di Alessandro Nizegorodcew
Trani, agosto 2010. Io e Nicola Corrente siamo in Puglia a seguire qualche giornata del torneo challenger. Ci siamo recati a Trani per seguire in modo particolare il nostro amico Flavio Cipolla e altri tennisti italiani. Uno di loro, Andrea Arnaboldi, è pronto a scendere in campo nel match serale sul campo centrale. Non c’è, come ovvio, il pubblico delle grandi occasioni. Ho sentito parlare e ho letto del suo avversario: si chiama Jerzy Janowicz, classe 1990, molto alto, dal servizio potente, una vera forza della natura. Ricordo anche di un match a New York, nel torneo junior degli Us Open, vinto contro il nostro Thomas Fabbiano. Non ho mai visto dal vivo Janowicz e mi aspetto un giocatore alla Karlovic, tutto servizio con un buon diritto e poco altro. Niente di più sbagliato. Ecco il mio breve commento in un articolo del 2010 (con una foto dell’epoca):
“Il giocatore che più ci ha impressionato è stato il polacco Jerzy Janowicz. Non lo avevamo mai visto dal vivo, ma oltre ad essere altissimo e potentissimo (servizio sempre oltre i 200 km/h) riesce a muoversi molto bene e ad accelerare su palle bassissime (come ad esempio sui back perfetti di Arnaboldi, davvero inerme ieri sera di fronte ai bolidi del polacco). Io e Nicola Corrente sentenziamo: “Questo arriva!”
Janowicz oggi è tutto questo… e molto di più. I risultati sono storia recente: dopo la finale raggiunta a Parigi Bercy a fine 2012 e alcuni buoni risultati nel 2013, è giunta la consacrazione nel tempio del tennis. Quarti di finale a Wimbledon contro il connazionale Lukacs Kubot, in un match che rappresenta la storia del tennis polacco.
Kubot e Janowicz adottano un tennis diverso ma altrettanto spettacolare. Entrambi hanno un gioco adatto all’erba.
Il tennis di Janowicz viene spesso confuso con quello di un grande servitore e niente più. Janowicz ha talento e classe, ha un grande timing sulla palla con il diritto (un po’ meno sul rovescio, soprattutto su palle molto profonde, sulle quali va un po’ in difficoltà), si muove benissimo per essere alto più di 2 metri e ha una mano molto delicata, con la quale può giocare sia ottime smorzate che buonissime volée. Si narra di uno Janowicz non pronto negli anni passati dal punto di vista mentale. Se questo sia vero o no, sinceramente, interessa poco. Oggi Jerzy dimostra di saper giocare molto bene i punti importanti e di non mollare nei momenti di difficoltà.
L’impressione è che possa essere un futuro top-10 e, forse, anche qualcosa di più.
Lukasz Kubot è un giocatore molto diverso ma altrettanto spettacolare. Guardare il trentunenne polacco in campo è come fare un viaggio con la Delorean, la famosa macchina del film Ritono al Futuro. Ammirare Kubot è infatti un viaggio nel tempo, almeno di venti anni, tornando a quel serve and volley continuo che a Wimbledon è stato per decenni un must assoluto. Nei pressi della rete Lukasz è uno dei tennisti più forti del circuito. I suoi colpi sono piatti e molto potenti. Quando è in giornata è capace di non far vedere la palla all’avversario per larghi del match. Servizio, volée e risposte al fulmicotone.
Janowicz versus Kubot. Un derby storico, che permetterà al vincitore del match di superare Wojciech Fibak, quartofinalista a Wimbledon nel 1980. Un match che sulla carta vede favorito Janowicz, ma che potrebbe riservare qualche sorpresa. I due infatti si conoscono molto bene e, in questi casi, pregi e difetti possono comparire o scomparire.
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