di Gianluca Dova
E’ sorprendente la differenza di relazioni e rapporti tra il gruppo dei coach e giocatori spagnoli e l’ambiente azzurro. Gli spagnoli sono sostanzialmnte uniti, si aiutano tra di loro, collaborano, mentre gli italiani magari davanti si sorridono e si frequentano, ma individualismo e piccole contese si nascondono, nemmeno troppo sotto la cenere.
Spiegare perché succede non é semplicissimo, ma ritenere la FIT non responsabile per molte di queste situazioni significa essere ingenui. Il principio che governa il tennis spagnolo e’ puramente meritoratico (i riusltati!), mentre in Italia la politica e le conoscenze e la fedeltà a certe figure, influenzano tutto il movimento.
L’esempio più lampante é quello del nostro commisario tecnico Corrado Barazzutti, benificiario da anni di un compenso di 80000 euro (due trance da 40000 euro per i vari ruoli) annuali per il doppio compito di responsabile per la Coppa Davis e la Federation Cup, per un lavoro di poche settimane l’anno. Il buon Corrado che presta nome e cognome ad una società di marketing che fa corsi di formazione in concorrenza con la stessa Federazione, come commisario tecnico della Davis maschile non brilla certo per I risultati e non e’ amato dai giocatori, che mal sopportano le sue telefonate saltuarie e non si sentono certo difesi da lui. I risultati della Davis sono negativi da quasi un decennio, ma Barazza rimane saldo al suo posto non per meriti sportivi ma per la fedeltà e l’aiuto dato a Binaghi in campagna elettorale; complimenti bell’esempio di meritocrazia.
Il caso Bolelli e’ un’altro in cui la Federazione ha mostrato il peggiodi sè; Simone ha ottenuto i suoi migliori risultati con un’allenatore mal visto dalla federazione, Claudio Pistolesi. La Fit ha sempre lanciato messaggi piu’ o meno velati al ragazzo per consigliarlo ad avvicinarsi a coach piu’ integrati in ambito federale ed e’ arrivata alla squalifica del giocatore dopo la rinuncia alla Davis. Stranamente, e ci sarebbe da capire la causalita’ fra le due cose, appena allontanatosi dal coach che era stato pietra dello scandalo ed avvicinatosi a Riccardo Piatti, il giocatore e’ stato rintegrato in Davis con tuti gli onori e schierato in singolare ed in doppio in davis, pur non venendo da un grande periodo di forma. Molto strano è il fatto che il giocatore sembrava orientarsi verso altre scelte e dopo la separazione da Claudio, come da lui stesso dichiarato, stava per trovare un accordo con il coach spagnolo Jose’ Perlas. Cosa e’ successo per convincere Simone prima a chiudere il rapporto con Pistolesi e poi ad abbandonare l’opzione Perlas e ad orientrsi verso Piatti, lo chiamerei uno dei misteri della FIT, magari non e’ vero, ma il dubbio che ci sia stata un influenza forte della federazione nell’orientare la scelta direi che e’ legittimo…
La situazione della Davis e’ questa ed un po’ tutti la conosciamo ma la situazione dei talenti giovani che in passato venivano quasi eclusivamente seguiti a Tirrenia e’ ancora piu’ drammatica e significativa. Dopo anni di lavoro ci si e’ accorti che il centro di Tirennia gestito da Renzo Furlan con la collaborazione di Simone Ercoli non e’ sufficente a produrre giocatori. La situazione degli under 20 italiani a livello Atp e’ semplicemente drammatica e si e’ quindi finalmente deciso di affidarsi a coach privati, utilizzando lo strumento dei contributi federali, il problema come nel caso Bolelli e chi e’ accettato dalla Federazione come collaboratore gradito…Si e’ quindi creata una situazione paradossale in cui il giocatore giovane che vuole essere seguito da un coach deve orientarsi verso un allenatore che sia nella lista dei buoni della Federazione, con il rischio in caso contrario di non ricevere I fondi per sostenere la stagione.
La situazione attuale e’ quindi questa. Umberto Rianna sta seguendo Miccini, Nicola Ceragioli (collaboratore in passato di Sartori) segue Gaio e Giannessi, Fanucci non graditissimo alla Federazione ha iniziato un rapporto si spera positivo con Matteo Trevisan dopo il rapporto da lui definito traumatico con Infantino. Se da questi rapporti di collaborazione usciranno risultati positivi non e’ dato di sapere, ma meno politica e dei criteri certi per l’assegnazione dei contributi aiuterebbero una maggiore trasparenza e probabilmente eviterebbero errori ormai antichi.
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