(Claudia Giovine)
di Luca Brancher
La maggior parte delle volte è questione di pochi secondi, se non meno, perché la delusione per l’eliminazione al turno decisivo di qualificazione di un proprio beniamino – che il torneo sia uno Slam o un più umile ITF ha poi davvero importanza? – lasci spazio alla speranza che non tutti i tennisti iscritti al main draw siano presenti, situazione che porta all’automatico quesito che resta aperto per ore, se non addirittura per un paio di giorni “Ci saranno speranze di ripescaggio?”
E l’attesa si fa spasmodica, nel tentativo di capire se le possibilità siano reali o solo mera fantasia, se i giocatori in tabellone siano in dubbio, perché essere ripescati è un po’ come vivere una seconda volta: non c’è più nulla da perdere, tutto quel che viene è guadagnato. E capita così che un Carneade a livello Atp come Rajeev Ram sbaragli la concorrenza – tra cui due qualificati, il che aggiunge un ulteriore sapore beffardo – per giungere ad un titolo difficilmente pronosticabile, a Newport. E vincere da lucky loser, tra l’altro, rende effettivo ancora di più il detto che vuole lo sport metafora di vita: un giorno sei nella polvere, deluso e amareggiato per una chance sfuggita all’ultimo momento, a distanza di una settimana sei al settimo cielo, estasiato per un successo inatteso.
E’ bene ammettere che il trionfare in una competizione da lucky loser non è un’impresa all’ordine del giorno. Alla scorsa settimana, tra manifestazioni maschili e femminili, si erano verificati 700 ripescaggi (numero tondo tondo), con sole 2 vittorie (il citato Ram e Langer). Oltre a questo, va aggiunto che il lucky loser non ha propriamente una vita felice nei main draw, in linea generale.
Delle 398 “seconde possibilità” concesse tra gli uomini, 269 si sono tramutate in sconfitte al primo turno (67,59%), 107 al secondo (26,88%). Già la somma porta vicini al 95%, ovvero una fetta molto consistente, che fa riflettere su quanto sia corretto riporre tanta speranza nel ripescaggio.
Ma tant’è, come si suol dire la speranza è l’ultima a morire, e con tale fermezza d’animo valuteremo ora, sempre in campo maschile, in quali condizioni verte l’Italia: non pare tuttavia che gli azzurri beneficino eccessivamente dei regali che la sorte elargisce. Perché in 28 occasioni il lucky loser è stato un nostro connazionale (delle 398 prima citate) e solo in 4 occasioni ha superato il primo turno. Marco Simoni a Terrassa, Alessandro Giannessi a Padova, Federico Raffaelli a Bologna e Matteo Mauri a Siena: tutti a livello ITF, da dove giungono anche 24 dei 28 LL azzurri, tutti sconfitti al turno successivo.
Il più “fortunato” in questo 2009 è stato Francesco Vilardo, ripescato in 3 occasioni, più precisamente nei futures di Roma, La Spezia e Trieste, seguito a 2 da Stefano Rodighiero (Parma e La Spezia). Il record di 4 vittorie e 28 sconfitte suggerisce che tutti i migliori risultati azzurri non siano stati figli di circostanze favorevoli: gli azzurri, a tal proposito, dominano la classifica del numero di qualificazioni, a quota 264, 31 più della Spagna, ma qui c’è il materiale per un articolo a parte.
Tornando ai lucky losers, si possono trarre le medesime conclusioni in ambito femminile? Perché per quanto non abbia molto senso, se non di comodo – essendo voi lettori italiani – raggruppare per nazione i tennisti in questione, vale la pena verificare quanto avviene nel tennis in rosa. Partendo sempre dal generale, si nota che i 302 ripescaggi, 218 volte sono coincisi con primi turni (72,18%), 64 (21,19%) con secondi turni: percentuale che non si discosta di molto da quella ottenuta in campo maschile, sinonimo di scarsa fortuna (permettete il gioco di parole) per chi entra in tabellone da sconfitto. Diverse invece le sorti qualora studiassimo il comportamento delle nostre connazionali in tabellone principale. Vi chiedete perché?
Innanzitutto perché in campo femminile nessuna delle 302 ripescate è stata in grado di vincere un titolo, ma solo una è riuscita a cogliere una finale e si tratta di Claudia Giovine, brava e fortunata a Monteroni d’Arbia (25.000$), miglior risultato della sua carriera. Se poi proseguissimo a guardare chi siano le 5 semifinaliste “lucky”, noteremmo come 2 siano azzurre: Martina Trevisan, giunta a questo livello nel torneo da 10.000$ di Latina, e Francesca Mazzali, cui medesima sorte è occorsa nella cittadina tunisina di La Marsa, che sono accompagnate dalla lussemburghese Minella, dalla spagnola Lopez-Rueda e dalla tedesca Zaja. Per cui, seppur nel computo generale la media vittorie sconfitte non è drammatica come in campo maschile (14 vittorie – 28 sconfitte), l’andamento delle nostre lucky losers non si distacca poi troppo da quello generale (a parte le 3 tenniste citate, nessuna delle altre 25 ha superato il secondo turno).
Ma quantomeno qui, grazie agli esempi di Giovine, Trevisan e Mazzali abbiamo l’ardore di asserire che, anche se in sparute occasioni, riporre fiducia nel ripescaggio non è poi così sbagliato. E pare che riguardo alle ragazze, azzurre in particolare, la speranza sia davvero, come da proverbio prima citato, l’ultima a morire.
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