(Federico Luzzi – Foto Nizegorodcew – Ottobre 2008)
di Alessandro Nizegorodcew
Il 25 ottobre del 2008 non è un giorno felice per il tennis. E’ il giorno della morte di Federico Luzzi, tennista e persona straordinaria. E oggi è nuovamente sabato, come allora.
Ogni volta che penso a Federico Luzzi sono centinaia le immagini, tennistiche e non, che mi si parano davanti agli occhi. Il passante sotto le gambe giocato contro Coria in Australia, il tweener contro Gaudio, le luzzate (fuori e dentro al campo), la battute taglienti e geniali, le litigate con giudici e (a volte) avversari. Federico era una persona vera, sincera, se non gli stavi simpatico non fingeva con te.
Quest’oggi voglio tornare indietro nel tempo di altri 4 anni, sino all’ottobre 2004. E’ proprio un sabato, sono al circolo Dabliù di Rebibbia (Roma) dove si stanno per svolgere le semifinali di un torneo challenger. Nella parte alta Victor Hanescu supera Pavel Snobel (che a sua volta nei quarti aveva vinto un match maratona con Giorgio Galimberti) con il punteggio di 7-5 6-2. Nella parte bassa invece sarà derby azzurro: Francesco Aldi, siciliano classe ’81, sfida Federico Luzzi. Nei precedenti ha sempre vinto Fede, sempre in due set, sempre in maniera netta e convincente. Ma Aldi sta giocando un torneo fantastico: ha battuto in tre set due ottimi tennisti quali Marach e Schukin e non ha intenzione di fermarsi.
Il match è bello e spettacolare. Aldi, giocatore dal fisico minuto ma dotato di grande atleticità e buonissima tecnica, gioca in maniera impeccabile, Luzzi è forse un po’ sorpreso. Risultato: 6-2 Aldi. Nel secondo la musica cambia, Federico serve meglio, risponde meglio, e mette a segno qualche «luzzata» delle sue, quelle che strappano applausi e anche qualche stupido e meravigliato “oooh” del pubblico. Secondo set Luzzi: 6-3. Tutti si aspettano un terzo set combattuto, ma Aldi parte a razzo, non sbaglia niente, gioca vincenti, palle corte, vince anche qualche punto di tocco contro Luzzi (cosa più unica che rara). Il siciliano sale 5-0. Luzzi guarda verso il proprio angolo ed esclama: “La spacco questa racchetta”… Ma gli viene risposto: “Fai come ti pare ma ricordati che ti è rimasta solo quella.. Gioca, un punto per volta”. E Luzzi si mette a giocare un punto per volta, con intensità, intelligenza, grandissima grinta. 5-1, 5-2, 5-3 e palla del 5-4. Ma Aldi sta giocando un torneo perfetto, si fa forza e chiude 6-3. Luzzi è furioso, durante il match ha anche discusso con Aldino per un punto contestato. Ma i due sono amici, di lì a poco avrebbero chiarito.
Federico esce dal campo e io sono lì ad attenderlo, non per intervistarlo subito (mai intervistare uno sconfitto, chiunque sia, immediatamente dopo il match), ma per fargli i complimenti per il bel torneo. Federico aveva infatti eliminato all’esordio il francese Patience, che era la testa di serie numero 2, con il punteggio di 7-5 4-6 6-2; al turno successivo invece era stato Paolino Lorenzi a cadere sotto le “luzzate” dell’aretino: 7-6(8) 2-6 7-6(4). Nei quarti, infine, bella affermazione su Tomas Tenconi, sempre in 3 set (7-6(8) 0-6 6-4), sempre sudando, correndo e lottando. Ma oggi è andata male, nonostante il tentativo di grande rimonta. Aldi è stato più forte (perderà poi il giorno dopo la finale con Hanescu 7-6 6-2).
Io sono lì, lo guardo e gli dico: “Grande lo stesso Fede, grande torneo”. Lui, inizialmente scuro in volto per un match perso da massimo 50 secondi, mi guarda, il suo volto si apre in un sorriso gigantesco, che racchiude in sè tutta l’essenza di Federico, mi dice semplicemente “Grazie!”, mi da il «cinque», e si dirige vrso gli spogliatoi.
Non è importante che Luzzi abbia vinto o perso il match in questione. In questa giornata di tennis che vi ho raccontato c’è tutto Federico Luzzi: il tennista, il ragazzo sincero (e «rosicone» come solo lui sapeva essere in campo), c’è il talento e la determinazione, c’è la rabbia portata via da un sorriso, c’è l’amore per questo sport, c’è l’amore per la vita.
Come recita quest’oggi la pagina ufficiale dell’Associazione Fede Lux: “I grandi non muoiono, semplicemente escono di scena”. E come teneva la scena Federico Luzzi, in campo, al Foro Italico come nel campetto di periferia per una Serie B, nessuno mai.
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