(Somdev Dev Varman)
di Luca Brancher
Onde evitare problemi di allocazione della consueta pausa, quest’anno all’ITF hanno salomonicamente deciso di non fermarsi. Per chi vi scrive, non è proprio una buona notizia, perché l’idea di poter annoiare (o allietare) il lettore con i numeri di fine annata, viene meno sul nascere. Certo, non saranno questi futures brasiliani, che fungeranno da trait d’union tra il 2008 e il 2009, a scombussolare le certezze emerse da questa lunga stagione. Però un pochino tutto ciò mi lascia interdetto. E non sapendo da dove cominciare, lascerò che siano i numeri stessi a guidarmi. Sia mai che per una volta mi portino da qualche parte, concretamente.
Se vi dico 68, non ho intenzione di parlarvi di manifestazioni studentesche (peraltro alquanto attualizzabili), bensì del numero complessivo di titoli conquistati dall’Italia, tra maschi e femmine. La nazione con più vittorie ITF. Nettamente, perché l’Argentina e la Germania a stento superano le 50.
Cosa asseriscono, però, i detrattori? A ragion veduta, in campo maschile – dove i successi sono stati 40, un numero che quasi raddoppia le vittorie delle annate precedente, che si attestavano curiosamente sempre a 22 – i vincitori sono stati spesso o cavalli di ritorno come Tomas Tenconi, oppure ex-giocatori interessanti che tardano ad uscire, ad esempio Matteo Marrai. Tutto vero. In ambito femminile, le 28 vittorie, sono quasi totalmente state perseguite a livello 10.000$ (Tornei della fascia più bassa, dove la classifica specifica vede salire sul podio Lisa Sabino, Valentina Sulpizio e Giulia Gatto-Monticone, non casualmente tutte e tre nostre compatriote), e gli unici successi prestigiosi sono giunti grazie a tenniste come Santangelo o Garbin, ovvero giocatrici abituate a ben altro tennis. Insomma una quantità mal supportata da qualità. E non è scorretto giungere a questa conclusione, se non pensassimo che, effettivamente, questa quantità è talmente ingente che per una volta passa quasi in secondo piano il fattore qualitativo. A mio modesto parere.
Il futuro sarà foriero di risposte su questo punto, ma credo che nessuno potesse pensare ad un numero così consistente di successi, e nessuno potesse auspicare un Italia tanto sugli scudi. Un passo, insomma, è stato fatto: non ci resta che attenderne un altro, forse quello più importante, ma anche quello impossibile da compiere se non avessimo effettuato il precedente.
Uscendo dai confini italiani, mi piacerebbe sfogliare questo infinito libro contenente le manifestazioni ITF, che rasenta le 1000 pagine (siamo ad oggi a 973 concluse, e ne mancano soltanto 3), rivivendo i momenti salienti. Ad esempio: chi si ricorda che tra i vincitori durante la prima settimana dell’anno c’era anche un tal Somdev Dev Varman? Il tennista indiano, promessa di lungo corso che, in tempi non sospetti, decise di anteporre al tennis gli studi universitari, aveva fatto capolino, sfruttando la pausa natalizia, a Wesley Chapel, in Florida, partendo dalle qualificazioni ed eliminando una concorrenza ben nutrita, comprendente i serbi Vemic e Bozoljac ed il sudafricano Kevin Anderson. La cosa non meravigliò, un po’ perché di Dev Varman si parlava bene da sempre, un po’ perché l’indiano era all’epoca campione universitario e nel maggio, a Tulsa, si sarebbe ripetuto, impresa, quella di vincere due volte il titolo NCAA, riuscita a pochi giocatori, tra cui John McEnroe.
Archivita l’esperienza universitaria, Somdev coglieva l’opportunità di mettere in palmares altri due titoli, lasciando a secco la concorrenza in una maniera tanto netta quanto inequivocabile (41 giochi concessi in due tornei!): così, in 3 sole partecipazioni, l’asiatico vantava 3 successi, che raddoppiavano se si tenevano in considerazione i titoli ottenuti in doppio, sempre in coppia col compagno di università, allaVirginia University, Treat Huey (che di lì a poco diventerà cittadino filippino). Consapevole di essere negli ITF qualcosa che nemmeno Federer era, ai tempi d’oro, negli ATP, Dev Varman decise di cimentarsi coi challenger ed il prescelto per l’esordio stagionale fu quello di Lexington. Torneo – quello che ogni estate si disputa nella città del Kentucky – che già lo scorso anno arrise ad un giocatore uscente dal college, John Isner (tra l’altro vittima di Dev Varman nella finale 2007 del circuito NCAA): Somdev non è stato da meno, cullando il sogno della vittoria lungo le sette partite che dalle qualificazioni – durante il primo match, contro Takao Suzuki, fu costretto ad annullare addirittura un match-point – lo hanno portato alla finale, in cui il 23enne di Assam, con un periodico 6-3, ha superato Robert Kendrick.
Le battute d’arresto arriveranno, perché, per quanto possa essere forte, è inutile negare che Dev Varman sfruttasse l’effetto sorpresa, che col tempo è svanito, quando gli avversari hanno cominciato a trovare le contromosse. Un ultimo acuto proprio sul finire della stagione lo ha portato alla finale di Nashville, oltre che a ridosso della 200esima posizione mondiale. I presupposti per migliorarsi, nel 2009, ci sono tutti.
Rui Machado e Dacian Craciun hanno davvero dominato il mondo, quest’anno. Solo a tratti, chiaramente, però loro quantomeno hanno provato quella sensazione di mettere in fila tutti i loro avversari. Il parametro per affermare ciò è il numero di vittorie consecutive che i due tennisti hanno saputo collezionare: Machado è stato a dir poco impressionante, perchè, per quanto possa valere il discorso del giocatore “fuori categoria”, chiudere l’anno con 38 vittorie e 2 sconfitte, 6 tornei in saccoccia e una striscia di successi senza k.o. che ha toccato quota 26, è quasi fuori da ogni logica tennistica. E chissà cosa deve aver provato Pere Riba-Madrid a porre fine a questa cavalcata trionfante. La stessa sensazione che presumibilmente deve aver sentito l’ungherese, ma nativo ucraino, Robert Varga quando, al termine di una battaglia che valeva la semifinale nel torneo di Bucarest, ha costretto Craciun ad una sconfitta dopo 22 partite vinte, tra l’altro ventidue partite vinte consecutivamente, ovvero senza settimane di pausa nel mezzo. Bucharest, poi Craiova, seguita da Bacau ed infine Focsani hanno visto il 28enne rumeno mietere vittime su vittime, e collezionare punti su punti. Non molti, in realtà, perché si trattava sempre e solo di 10.000$ – ma il circuito rumeno è noto proprio per questo motivo, dispone tanti tornei, ma sempre e solo da 10.000$ – però erano pur sempre vittorie che arricchivano il suo palmares.
Craciun resterà sempre nel limbo dove si trovano quei tennisti che non ci hanno mai realmente provato, ma sono rimasti a curare il loro giardino. Curandolo bene, molto bene, con grande attenzione, ma non si sono mai affacciati oltre il cancello. E questo potrebbe essere un peccato, se non fosse che a Craciun va bene così. Nel tennis, come nello sport, ma anche nella vita, non è sempre l’ambizione il metro per misurare la felicità.
La penserà differentemente Machado, che invece ha cominciato la sua scalata, inesorabile e non propriamente lenta, già condita da un gran match, giocato a Flushing Meadows, durante il secondo turno degli Us Open, in cui è riuscito a portare al quinto set Fernando Verdasco, dove però la classe del mancino iberico lo ha lasciato a secco di giochi. Ma era già stato indicativo arrivare, a quel quinto set, per far intravedere quale fosse il suo valore.
La Romania è, in campo femminile, la squadra più futuribile, stando all’età media delle vincitrici, che tocca una cifra netta, ovvero 19 anni. Il tutto testimonia il valore delle giocatrici che la scuola rumena sta producendo in questi anni, sempre ammesso che una scuola rumena possa essere identificata. Tralasciando Sorana Cirstea, che in realtà a livello ITF non ha centrato alcun successo, nonostante quattro partecipazioni, ma ha saputo raggiungere vette interessanti di ranking (Top-40 al momento), troviamo, tra le premiate, Ioana Olaru, che non ha vissuto una stagione entusiasmante, visto che il suo numero in classifica tra inizio e fine anno è sostanzialmente raddoppiato (da 60 a 120), ma anche Elora Dabija e Simona Halep.
La Halep merita menzione particolare per aver sfatato uno dei miti che aleggiano sul mondo del tennis, ovvero le difficoltà che si trovano a fare il salto dal mondo juniores al mondo dei professionisti. Come ha fatto, vi starete chiedendo? Nella maniera più semplice, ovvero alternando successi junior con successi pro: a inizio maggio ha vinto in maniera brillante – leggasi senza perdere set – il titolo 10.000$ a Bucharest, presto raddoppiato, due settimane dopo, da un altro successo, dello stesso livello, sempre nella capitale rumena. Il tempo di volare verso l’occidente, di aggiudicarsi il titolo del Roland Garros juniores e la sua anteprima più prestigiosa, il Bonfiglio di Milano (cedendo un set lungo i due tornei) che era già ora di immergersi nel dorato mondo professionistico, dove, alla prima occasione, ha trovato il trionfo più prestigioso dell’anno, il 25.000$ di Kristienhamn. Le avversarie battute? Pervak, Boczova, Zec-Peskiric e Schaefer, più la Larsson, ma per ritiro. Sì, c’è da giurare che la Halep qualcosa di importante lo farà.
E poi, sempre nelle fila rumene, c’è la Begu, che aveva faticato ad inizio anno, ma quando è arrivato il mese di settembre, come d’incanto, ha visto mutar la sua sorte tennistica ed ha vinto 4 tornei in poco tempo. Se non ci fosse stata una sciagurata sconfitta contro la Krauth, nelle qualificazioni di Podgorica, la striscia di vittorie consecutive della Begu sarebbe arrivata a 27, la più lunga tra uomini e donne a livello ITF. Anche se la striscia è stata rovinata, non c’è alcuna forma di allarmismo nei confronti del suo futuro, a patto che i mesi di settembre e ottobre 2008 non restino episodi casuali.
Non vogliamo poi dimenticare vecchie promesse, come Gallovits o Burzarnescu, e nuove, come Ana ed Elena Bogdan, che insieme costituiscono una forte base su cui costruire un movimento vivo e florido. Certo, non sarà ai livelli della Russia, ma paragonare qualsiasi nazione alla Russia è pratica illegale.
Infine, vi regalo la classifica dei successi per nazioni femminile, a corollario di questo articolo. Come è naturale manca la vincitrice del torneo di Delhi, che, al momento in cui scrivo, potrebbe portare un successo in più alla Serbia (se vincesse la Jovanovski) o alla Repubblica Ceca (se trionfasse la Zahlavova)
RUSSIA 31 (4 E. Kulikova; 4 Pavlyuchenkova; 2 Chalova; 2 R.Kulikova; 2 Bratchikova; 2 Ryzhonkova; 2 Pervak; 2 Kleybanova; Pivovarova; Panova; Kalabina; Kalyuzhnaya; Lapuschenkova; Bovina; Melnikova; Lykina; Ivanova; Manasieva, Diatchenko)
ITALIA 28 (4 Sabino; 3 E.Mayr; 3 Sulpizio; 2 GattoMonticone; 2 Moroni; 2 Virgili; 2 Garbin; 2 Santangelo; Balsamo; Besser; Giovine; N.Vierin; Oprandi; Vinci; Floris, Grazioso)
USA 26 (2 Ahn; 2 Cecil; 2 Ruckert; Granville; Ca.Gullickson; KopsJones; Prousis; Mattek; Gordon; Ch.Gullickson; Washington; Embree; Mueller; Fink; MoultonLevy; Oudin; McDowell; Ditty; Lepchenko; Cako; Hardenbergh; Perry; Glatch)
Slovacchia 22 (4 Gajdosova; 3 Boczova; 3 Wienerova; 2 Jurikova; 2 Rybarikova; 2 Balogova; 2 Zemenova; Z. Kucova; Nociarova; Tabakova; Veresova)
Germania 22 (4 Gronefeld; 3 Barrois; 3 Gehrlein; 2 Kerber; Woerle; Ripoll; Perkovic; Weidemann; C. Klaschka; Roesch; Ozga; Petkovic, Geuer, Malek)
Olanda 18 (4 Meddens; 4 Gerards; 2 Ewijk; 2 Rus; 2 Thyssen; Reinhard; Mekel; Koek; Harmsen)
Argentina 16 (3 Spiegel; 3 Salut; 2 Esperon; 2 Jozami; 2 Furlanetto; Lepore; Cravero; Jara-Lozano; Bua)
Giappone 16 (3 Date; 3 Morita; 2 T.Yonemura; 2 Maekawa; Fujiwara; Takao; Miyamura; Ishizu; Nara; Okadaue)
Spagna 16 (2 Del Barrio-Aragon; 2 Cabeza-Candela; 2 Fernandez-Brugues; 2 Soler-Sola; Munoz-Gonzalves; Garcia-Vidagany; Arruabarena-Vecino; Campos-Molina; Dominguez-Lino; Llagostera-Vives: Parra-Santonja; Torro-Flor)
Romania 15 (4 Begu: 3 Halep; 2 Buzarnescu; 2 Dabija; 2 Gallovits; Olaru; Enache)
Rep. Ceca 15 (3 Strycova; 2 Cetkovska; Benesova; Ka.Pliskova; Hradecka; Dobra; Kriegsmannova; Ondraskova; Sedenkova; Vankova; Kramperova; Hladikova)
Francia 13 (3 Schoeffel; 2 Ma.Johansson; 2 Coin; Feuerstein; Pin; Mraz; Cohen-Aloro; Vedy; Vongsouthi)
Polonia 12 (3 Piter; 2 Jegiolka; 2 Korzeniak; Brozda; Kosinska; Cieplucha; U.Radwanska; Grela)
Gran Bretagna 12 (4 Keothavong; 2 South; 2 Baltacha; Borwell; Moore; Smith; Robson)
Brasile 10 (2 Rossi; 2 Hermenegildo; Segnini; Alves; Vaisemberg; Pereira; Guitler; Duarte)
Australia 9 (3 Dokic; Kriz; Wheeler; Konta; Moore; Adamczak; Wejnert)
Ucraina 8 (2 Kharchenko; 2 Tsurenko; Arefyeva; Kutuzova; Antoniychuk; Sotnykova)
Korea 8 (2 ChaeKY; KimSJ; LeeCW; YuMH; ChangKM; LeeJA; KimHS)
Slovenia 7 (5 ZecPeskiric; 2 Hercog)
Belgio 7 (3 Flipkens; 2 Wickmayer; Hendler; Melzani)
Cina 7 (3 Lu; 2 Liang; Zhou; Chen)
Portogallo 7 (3 Silva; 3 DeLattre; Piedade)
Svezia 6 (2 Larsson; Mi.Johansson; Arvidsson; Andlovic; Nooni)
Bielorussia 6 (2 Dzehalevich; 2 Milevskaya; 2 Yakimova)
Austria 6 (5 P.Mayr; Hofmanova)
Georgia 5 (3 Tatishvili; Shapakidze; Kalashnikova)
Indonesia 5 (2 S.Gumulya; B.Gumulya; Tananta, Damayanti)
Thailandia 5 (2 Lertcheewakarn; Tanasugarn; Viratprasert; Venkatesha)
Bulgaria 4 (2 Karatantcheva; Kostova; Naydenova)
Nuova Zelanda 4 (2 Erakovic; Barry; Baker)
India 4 (2 Chakravarthi; Lakhani; SBhambri)
Croazia 4 (Mrdeza; Ozegovic; Martic; Mezak)
Serbia 4 (3 Jovanovski; Krunic)
Taipei 4 (3 Hsieh; Chang)
Ungheria 4 (2 Kiraly; Marosi; Czink)
Canada 4 (2 Gloria; Marino; Dubois)
Svizzera 4 (2 Perrin; Sadikovic; Riner)
Lettonia 3 (3 Sevastova)
Turchia 3 (2 Ozgen; Buyucakcay)
Marocco 3 (Essadi; ElAllami; Lalami)
Peru 3 (2 Botto; Razzeto)
Sudafrica 3 (Grandin, Swanepol, De Beer)
Uruguay 3 (3 Craciun)
Bosnia 3 (2 JugicSalkic, Burgic)
Bolivia 3 (3 Alvarez-Teran)
Kirgizkistan 2 (2 Palkina)
Colombia 2 (2 DuqueMarino)
Kazakhstan 2 (Shvedova. Diyas)
Grecia 2 (Gerasimou; Georgatou)
Cile 2 (2 MirandaOtarola)
Israele 1 (Obziler)
Messico 1 (Pulido Velasco)
Liechtenstein 1 (Vogt)
Venezuela 1 (Sequera)
Lussemburgo 1 (Schaul)
Estonia 1 (Ruutel)
Danimarca 1 (Wozniacki)
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