NO, caro Paolo: Superpippo NO!


di Sergio Pastena
Due giorni fa leggevo un articolo di Paolo Giua su Ubitennis. Un gran bell’articolo, devo dire: l’autore scriveva, in buona sostanza, che spesso i tennisti additati come privi di talento in realtà hanno delle qualità notevoli. Abilità nascoste, magari poco evidenti, ma che ci sono e fanno la differenza. Parliamo, ad esempio, dell’anticipo di Davydenko, del timing sulla palla di Ferrer, dei colpi tagliati di Hewitt o del servizio di Roddick, che in quel fondamentale ha oggettivamente talento, se pensiamo che è alto 1.88 e spara bordate come fosse una pertica. Ineccepibile, difficile non essere d’accordo.
A un certo punto, però, qualcosa mi ha fatto sussultare. Ecco… lungi da me voler essere ingeneroso con un atleta che è anche un bravissimo ragazzo… allo stesso modo non voglio polemizzare con un collega che, come già detto, ha scritto un ottimo articolo condivisibile al 95%. Però… caro Paolo… se posso dire una cosa… ISNER NO! Mi rifiuto. Long John NO! La pertica di Greensboro NO! Mister Tie Break NO! Quello non posso sdoganarlo, la mia coscienza ne resterebbe macchiata.
Nell’articolo si sostiene che il “talento” di Isner è quello di riuscire a migliorare vistosamente. All’apparenza è vero, visto che Big J ha fatto passi da gigante negli ultimi tre anni. All’apparenza. Ma alla prova dei fatti non può che partirmi un sonoro “Grazie al c…”. Cosa doveva fare, peggiorare??? Qualcuno ha presente cosa fosse Isner nel 2008? Ve lo racconto io.
Non so se qualcuno abbia avuto la sventura di assistere ad Andreev-Isner nel torneo di Cincinnati 2008. Io c’ero, e non era una penitenza per qualche gesto malvagio: a costringermi a quest’atto di coprofagia tennistica fu una bolletta da 200 euro in ballo che, fortunatamente, vinsi perché Andreev la spuntò 3-6 7-6 7-5. Situazione di Isner all’epoca (servizio escluso):
Rovescio: il caro John faceva un movimento paragonabile solo a quello di Bud Spencer che danza il Lago dei cigni in un negozio di Swarowski. Non avendo la mobilità sufficiente per aggirare sempre la palla, un colpo sì e uno no si doveva assistere a questo scempio
Diritto: monodirezionale, nel senso che riusciva a tirare vincenti soltanto in lungolinea. Proprio così.  Quando provava a incrociarlo buona parte delle volte o lo tirava centrale o chiudeva troppo l’angolo e sparava in corridoio. A un certo punto un incrociato è finito “fuori dal corridoio”, con Andreev che faceva uno sforzo sovraumano per non ridergli in faccia
Altri fondamentali: non pervenuti
Quel match, per inciso, mi ispirò il sottotitolo del blog di tennis che tenevo in quel periodo e che vi vado a riportare:

Ecco… voglio dire… se io mi mettessi in testa di fare il fisico nucleare, mi pare ovvio che per i primi periodi farei passi da gigante nonostante abbia 30 anni. Per forza, parto da zero! Non posso che migliorare! Io sostengo tranquillamente (e non è un’iperbole) che, al netto del servizio, attualmente Isner ha un livello che gli consentirebbe di stare massimo nei primi 200 al mondo. Non oltre… sul gioco puro un Janowicz o un Bemelmans se lo mangiano a colazione. All’epoca, senza considerare la fucilata alla battuta, Isner avrebbe seriamente faticato a stare nei primi 500. Dite che esagero? Allora date un occhio a questi risultati, ottenuti da Isner non a 16 anni ma tra i 20 e i 24:

Jonathan Chu (USA) – 1,468 – L 7-6(6), 3-6, 3-6 Godfrey 2005
Jeremy Wurtzman (USA) – 431 – L 6-7(4), 6-7(1) Joplin 2005
Shao-Xuan Zeng (CHN) – 722 – L 6-7(1), 6-7(5) Joplin 2006
Fabrice Martin (FRA) – 622 – L 6-7(5), 4-6 Woodland 2006
Fritz Wolmarans (RSA) – 327 – L 6-7(3), 5-7 Nashville 2007
Brendan Evans (USA) – 280 – L 4-6, 7-6(2), 6-7(9) Aptos 2007
Carsten Ball (AUS) – 335 – L 6-7(4), 7-6(5), 6-7(3) Tunica Resorts 2008

Come si può notare, un anno prima dell’esplosione (Washington 2007) Isner perdeva da un cinese sconosciuto in un Future anonimo americano. Punteggio? 6-7 6-7, ovviamente. I match di Isner all’epoca finivano tutti o quasi con un’overdose di tie-break, indipendentemente dal fatto che giocasse contro un Top Ten o contro il giocatore del circoletto, questo perché strappargli il servizio era difficilissimo ma lui riusciva a breakkare soltanto quando l’avversario mandava quattro palle di fila in rete (o aveva un infarto in campo, a scelta).
In giro per la rete si notano altri tentativi di sdoganare il “moshtro”, tra cui quelli che fanno notare che, contro Mahut, ha esibito un paio di palle corte niente male. Vero, ma anche io se mi metto in campo e gioco sessant’anni un paio di drop shot da antologia li tiro fuori, per un fatto puramente statistico: a furia di impattare a caso il colpaccio viene fuori. Per inciso, Isner tentava ogni tanto la palla corta perché si giocava tra due persone ferme e con le braccia dolenti: ovviamente nessuno dice che il resto dei drop shot somigliavano più a delle moonball (uno no… uno se lo sparò magicamente sui piedi). A un certo punto Mahut, per riposarsi, gli tirò nello stesso scambio otto (8!) back di rovescio a mozzarella di fila, fino a quando Isner non mise in rete un colpo, incapace com’era di attaccare da quel lato. Fai una cosa così non dico a Murray, ma semplicemente a un Conor Niland qualunque e vedi se ne esci vivo.
Insomma, caro Paolo, Isner proprio no. E’ un bravo ragazzo, certo. Correttissimo. Adorabile. Si vede fin dalla foto Atp che è il classico wozzammeregan boyz: sguardo inconfondibilmente bambacione, potenza devastante e incapace di fare male a una mosca. Isner è il SuperPippo del tennis moderno: ha i superpoteri, è alto due metri e spiccioli ma è buono e a larghi tratti tonto, perciò tutti lo adorano. Ma se dal punto di vista umano posso essere d’accordo, quando si parla di impugnare una racchetta è un altro paio di maniche.
Se un giorno il mondo del tennis fosse popolato solo di Isner io non starei qui a scrivere: mi sarei già dato al badminton.

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