(Alexandra Dulgheru)
di Luca Brancher (articolo apparso sul sito Mytennis.it)
ITF Womens: Cosa è capitato sulla Terra Battuta
Si corre il rischio di non essere originali a raccontare una stagione ormai giunta al proprio termine, quando la sensazione che la festa sia finita pervade tutto quello che vorresti scrivere e quel che rimane non sarebbe altro che una rapida rivisitazione di quanto è capitato, in attesa di una nuova stagione, che nelle speranze ci si augura sempre più emozionante della precedente. E’ difficile, perché ormai quello che è stato lampante ed ovvio è stato trattato e non resta che ribadire i concetti cardine, facendo appello a quello che è sempre stato il pezzo forte di questo sito: i numeri. Insomma, niente di nuovo, ma prepariamoci al nuovo anno guardando a chi, dati alla mano, può davvero guardare alla stagione appena conclusa con una giusta nostalgia. Per esempio, ricordare ora in maniera secca e decisa quanto sia stata gloriosa l’annata di Polona Hercog, probabilmente non farà meravigliare nessuno di voi. L’allieva di Zoltan Kuharszky, che nel ranking pubblicato precedentemente a questo pezzo si era issata fino al quarto posto, ha dato prova di tutte le sue qualità, in maniera ancora più evidente sulla terra battuta – che sarà il tema portante di questo primo articolo. Un errore di chi cura il sito – che non appare nemmeno così casuale – vuole che nel suo profilo ITF, alla voce “superficie favorita”, compaia per ben due volte la risposta “terra battuta”. In effetti, i risultati conseguiti quest’anno depongono assolutamente a favore di questa soluzione.
Partita dalla posizione 243, Polona non ha perso tempo a farsi notare, con un ruolino di marcia impressionante: 9 tornei giocati sulla terra battuta e 4 vittorie, a partire da quella della Primavera scorsa sui campi del “Trofeo Tirreno Power” di Civitavecchia (25.000$). Già prima che la stagione pre-estiva finisse, la 18enne slovena poteva vantare tre titoli nel suo palmares, perché a quello italiano erano rapidamente succeduti il 50.000$ di Zagabria e il 50.000$+H di Zlin, in Repubblica Ceca. E meno di un mese dopo, ad inizio luglio, la Hercog ha calato il suo personale poker sui campi dell’International Country Club di Cuneo (100.000$), uno dei tornei più prestigiosi tra quelli che si disputano nel Belpaese. Soltanto Rossana De Los Rios, a Calì in febbraio, e la sua compagna di allenamenti Petra Martic, a Biella, hanno vietato che Polona raggiungesse le sei finali stagionali, che sarebbe stato un risultato addirittura più clamoroso di quello realizzato che già lo è di per sé. I 510 punti parlano chiaro.
Ed ormai dall’alto della sua 68esima posizione, Polona difficilmente tornerà sui suoi passi, ovvero a disputare questo genere di competizioni, oramai non più utili per scalare la classifica, che le consente invece di essere una giocatrice da Wta a tutto tondo. Potrà così limare le sue lacune sul veloce e crescere ancora, verso vette inesplorate.
(nella tabella sopra, per un refuso, non compare la mancata qualificazione della Hercog nel 50.000$ di Latina, mi scuso per l’errore)
I 4 titoli della Hercog sono effettivamente un bottino che fa sensazione, per diverse ragioni: la prima delle quali, che balza anche ai vostri occhi se guardate la tabella soprastante, è che nessun’altra delle migliori tenniste su terra battuta è riuscita ad eguagliare un tale numero di titoli in tornei di questo valore. Però c’è chi è stata in grado di conquistare più punti, nel computo totale, ben 587, e addirittura in un numero di prove minore, sette. Si può così affermare che nemmeno la 20enne rumena Alexandra Dulgheru, sulla terra battuta, ha sbagliato un colpo, perché quando le è andata male è uscita al secondo turno dopo la qualificazione nel 50.000$ di St. Gaudens. Altrimenti, la Dulgheru ha sempre raggiunto la semifinale, dove si è arenata nel 100.000$ di Biella e di Biarritz, oppure è sopravissuta fino a conseguire il titolo nel 25.000$ di Bari, nel 100.000$ di Sofia e nel 75.000$+H di Jounieh, in Libano, perdendo l’unica finale a Saint-Malo (100.000$+H), contro la spagnola Arantxa Parra Santonja, Un’annata da protagonista che l’ha vista persino chiudere vittoriosamente un torneo Wta, categoria Premier, come quello del maggio scorso a Varsavia. Cinquantaduesima posizione finale nel ranking mondiale da cui traiamo le stesse conclusioni cui siamo giunti per la Hercog con due doverose precisazioni. La Dulgheru, infatti, differentemente dalla slovena, non è mai stata vista come una possibile protagonista del circuito Wta ed anche la maggiore anzianità con cui è uscita dalle retrovie (20 anni contro i 18 anni di Polona) argomenta questa tesi, che in questa sede però viene giudicata come un incentivo ad una lode maggiore. D’altronde la rumena ad inizio d’anno stazionava attorno alla 400esima posizione e pensarla a questi livelli a soli 12 mesi di distanza era alquanto impensabile. Per cui vivi complimenti a lei, che ha saputo anche conquistare una finale sul cemento all’aperto (75.000$ di Monzon), grazie a cui, come abbiamo visto nell’articolo sulla Top-100, si è guadagnata la prima posizione nel ranking generale.
Nonostante l’uscita dalle top-100 dell’ex prodigio Nicole Vaidisova, la Repubblica Ceca, allo stato attuale delle cose, vanta addirittura 7 giocatrici con un piazzamento a due cifre nel ranking mondiale. Non sono giocatrici così note, per cui è anche difficile – e sarebbe davvero a prova di esperto – elencarle tutte a memoria, considerato poi il fatto che alcune di queste sono delle giocatrici border-line, ovvero che fanno spesso e volentieri dentro e fuori dalla Top-100. Tra queste, però, c’è una tennista che merita particolare attenzione, perché la dedizione e la cura maniacale con cui ha praticato in questi anni la professione di tennista viene finalmente premiata con il suo accesso nell”Olimpo” (allargato) del tennis. Sandra Zahlavova, 24 anni compiuti, ha dato vita ad una stagione davvero intensa, osservando un dato di sicuro impatto, come le 92 partite disputate nel corso del 2009. Nessuna come lei, neanche calcolando i tornei del Wta. E non è questo l’unico dato da “record” dell’atleta della Repubblica Ceca, che nel corso della stagione ha collezionato 5 finali – di cui tre, Bari, Brno e Trnava sulla terra battuta – una sorta di leit-motif che la ha accompagnata nel 2009, a memoria della sua carriera che l’ha vista spesso nei panni della co-protagonista. Tuttavia, nonostante queste continue sconfitte, la Zahlavova si è tolta lo sfizio di aggiudicarsi due prove, il 75.000$+H di Zagabria, sempre sulla terra rossa, e il 25.000$ di Opole, sul tappeto indoor. A riprova che anche le comprimarie sanno prendersi le rivincite quando vogliono: top-100 meritata, sebbene nell’annata dei tanti positivi piazzamenti, vanta pessime prestazioni nei Wta. Saprà diventare una degna comprimaria anche qui?
Capita poi che a questo punto uno cominci a rivolgere lo sguardo più verso il basso e si vada alla ricerca di qualche tennista italiana. Ma non serve scendere eccessivamente per rinvenire la prima, Anna Floris, di cui balza all’occhio, come primo elemento, il numero delle prove disputate, ben 20. Non è nemmeno una novità, memori del fatto che la Floris è una giocatrice caratterizzata da programmazioni sempre molto avventurose e che conoscono davvero poche pause. Ma questa volta ha avuto ragione lei, perché il ranking di fine anno è stato davvero positivo (intorno alla 170esima posizione), e ha saputo aggiudicarsi anche un torneo di buon livello come il 50.000$ di Madrid nel mese di ottobre. Poi tanti piazzamenti, forse troppi, nel senso che con 3 semifinali e 5 quarti su terra battuta, magari qualche finale in più dell’unica che la ha dato il titolo poteva arrivare, ma non possiamo di certo stare a criticare una tennista che comunque sia ha concluso una stagione “da promossa”. Si attendono conferme.
Il bello, o brutto a seconda dei punti di vista, delle manifestazioni ITF è che la grande varietà dei montepremi – che impropriamente fa definire alcuni tornei dei “challenger in rosa” – permette a determinate giocatrici di mettere assieme poche partecipazioni, ma issarsi egualmente in nobili posizioni in questi ranking. Ed è poco interessante perché spesso queste giocatrici, come la tedesca Julia Goerges, sono tenniste che potrebbero tranquillamente stazionare nei Wta, ma che hanno bisogno di punti per rimpolpare il proprio best-17. Così facendo sfalsano la nostra classifica che vorrebbe invece premiare le migliori realtà del circuito ITF, al netto di queste “nobili decadute”. Un po’ come le Sharon Fichman della situazione. Ma il quadro delle migliori su terra battuta penso sia stato delineato.
Per tutti quelli che vogliono trovare il lato “buono” della medaglia azzurra , ecco il paragrafo che più si addice, ovvero quello relativo al numero di competizioni su terra rossa organizzate nei vari Paesi. Il numero di prove complessivo è stato 220.
L’Italia ne ha ospitati addirittura 31, quasi il doppio della seconda in classifica, la Spagna (17), che chiaramente non ha la stessa centralità detenuta in campo maschile, sebbene il numero di manifestazioni da 10.000$ non sia poi così distante da quello italiano. Questo strapotere organizzativo aiuta le nostre connazionali a conquistare la prima posizione nel computo dei tornei vinti su terra battuta, ben 22, praticamente il 10% delle manifestazioni totali
La leadership è costruita prevalentemente nei 10.000$, dato che ci permette un facile collegamento alla classifica di categoria, ovvero ristretta alle manifestazioni col montepremi in questione. A questo livello sono state disputate 141 delle 219 competizioni totali, il 64,38%
Primo posto per la nostra Giulia Remondina, che cala un triplo tris: tre le vittorie (Imola, Casale e Foggia), tre le finali (Brescia, Davos e Gardone) e tre le semifinali (Vila Real de Santo Antonio, Cremona, Pesaro). Un solco, quello creatosi tra lei e il resto del mondo tennistico, impressionante, ma anche necessario affinché l’Italia ottenesse la leadership. Staccata di 20 punti troviamo Mailen Auroux, che se però valutassimo i tornei da 10.000$ nel loro complesso si sarebbe aggiudicata la prima posizione, come segnalato nel ranking che settimanalmente vi ho fornito nei riquadri statistici che appaiono sulla destra della home page. Altre italiane che possono comunque ritenersi soddisfatte di questa stagione rispondono al nome di Martina Di Giuseppe – vittorie a Caserta e a Mallorca – e Anastasia Grymalska che arriva a vantare ben quattro semifinali. Per il resto tanti nomi di valide professioniste che hanno beneficiato del gran numero di prove in cui erano presenti (Zlochova, Matei, Stancu) oppure giocatrici dal futuro enigmatico. Amanda Carreras, ad esempio, proveniente da Gibilterra, ha saputo fornire ottime prove, ma anche periodi piuttosto infausti nel corso di questa stagione, mentre da Dia Evtimova, alla luce di alcune prove effettuate anche in tornei di caratura superiore, ci saremmo aspettati qualcosina in più in questa stagione che l’ha vista scendere in campo per ben 91 volte, seconda solo dietro alla Zahlavova. Il nome della tennista bulgara rispunterà avanti in futuro, perché questa grande partecipazione ha portato anche lei a primeggiare in alcune classifiche specifiche
Quarantuno le nazioni che si sono almeno aggiudicate un titolo dall’Italia prima fino alle undici nazioni che vantano una sola vittoria, mentre quelle andate a punti sono state 73, sempre con l’Italia a capeggiare, con 2917 punti, e con Malta a chiudere il ranking dal basso di un unico punto conquistato, per merito di Elaine Genovese: a suo modo, anche questo un piccolo record.
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