di Luca Brancher
Gennaio e Febbraio sono stati mesi piuttosto atipici, soprattutto per quanto concerne gli ITF femminili: l’inizio di stagione è stato infatti blando, con diverse giocatrici che hanno rinviato addirittura a marzo il loro esordio sul circuito: 26 tornei in 2 mesi rappresentano un palinsesto scarno, se si valuta inoltre che di questi solo 12 sono Itf da 10.000$, categoria in genere onnipresente settimanalmente.
(Claudine Shaul)
E proprio su questi vorrei porre la mia attenzione, per notare alcune tendenze presumibilmente figlie di quanto esposto sopra, ma non prima di aver effettuato una piccola riflessione sui punteggi, vera rivoluzione di questo 2009: se in campo maschile il “raddoppio” ha apportato modifiche nei rapporti dei punti conquistati tra un turno e l’altro, legittimando ancora di più il ruolo del vincitore (ad esempio: lo scorso anno il finalista degli Slam prendeva il 70% dei punti rispetto al vincitore, quest’anno il 60%), nel femminile il ricalcolo è stato più aderente al 2008, perlomeno a livello Itf, dove sono stati raddoppiati tutti i punteggi, meno che per i turni in cui si conquistava un singolo punto – genericamente il primo, meno che per i 10.000$ in cui coincide con il secondo – dove non è stata apporta alcuna modifica. Tutto ciò comporta che per una giocatrice di medio livello fa molta differenza uscire al secondo turno rispetto che ai quarti di finale in un 10.000$, perché i punti sono esattamente il quadruplo (4 vs 1), mentre lo scorso anno il superamento di un turno consisteva nella conquista di 1 punto in più (2 per la vittoria).
Quindi, se in campo maschile la nuova politica “salva-vincitore” ha in un certo qual senso dato un colpo ferale a tutti quei giocatori che ben si comportavano nei tornei, senza centrare l’acuto vincente, in campo femminile questa manovra non ha attecchito, ma il tentativo conservatore, probabilmente corretto nelle intenzioni, è risultato grossolano nei modi e nei termini. Un aumento dei punti del 300% tra secondo turno e quarti di finale è, per quanto siano punteggi risibili, semplicemente grottesco e poco meritocratico.
Tornando alla materia principale, ovvero gli Itf femminili – con particolare cura dei 10.000$ – le nuove tendenze, anche se poco indicative per la bassa campionatura, vertono fondamentalmente sulla fine del dominio russo e sul conseguente innalzamento dell’età media delle vincitrici e delle giocatrici a punti: che le due cose siano correlate è noto dallo scorso anno, dove la quantità e la qualità delle vittorie delle tenniste provenienti dalla federazione euro-asiatica è stato il leit-motiv dell’intero 2008. Che ora questo non si stia ripetendo, e che la nazione di riferimento per il tennis langua con un solo successo – perlopiù ottenuto nel torneo meno competitivo della stagione (Dzalamidze a Hyderabad) – è probabilmente dovuto alla presenza di tante giocatrici esperte che, potendo disporre di pochi tornei di livello superiore, si sono abbassate a giocare questi: Laine, Schaul e Schiechtl, tra le altre, sono giocatrici in grado di vincere su ben altri palcoscenici, ma che per ora, spinte da diversi motivi, hanno ridimensionato le loro aspettative, trionfando in competizioni in cui loro tennis è ben superiore al livello medio. Riferendoci al discorso legato ai punteggi potremmo supporre che quello scalino consistente tra il secondo turno e i quarti di finale fornisca una sorta di gratificazione a tutte quelle tenniste di bassa classifica che lo superano lasciando così spazio a quelle che invece hanno necessità di conquistarne di più per sentirsi appagate. Questa tesi sarebbe supportata anche dalla media ranking delle vincitrici, che, senza voler riportare cifre, quest’anno fa segnalare un evidente ribassamento rispetto all’anno precedente.
Un altro fattore indicativo è la non presenza dell’Olanda e soprattutto dell’Italia nell’elenco delle nazioni vincitrici: i due Paesi – che avevano fatto incetta di titoli da 10.000$ nel 2008 – sono ancora a secco in questo 2009, sintomo di un ricambio delle forze in campo, seppur avvenuto non nelle modalità che ci saremmo aspettati, ovvero all’arrivo di una nuova generazione di tenniste in grado di destabilizzare l’ordine precostituito: la venuta c’è stata, ma invece che dai bassifondi della classifica, è arrivata dai piani alti. Non deve, in realtà, allarmare troppo la mancanza dell’Italia, che sia a livello femminile che in quello maschile tende a dare il meglio di sé con l’arrivo dei mesi più caldi (leggasi stagione su terra rossa), però è pur sempre un altro fattore che denota la brusca inversione di rotta.
Parlando di ranking, le 12 prove in questione fanno registrare una classifica che al primo posto vede comparire la lussemburghese Claudine Schaul (18 punti), classe 1983, un dritto che, un lustro fa, lasciava presagire una sua presenza fissa in tornei che il suo tennis al momento pare non permetterle. Di certo non sarà una giocatrice da 10.000 $, ma dove è finita quella tennista capace di giocarsela tranquillamente con le prime 50 al mondo? Possiamo parlare di lei, ma il profilo dell’atleta decaduta è comune in questo ambito nel 2009.
Lasciando perdere le classifiche in senso stretto, fornisco un altro dato che argomenta la tesi dell’invecchiamento delle migliori giocatrici da 10.000$: se nel ranking di fine febbraio dello scorso anno erano ben 6 quelle con età da juniores presenti nella top-20, con Kulikova, Hercog, Reinhard e Arefyeva già a titolo, quest’anno, tra le prime 20, solo la già citata Dzalamidze (classe 1993) e la cinese Zhou potrebbero giocare i tornei riservati alle under 18: livellamento verso il basso sia quantitativo sia qualitativo. Sottolineerei infine la presenza di Naomi Broady, che segue la Schaul nel ranking di categoria: con i suoi 19 anni la Broady risulta tra le tenniste più giovani in classifica, ma la britannica era presente, con un punteggio similare, anche nel 2008, curioso caso di conferma all’interno di un quadro generale che lascerebbe intendere tutt’altro.
Cosa dovrebbero riservarci i prossimi mesi? Sarà importante capire se l’organizzazione di più tornei potrà portare una maggiore valorizzazione dei giovani talenti che vi parteciperanno, oppure vivremo un’annata di passaggio da questo punto di vista. Di conseguenza sarà curioso valutare il comportamento dell’Italia, lo scorso anno leader tra i 10.000$ con un’età media che andrebbe a nozze con quella che sta imponendosi in questa stagione: ci sarà la conferma oppure si apriranno nuovi orizzonti? Pare una riedizione del noto dilemma dell’uovo e della gallina, anche se qui la soluzione sembrerebbe meno enigmatica.
Top Ten ITF al 1 Marzo 2009
Player Points Year
1 Schaul, Claudine 18 83
2 Broady, Naomi 16 90
3 Geuer, Nicola 16 88
4 Soler-Sola, Sandra 16 90
5 Sedenkova, Darina 14 85
6 Compostizo-De Andres Eloisa-Maria 12 88
7 Duan, Ying-Ying 12 89
8 Dzalamidze, Natela 12 93
9 Giovine, Claudia 12 90
10 Gronert, Sarah 12 86
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