di Sergio Pastena
L’enciclopedia dei luoghi comuni del tennis vuole che ogni superficie favorisca particolari tipologie di giocatori. Se escludiamo i campionissimi, quelli che alla fine ci arrivano sempre, possiamo rendercene conto: la terra battuta, ad esempio, è ideale per i giocatori di rincorsa come Robredo e Ferrer, per quelli che giocano a ridosso dei teloni, è terra di fondocampisti.L’erba, invece, per quanto sia rallentata permette ancora di ottenere buoni risultati ai pochi volleatori rimasti e agli “artisti” della racchetta (se è vero, come è vero, che Santoro ha vinto due volte a Newport). Quando comincia la stagione sul duro, quindi, è perfettamente logico pensare che possano emergere i bombardieri, e il recente successo di Querrey a Los Angelese sembrava confermarlo.I pronostici per il “Legg Mason Tennis Classic” di Washington, quindi, vedevano in prima fila Berdych, Roddick e Cilic con possibile inserimento di Querrey e Fish. Invece è stato un torneo stranissimo, una specie di parata di resuscitati che ha sorpreso un po’ tutti.
Si era capito da subito che Berdych non fosse esattamente quello di Wimbledon: vittorie molto sofferte contro un redivivo Tursunov e contro Golubev. Pochi potevano però aspettarsi che dal suo spot uscisse come semifinalista Xavier Malisse. Il belga è un personaggio molto particolare: faccia da patibolo e movenze da imperatore, Malisse è uno che ha polso e gioca un tennis tutto suo. Impressionante un replay di un suo attacco di rovescio trasmesso dalla tv americana, durante tutta l’esecuzione del colpo non ha cambiato espressione mentre la maggior parte dei tennisti contorce il viso in smorfie paurose. Malisse, però, è uno che dal tennis non ha avuto quello che poteva ottenere, per colpa di infortuni, di una certa indolenza e di una programmazione spesso pigra. Ebbene, Xavier è tornato ed in versione ammazza-grandi, sbattendo fuori dal torneo prima Isner e poi lo stesso Berdych prima di arrendersi in semifinale a Baghdatis. Marcos il cipriota, altra storia interessante: scivolato indietro in classifica dopo il magico exploit degli Australian Open del 2006, anche lui quest’anno sta collezionando ottimi risultati e stavolta è arrivato addirittura a giocarsi la finale. Ovviamente, in un torneo del genere, non poteva che incontrare un altro resuscitato, anzi il principe dei resuscitati, ovvero David Nalbandian. L’argentino aveva perso la seconda metà del 2009 ed in classifica era scivolato molto indietro, ma aveva già dato segnali di ripresa con i quarti a Montecarlo e le ottime prestazioni in Davis contro la Russia. Nalbandian è un altro di quelli tosti: ex numero tre del mondo, nel 2007 a Parigi fu capace di spazzare via prima Federer e poi Nadal. Un giocatore che quando è in forma è tra i migliori del circuito, ma il problema è che in forma c’è stato poche volte, esibendo a intervalli regolari una pancetta da commendatore. In questo torneo, invece, si è rivisto il Nalbandian versione 2007: le uniche difficoltà la ha incontrate contro Gilles Simon, altro comeback inatteso visto che ha ekiminato addirittura Roddick, e in semifinale contro Cilic ha davvero impressionato. Il croato, a cui certo non mancano le leve e la potenza e che fino a quel momento aveva lasciato un solo set per strada, pareva inebetito: ha provato in ogni modo ad arginare l’avversario ma è apparso assolutamente impotente. La disparità tra i due, da k.o. tecnico, si può descrivere facendo ricorso a un semplice dato: Cilic sulla seconda di servizio ha vinto il 26% dei punti, un’autentica miseria e il punteggio finale poteva essere persino più severo di un doppio 6-2. E così Nalbandian porta a 17-3 il suo saldo vittorie/sconfitte del 2010 e si presenta come pericolosissima mina vagante in chiave Us Open. Ora è numero 45 del mondo, ed è facile capire come tutte le teste di serie eviterebbero volentieri di beccarlo subito.
Ma andiamo ai tornei di questa settimana, o per meglio dire al torneo, visto che si giocala Rogers Cup a Toronto.In campo quasi tutti i top ten, con la sola eccezione di Del Potro, ci sarà anche Fabio Fognini che ha superato le qualificazioni ed ha le sue chance contro uno Stepanek poco in palla. Gli altri italiani non ci saranno, visto che sono rimasti in Europa a giocare i challenger sulla terra, fortunatamente con buon profitto. Grande curiosità per le condizioni di forma di Roger Federer, che ha cominciato a lavorare da poco con Paul Annacone: sarà possibile una finale con Nadal, ma i pretendenti alla vittoria sono molti e qualificati. Piccola curiosità: in doppio vedremo la coppia Djokovic/Nadal, opposta al primo turno alle wild card locali Pospisil e Raonic. Non vorremmo essere nei loro panni…
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