di Giovanni Cola
La sconfitta di Nadal contro Darcis è stata davvero qualcosa di clamoroso. Letteralmente, nel vero senso della parola. Ancora più che per il ko in sè, per le modalità con cui è maturato.
Per onestà intellettuale, devo confessarvi di essere un simpatizzante di Rafa sin dal suo debutto sul circuito (spero non mi toglierete il diritto di tribuna per questa malcelata simpatia).
Detto questo, proprio perchè lo seguo da vicino da diversi anni, la prima cosa che mi è balzata all’occhio, nel suo nefasto esordio ai Championships, è stato il suo “body language”. Nadal infatti è apparso fin dal principio demotivato, dimesso, scoraggiato, poco reattivo. Sembrava lui il primo a non crederci, mano a mano che la partita gli sfilava via davanti. È stata un’agonia lenta ma inesorabile.
Si è intuito fin da subito che i colpi da fondo del maiorchino non erano efficaci come al solito, che le sue classiche accelerazioni di dritto non facevano davvero male e che la valanga di errori gratuiti commessi l’avrebbe pagata molto cara.
Certo, bisogna dare i giusti meriti anche ad un avversario che non ha mollato di un millimetro, in autentica giornata di grazia. Rafa ha però ceduto di schianto, non era nelle condizioni psicofisiche necessarie per vincere questo match, anche se fosse stato in grado quantomeno di allungarlo.
Non sappiamo se dietro questa prestazione più che deludente ci sia anche un fantomatico problema al ginocchio. Quel che è certo è che la mobilità sul verde di Nadal era davvero ridotta ai minimi termini. L’erba umida e fresca si è poi rivelata un altro fattore che non lo ha certo favorito.
Niente alibi comunque, in tanti lo accreditavano addirittura come il più serio pretendente alla vittoria finale. Avremmo valutato come insufficiente persino uno stop ai quarti contro Federer. Figuriamoci l’uscita al primo turno, che assomiglia tanto ad una resa incondizionata. Il vero punto debole di Nadal è forse proprio questo. Nelle giornate storte, non riesce a sopperire con un colpo o con un fondamentale in particolare, alla lacuna fisica o psicologica. Tutto il meccanismo deve sempre funzionare alla perfezione per rivelarsi proficuo.
Il timore dei suoi tifosi è che questo possa essere un tremendo deja-vu. Battuta d’arresto a sorpresa in uno Slam come con Soderling e Rosol e poi lungo break dal circuito per recuperare dagli atavici problemi al ginocchio. Sarà di nuovo cosí anche questa volta?
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