(Foto Walter Lo Cascio)
Non è chi non veda come gl’Italiani,
nelle imprese dei pochi, siano
di gran lunga superiori all’altri popoli
per energie, arguzia, ingegno e talento.
Ma quando si viene agli eserciti,
gl’Italiani non compariscono
E tutto promana dalla loro discordia
Chè si preferisce un signore straniero
al giusto dominio del fratello più valente
(Niccolò Machiavelli, Il Principe)
di Roberto Commentucci
Un sorteggio beffardo mette l’uno contro l’altro, nel primo turno del challenger di Barletta, i due migliori prodotti della classe ’89 del tennis italiano, il potente toscano Matteo Trevisan e l’intelligente pugliese Thomas Fabbiano.
Il match è affascinante, anche alla luce dei buoni risultati che entrambi hanno raggiunto nelle ultime settimane. Matteo è reduce dalla bellissima finale nel challenger di Caltanissetta, Thomas viene da una buona tourneè in Medio Oriente dove ha colto una vittoria e una finale a livello Future. In palio, tra l’altro, la supremazia in classifica, dal momento che i due sono separati da sole 5 posizioni (372 Thomas, 376 Matteo) e da un solo punto Atp.
Tre anni fa i due ragazzi, i primi prodotti del Centro Federale di Tirrenia, erano fra i più forti juniores del mondo. Matteo è stato anche numero 1, Thomas n. 6 delle graduatorie ITF, ed entrambi hanno agguantato 2 semifinali negli Slam Junior, oltre a molte prestigiose affermazioni nei tornei giovanili.
Poi, per tutti e due, un travagliato ingresso nel professionismo, sia pure per motivi diversi.
Matteo ha pagato i tanti infortuni, una perniciosa mononucleosi, ma anche una certa immaturità giovanile, alla base di un rapporto mai decollato con il tecnico argentino Infantino.
Il piccolo Thomas, più sicuro, più maturo, più volenteroso e costante negli allenamenti, è stato fin da subito competitivo a livello future, ma ha fatto molta fatica a inserirsi nei tornei di categoria challenger, soprattutto a causa della mancanza di potenza, e ha dovuto lavorare tantissimo per potenziarsi fisicamente.
Due giocatori differenti come il giorno e la notte, sia sul piano caratteriale, sia sotto il profilo tecnico.
Thomas, è uno stratega. Alto circa 1,70, è velocissimo, tenace, saldissimo negli appoggi bassi, tatticamente abilissimo, e dotato di un repertorio tecnico molto completo. Sa fare bene molte cose, e quasi sempre sceglie quella giusta. Il suo colpo migliore è il diritto, ma anche il rovescio bimane è ben impostato ed è molto a suo agio nel gioco al volo. Il servizio negli ultimi 2 anni è cresciuto a poco a poco, con un certosino lavoro di perfezionamento. Ad alto livello il ragazzo può sopperire con l’anticipo e la rapidità di esecuzione alla fisiologica mancanza di potenza, come ha dimostrato due anni fa passando le qualificazioni al Foro Italico.
Matteo è un picchiatore. 1,80 di fibre muscolari potenti ed esplosive, un servizio incisivo, continuo, vario negli effetti e nelle traiettorie, con cui alterna botte piatte violentissime a kick altissimi e velenosi. Un diritto che è un maglio perforante, un autentico missile, letale da tutte le posizioni, E un rovescio bimane un po’ più ballerino, ma comunque molto pesante. Un po’ monocorde negli schemi, la mano non proprio educatissima, una voleè scolastica (ma sta iniziando a prendere confidenza). Ma soprattutto, una presenza agonistica notevole e la capacità di alzare il livello nei momenti importanti. Un braccio da fabbro, insomma, che non trema nell’assestare la martellata decisiva.
Entrambi sono probabilmente, in prospettiva, due tennisti naturali da cemento: gesti compatti, con aperture contenute, piedi vicini alla riga di fondo.
Thomas sul rapido può far valere le sue doti di reattività e di anticipo, e sfruttare al meglio la potenza dei colpi altrui per rendere più penetrante il suo gioco. Matteo può ovviamente capitalizzare al massimo la grande incisività delle sue armi migliori, servizio e diritto.
La partita non sarà certo come le altre. Si sono affrontati innumerevoli volte, per quattro anni, sui campi del centro di Tirrenia e nei tornei di categoria. Si conoscono a memoria, sono probabilmente in grado di leggere l’uno sulla faccia dell’altro i pensieri più remoti, le emozioni più recondite. Il coach di uno dei due (Brandi, che segue Thomas) è stato a lungo nell’angolo di Matteo, nel periodo migliore della sua carriera juniores.
E non sono mai stati troppo amici. Rispetto si, moltissimo, ma anche una inevitabile rivalità.
L’augurio è che la loro Disfida di Barletta – in attesa di vederli su palcoscenici più prestigiosi – sia solo un inizio. L’inizio di nuova stagione per il nostro tennis maschile.
Forza ragazzi, vinca il migliore.
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