(Claudia Giovine – Immagine tratta dalla diretta della semifinale)
di Alessandro Nizegorodcew
Questo pomeriggio ho avuto modo di vedere la semifinale del torneo Itf di Belfort (che ha un ottimo sito ed una ancora più fenomenale web tv) tra Romina Oprandi e Claudia Giovine. Per la cronaca, la vittoria è andata all’italo-svizzera, che si è imposta 76(6) 62. Ma da questo match sono emerse alcune annotazioni interessanti. Romina Oprandi è dimagrita moltissimo, senza perdere però nella pesantezza di palla; quando l’ho vista in campo non l’ho assolutamente riconosciuta. Sul veloce la Oprandi non è mai stata una giocatrice di livello assoluto, non potendo contare sulle sue proverbiali smorzate e sulla sua splendida “mano”. Ma anche da fondocampo l’impressione è che Romina tenesse lo scambio con una certa disinvoltura, cercando ovviamente di tenersi lontana dal rovescio della sua avversaria. Gli spostamenti, che ancora non sono di altissimo livello, sono divenuti (grazie alla perdita di peso) quantomeno accettabili e i risultati si vedono.
Per quanto riguarda invece Claudia Giovine, la mia impressione è che si stia avvicinando (con i debiti paragoni) a diventare una piccola Pennetta. La prima di servizio è migliorata molto e, quando entra, prende con disinvoltura in mano lo scambio. Il rovescio bimane è il colpo che si porta da casa e che non sbaglia praticamente mai. Il diritto rimane il colpo più ballerino ed è certamente il termometro per misurare la forma della pugliese; ogni tanto (ma molto meno rispetto agli scorsi anni) lo perde, ma i miglioramenti sono evidenti. A livello mentale manca ancora qualcosa: sul 6-5 in proprio favore nel tie-break del primo set è arrivato un doppio fallo; stessa cosa avvenuta sulla palla break decisiva nel secondo set (sul 2-3). Anche i piedi, per concludere, sembrano più veloci, anche se si può migliorare ancora molto da questo punto di vista.
Le impressioni sono state positive per entrambe le giocatrici. La speranza di vederle salire in classifica nei prossimi mesi non è una chimera..
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