostrato uno splendido feeling con la terra rossa e ha espresso un gioco decisamente completo: al servizio dovrà migliorare e rendere pià fluida la prima parte del movimento, ma è già capace di toccare velocità molto interessanti. Da fondo vale già ampiamente le prime 100, se non le prime 60/70 del mondo e se riuscirà a continuare la sua costante e notevole progressione nel circuito WTA, tra qualche anno potremo dire di aver assistito alla nascita di una stella del tennis mondiale nella massima competizione a squadre femminile in un match contro la nostra (sfortunata?) nazionale.
Bianca Andreescu
Dopo aver analizzato gli exploit più significativi rispettivamente nel World Group I e II, è il momento di soffermarci sui gruppi zonali. A Metepec, in Messico, si è messa in evidenza la canadese di origini rumene Bianca Vanessa Andreescu, classe 2000 ma già capace di entrare tra le prime 300 del mondo a livello WTA. Ad oggi si sta dedicando ancora a qualche torneo juniores (ha raggiunto le semifinali all’Australian Open 2017 arrendendosi in tre set dopo aver servito per il match contro la futura finalista Masarova), ma non c’è dubbio che la tennista dell’Ontatio sia pronta per dedicarsi esclusivamente ai tornei pro ITF e, magari già tra un anno, a quelli WTA. Bianca è stata schierata come numero 1 del suo Paese a causa di numerose assenze, su tutte quelle di Bouchard e Abanda, ma la giovane canadese non si è fatta intimorire e ha condotto la sua nazionale alla qualificazione per i playoff per tornare in “Serie B” nel mese di aprile contro la non trascendentale Serbia di Stojanovic e Jorovic (molto probabile un ritorno in squadra di Bouchard dal momento che si tratterà di un match casalingo). I gruppi zonali danno poco spazio alle rimonte, dal momento che ogni tie prevede solo due singolari ed un eventuale doppio decisivo. Nella prima giornata un Canada molto giovane (al suo fianco le atlete classe1999 Robillard-Millette e Sebov) ha dovuto ricorrere all’ottimo stato di forma della Andreescu per venire a capo dell’inisidioso Venezuela: alla sconfitta della tennista di Montreal Robillard-Millette, Bianca ha rimediato battendo l’ex promessa Gamiz, prima di accompagnare la sua grande amica sconfitta nel primo singolare alla vittoria nel doppio decisivo. Quella della Robillard-Millette si sarebbe rivelata la prima ed ultima sconfitta del Canada nelle sfide del Gruppo America della settimana scorsa: eliminata la modesta Bolivia, la Andreescu è stata fantastica contro il pericoloso Paraguay battendo con un perentorio 61 61 l’attuale numero 123 del ranking Cepede-Royg. Accompagnata da un’altrettanto ottima Sebov, la Andreescu ha sconfitto nel match decisivo di playoff la Seguel, numero uno del Cile, squadra arrivata agli spareggi in modo assai rocambolesco ai danni della ben più blasonata Argentina. Nel giro di meno di una settimana la Andreescu si è quindi aggiudicata 6 match, tutti quelli disputati tra singolare (4) e doppio (2) al fianco dell’amica Robillard-Millette. La tennista dell’Ontario ha mostrato un livello di gioco davvero interessante, basato su due fondamentali molto solidi da fondo ed un servizio che vale già almeno le prime 150 del mondo. Il suo gioco, perfetto per le superifici dure, potrà permetterle di salire in fretta in classifica, a patto che però riesca a migliorare in termini di tenuta mentale. In molti match, semifinali di Us Open e Australian Open juniores su tutti, si è disunita ed è quasi uscita dai match dopo aver vinto il primo parziale, arrendendosi fin troppo facilmente e credendo poco nelle sue possibilità di vittoria nel momento in cui le avversarie si mostravano più che mai motivate nel portare a casa i match. In Fed Cup è stata brava a tenere sempre in mano il pallino del gioco e a tenersi a debita distanza, in termini di punteggio, dalla proprie avversarie, in modo da evitare di far riafforare le sue insicurezze che si palesano soprattutto quando il match diventa equilibrato e i punti pesano di più. Non sarà probabilmente una futura numero 1, ma quel che è certo è che il Canada continua a produrre giovani giocatori di sicuro avvenire; con il probabile ritorno della Bouchard in nazionale, la squadra nord-americana sembra pronta al ritorno nelle serie che contano della Fed Cup e c’è da stare certi che la Andeescu non avrà troppa voglia di vivere quei tie stando seduta in panchina.