Il Ginocchio d’Achille (ritornerò, in ginocchio da te… da voi)

Voglio tornare bambina perché le ginocchia sbucciate fanno meno male dei cuori infranti… (Jim Morrison)
Preferisco morire in piedi piuttosto che vivere in ginocchio (Ernesto Che Guevara)
Il futuro sta tutto nelle ginocchia degli dèi (Omero)
Archipedro
di Piero Blanchini (Archipedro)
Solo, di fronte al computer, mi sono inginocchiato sui ceci e, da eretico addolorato, penitentiagisco: devo assolutamente liberarmi il capo da questo drappo autarchico che m’impedisce di cogliere la grazia del Creato tutto, o anche tutto ciò che Grazia ha creato. Che fa lo stesso. Devo necessariamente uscire dall’isolamento gobbo, per alzare la testa fino a poter scorgere l’orizzonte dell’avvenire: è talmente inutile, la misantropia, da sembrare la bestemmia d’un palombaro nello scafandro, dell’alpinista sulla via solitaria. Inutile e controproducente, per chi crede nell’Inferno…
A) LE GINOCCHIA IN BREVE…
Allora, caro papà ideale di bambino portatore di talento tennistico, cerca per un attimo di immaginarti le sue ginocchia dall’interno…provo ad aiutarti.
Quattro fondamentali LEGAMENTI (gli inter-connettori delle ossa) stabilizzano il ginocchio: due legamenti crociati (anteriore LCA e posteriore LCP), molto corti e posti in asse tra le ossa, si “avvitano” tra di loro e collegano tibia e femore: evitano il reciproco spostamento delle due teste (effetto cassetto avanti e dietro). Due legamenti collaterali (ben più lunghi), mediale LCM (tibiale) ed esterno LCE (tra perone e femore), stabilizzano il ginocchio lateralmente. Il menisco mediale e quello laterale esterno sono due cuscinetti fibro-cartilaginosi a C che evitano lo sfregamento di tibia e femore.
Anteriormente la rotula, tesa assialmente tra i TENDINI del quadricipite e rotuleo (i tendini connettono i muscoli tra loro o alle ossa), è tenuta al suo posto dai tendini del vasto mediale e del vasto laterale, le due fasce muscolari laterali del quadricipite stesso (la quarta è il vasto intermedio, sotto il retto femorale). Nella parte posteriore del ginocchio i muscoli ischio-crurali (bicipite femorale, semi-membranoso e semi-tendinoso proteggono il legamento crociato anteriore dalle lesioni.
E così abbiamo chiarito quale sofisticata macchina la lavandaia usi da secoli e secoli in modo poco ortodosso…
Tale conformazione impedisce naturalmente al ginocchio di ruotare: esso è IDONEO SOLO ALLA FLESSO-ESTENSIONE. Tra l’altro i legamenti NON AMMETTONO sollecitazioni RAPIDE ma solo lunghe, e non variano di lunghezza durante i movimenti del ginocchio: è come se fossero sempre attivi. La loro elasticità è piuttosto limitata (ad esempio il LCM resiste ad una tensione di quasi 300 kg/cmq ma ha una deformabilità massima pari al 15-20%.
B) OSSERVARE I FIGLI IN CRESCITA
In considerazione delle elevatissime pressioni che la gamba può scaricare al suolo nelle azioni sportive più intense è fondamentale che l’atleta presenti un perfetto allineamento di caviglie, ginocchia e teste del femore. Ecco alcuni parametri di controllo utili alla coscienza del genitore premuroso:
1) sull’asse trasversale del corpo la pronazione (inclinazione interna del piede) o supinazione impediscono alla caviglia ed poi al ginocchio una bio-meccanica efficiente (ruotano la tibia): il corretto allineamento della caviglia avviene quando il tendine d’Achille segue l’asse della gamba. All’iper-pronazione sulla massima pressione all’appoggio del piede in corsa sono associati la maggioranza degli infortuni
2) Sull’asse sagittale il femore dev’essere antiverso (in posizione eretta il suo asse sopravanza quella del corpo); trasversalmente non deve intra-ruotare, perché valgizza il ginocchio (forma ad X) e destabilizza la rotula, ed extra-ruotare, come avviene per il varismo dei calciatori: le rotule devono mantenere un “parallelismo estetico”.
3) Da un punto di vista posturale una accreditata teoria associa al valgismo e varismo del piede la dominanza delle catene muscolari rispettivamente di chiusura ed apertura. La prima (chiusura) è quella che fa intra-ruotare il femore, accentua il valgo del ginocchio (forma ad X) e tutte le lordosi fisiologiche (curve della schiena); viceversa la seconda provoca la rotazione esterna della coscia e della gamba, il varo del ginocchio e la perdita delle curve naturali nella schiena, con le vertebre sacrali in posizione verticale. A piedi paralleli, come dovrebbero essere sempre tenuti, il corpo sano allineato al muro, con i talloni quasi attaccati allo stesso, tocca la parete sul sedere, all’altezza delle spalle e con la testa.
4) Anche l’iper-estensione (ginocchio ricurvo) ed ipoestensione (flesso) sono un problema: infatti i legamenti del ginocchio si stabilizzano con il carico, e quest’ultimo deve scaricarsi assialmente quanto più possibile (ecco perché ritrovare la massima estensione della gamba dopo un intervento al ginocchio è fondamentale).
5) Per valutare condizioni patologiche d’instabilità articolare si può fare il test di Harrington: se l’ìndice della mano appoggiata su un piano supera l’angolo di 90° nella sua flessione forzata all’indietro si può ipotizzare una lassità legamentosa costituzionale. Quest’ultima va controbilanciata da una particolare attenzione nello sviluppo armonico ed ipertrofico dei distretti muscolari che proteggono i legamenti.
6) Nella simmetria dei quadricipiti e delle ginocchia, che non devono essere gonfie ma neppure piccole, la tonicità del vasto mediale indica che il ginocchio è in salute e ben protetto: è il muscolo che, nell’estensione completa dell’arto da seduti, presenta un rigonfiamento fino alla parte interna della rotula. Quest’ultimo lavora solo negli ultimi 30° della massima estensione, e quindi spesso non viene allenato come il vasto laterale, che lavora assieme al quadricipite : il conseguente scompenso è piuttosto pericoloso. Il ciclismo lo attiva molto bene.
C) LE GINOCCHIA… PENSANO
Detto questo vi isolo il CONCETTO FONDAMENTALE, attorno al quale ruota tutto l’articolo: in presenza d’un punto debole, d’un GINOCCHIO D’ACHILLE che troppo spesso si rompe per le violente sollecitazioni esterne tipiche degli sport di contatto, non si può che utilizzare la gamba intera per proteggerlo il più possibile.
Per spiegare questo concetto possiamo richiamare due casi.
Quello dello sciatore, con piedi incastrati negli scarponi e velocità tali da produrre, in caso d’una repentina perdita di controllo dello sci, forze torsionali d’un ordine di grandezza superiore rispetto alla capacità di sopportazione del ginocchio. Che ovviamente si rompe. Ma lo sci esiste ancora… ed alcuni lo praticano con i legamenti crociati danneggiati… com’è possibile? Perché il cervello s’abitua a far lavorare la gamba in modo tale da non reagire a impulsi torsionali… in presenza dei quali, è banale, cede immediatamente.
Più o meno lo stesso discorso vale nelle arti marziali, con i calci laterali subiti dalle ginocchia della gamba in parata: se nel momento dell’impatto il piede fosse bloccato a terra e la gamba rigida i danni sarebbero immediati ed importanti. Ma il combattente controlla tale fattispecie mantenendo il peso sulla gamba posteriore, affinché sull’arto che subisce la maggior parte dei calci o delle spazzate si scarichi solo una minima parte dell’energia.
Insomma: la dove non c’è DEFORMABILITA’ ci dev’essere CEDEVOLEZZA…
Ora noi sappiamo che il controllo neuro-muscolare dei segmenti corporei è assicurato da tre tipi di propriocettori:
• fusi neuromuscolari (contraggono il muscolo in difficoltà)
• organi tendinei del Golgi – OTG (rilasciano i muscoli se sono i tendini in pericolo)
• ed altri ricettori articolari che, in analogia agli OTG, scaricano il sovraccarico dalle articolazioni (efficienza nervosa dell’articolazione).
Se tali propriocettori sono sensibilizzati, se è alta la soglia della loro attivazione (il muscolo ha più possibilità d’arrivare al limite), se l’atleta è ben allenato a sentire il proprio corpo, la velocità con cui egli potrà reagire ad ogni sollecitazione pericolosa è elevatissima: quindi il cervello salva il ginocchio, ma lo può fare se la gamba ed il corpo sono bio-meccanicamente impostate e possibilmente integre (i calciatori si “spaccano” solo quando non vendono l’entrata dell’avversario…). Infatti le lesioni, i postumi degli infortuni in generale, diminuiscono la sensibilità di questi organi. E quando un tendine viene es. ricostruito, perde i suoi preziosi OTG… e diventa “mentalmente” più fragile.
D) LE GINOCCHIA DEL TENNISTA
S’è detto in passato che mancando nel tennis la corsa veloce, i salti in estensione, gli stacchi verso l’alto… l’allenamento della forza speciale (quella del gesto tecnico, del corpo in funzione del colpi), è una condizione bio-meccanica sufficiente. Ed anche la preparazione atletica degli agonisti era storicamente basata sull’affinità tra condizioni di gioco e sovraccarichi d’allenamento. Chi mai penserebbe di portare un tennista a fare velocità sugli ostacoli o a fare lancio del disco? Ma soprattutto… chi mai farebbe fare queste cose ai giovanissimi, che già hanno difficoltà a tenere una racchetta in mano correttamente?
Ribadirò ora una cosa che TUTTI sanno: noi usiamo solo i muscoli che abbiamo. Ed i bambini, in particolare, si organizzano rispetto alle fasi sensibili del proprio corpo. Man mano che esso si dimostra plasmabile in una direzione, loro la percorrono… Se si sentono di correre, o sono irrefrenabilmente attratti dall’idea di salire su un muretto e poi di saltare giù, e più alto è il muro più sono contenti, un motivo ci sarà. Ed anche con la racchetta da tennis in mano tenderanno in principio a giocare a baseball: perché al controllo del colpo non saranno minimamente interessati… il divertimento è sparare la pallina in cielo. E’ tirare il sasso il più forte possibile. E’ contrastale le forze gravitazionali che li opprimono…
Le ginocchia dei ragazzi sono, in tal senso, l’anello debole in una catena di relazioni fondamentali che potranno trovare completa espressione con l’adolescenza: solo allora saranno degne d’un rovescio ad una mano, o d’un servizio teso e competitivo. Quando sarà il momento di produrre tali colpi ogni deficit coordinativo o condizionale scaricherà energie (e quindi lavoro) dai distretti idonei agli sforzi speciali a quelli inidonei… dai piedi alle caviglie, dalle caviglie alle ginocchia… dalle spalle alla schiena e dalla schiena alle anche… Ed allora il tennista moderno, che è molto alto e vorrebbe rispondere ai colpi in back ed anche attaccare la rete, avrà il problema che per giocare alla Edberg si dovrà (finalmente) piegare sulle ginocchia… e farà amicizia con quelle due amiche troppo tardi… E sarà triste di non averle allenate, nella loro rigidità, a scaricare correttamente la potenza impulsiva delle proprie azioni e contemporaneamente ad essere cedevoli quando un cambio di direzione le costringe a qualsivoglia rotazione innaturale. Alla fine non potrà fare a meno di rimpiangere la propria infanzia crudele… sigh! ☹
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Per gli aspetti di preparazione atletica dedicati agli arti inferiori aprirei eventualmente un capitolo a parte…

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