di Giorgio Giosuè Perri
La possibilità di riunire leggende del passato e campioni attuali, è sempre stata allettante, ma quando questo diventa mero marketing, cosa succede?
L’International Premier Tennis League, è una competizione a squadre in cui 4 team, ognuno dei quali rappresentante di una nazione Asiatica, si sfidano nell’arco di due settimane viaggiando, appunto, tra le quattro aree coinvolte: Filippine, Singapore, India e UAE. Oggi si è dato l’inizio alle danze, mentre la data finale è stata fissata al 13 dicembre. Ma proprio dalle prime battute, si sono potuti evidenziare i grossi limiti di un torneo nato prevalentemente per raccogliere grandi nomi e non necessariamente spettacolo, anzi
La formula e il (bizzarro) regolamento – Partiamo subito dal dire che, come noto, le regole del tennis dopo qualche scambio diventano di facile comprensione anche a chi questo sport non l’ha mai praticato o guardato, e il primo grosso problema dell’IPTL è proprio questo.
Come detto, abbiamo 4 squadre colme di nomi illustri:
-Manila Mavericks (Murray, Tsonga, Flipkens, Nestor, Moya, Sharapova, Huey)
-Dbs Singapore Slammers (S. Williams, Agassi, Berdych, Hewitt, Kyrgios, Hantuchova, Soares, Rafter)
-Micromax Indian Aces (Federer, Sampras, Monfils, Ivanovic, Mirza, Bopanna, Santoro)
-UAE Royals (Djokovic, Wozniacki, Jaziri, Zimonjic, Ivanisevic, Mladenovic, Cilic)
E, c’è anche da considerare il forfait di Nadal e Bouchard. Il format prevede, nella tre giorni in ogni nazione, un “tutti contro tutti”, in cui ogni squadra affronterà a rotazione l’altra. Un incontro è composto da 5 partite (singolare maschile, singolare femminile, singolare leggende, doppio maschile e doppio misto) da un set ciascuno, e ogni game assegna un punto. Vince chi arriva a 24. Per quanto riguarda la classifica generale, la vittoria assegna 4 punti, la sconfitta vincendo tra i 20 e i 23 game assegna 2 punti, la sconfitta vincendone tra i 12 e i 19 ne assegna 1 e naturalmente, perdere vincendo meno di 12 game, equivale a 0 punti in classifica. Le novità, però, non finiscono qui. Infatti, nel caso in cui un incontro venga pareggiato, si procede con un “Super Shoot-Out” una sorta di tie break dalla durata di sette minuti, in cui il giocatore ad aggiudicarsi il maggior numero di punti in quel lasso di tempo, consegna alla squadra la vittoria.
Ma se c’è un “Super shoot-out” è normale ci sia uno Shoot-Out “normale”, che si verifica nel momento in cui tra il primo e il quarto set, i giocatori si prolungano fino al 5-5. Infatti, questa “lotteria” sotto forma di tie break non verrà giocato dopo 12 game, ma dopo 10 e a contrario del Super Shoot-Out, durerà quattro minuti.
A vincere la Lega e l’IPTL Trophy, che equivale ad un assegno da un milione di dollari, sarà la squadra con più punti, e quindi vittorie, al termine della competizione.
Se già questo vi fa storcere il naso, le regole potrebbero stupirvi ancora di più. Abbiamo anche uno “Shoot-Clock” che prevede: 1) Un limite di 20 secondi tra un punto e l’altro, sia durante il set che durante lo Shoot-Out. 2) Un time out, a set, di 60 secondi 3) 3 minuti di pausa tra un set e l’altro. E una qualsiasi violazione, comporta la perdita di un quindici. Vanno ad aggiungersi anche un Power point, che è possibile chiamare solamente una volta a parziale, che equivale ad un “punto doppio” e il NO-Adv, a rendere il gioco ancora più veloce.
Fu veramente gloria? – Vedere giocare l’uno contro l’altro Ivanisevic e Moya, Agassi e Sampras, fa sempre piacere, ma a che prezzo? Alla base di ogni discorso possibile e immaginabile, valevole soprattutto per i campioni di oggi, è inevitabile non cadere nel fattore economico. Già, perché è impensabile che giocatori del calibro di Federer, Djokovic, Sharapova e Ivanovic vadano a giocare una competizione che non assegna un punto, a cavallo tra novembre e dicembre, periodo che dovrebbe coincidere con la preparazione invernale. Questo farebbe capire perché vengono snobbate con più facilità le varie Hopman Cup, ma a pagarne le conseguenze, come nella maggior parte dei casi, sono gli spettatori. Ignari di andare in contro a un format confusionario, che offre sprazzi di divertimento solo quando sono le leggende in campo a tirare fuori dal cilindro qualche giocata, ignari, per lo più perché l’Asia non è ancora terra fertile soprattutto per quanto riguarda il seguito. Il problema che fa strizzare l’occhio ai più, però, è proprio il comportamento diciamo “incoerente” dei giocatori, che fino a qualche mese fa si lamentavano della lunghezza della stagione e che ora, fra risate e gag forzate, si ritrovano a mettere nelle gambe fatiche assolutamente inutili in vista della prima parte del 2015. Come se non bastasse e come già detto, a rendere questo amalgamo di leggende e campionissimi così poco interessante, è appunto il TENNIS, se così possiamo definirlo, ora come ora.
Quale futuro per questo sport? – Le tante e discutibili innovazioni portate in Asia, hanno fatto aprire inquietanti porte sul futuro di questo sport. Il tentativo del No-let nei Challenger è stato solo l’inizio di un processo che porterà a tanti cambiamenti del regolamento, nei prossimi anni? Volendo ridurre all’osso questo pensiero, negli ultimi sessant’anni, l’unico vero cambiamento, comunque ampiamente definibile come “innovazione” ha riguardato il mondo dei telai. Con l’avvento del nuovo secolo, parlando di marketing e immagine, il tennis sembra apparentemente l’unico sport a non essersi evoluto, pur avendo avuto una delle rivalità più forti dello sport di sempre. Vediamo come oltreoceano l’NBA sia corsa ai ripari con magliette a maniche corte, nuove regole e partite più corte per rendere più abbordabile a tutti uno sport meraviglioso, ma sempre più in crisi. ATP e ITF, però, non sembrano andare a braccetto riguardo il futuro del tennis, che intanto, rischia di cadere nel baratro di regole che ne sfalserebbero l’integrità e la bellezza.