di Marta Polidori
Andiamo più sullo specifico.
Anzi, per priorità.
Ed una delle priorità, di un adolescente medio, è la socializzazione.
È indispensabile per il suo equilibrio, e quindi crescere in un ambiente che garantisca anche questo aspetto gli permetterà di trovare serenità.
Un bambino che fa un certo tipo di lavoro, che vi è dentro in un certo modo, ma non lega con nessuno, non parla, non ride e non scherza, non sarà mai un bimbo felice, lo stesso vale per un ragazzo.
Presumo anche per un adulto, anche se in maniera diversa.
Forse un allenatore dovrebbe monitorare anche questo aspetto, accertarsi, o quantomeno controllare, che vadano, non dico d’accordo, ma che nemmeno si pestino i piedi a vicenda. Sarà difficile allenarsi con un coetaneo se vi è un clima perlopiù teso.
E poi ridere, alleggerire lo stress.
L’altro giorno osservavo i ragazzi ridere durante la pausa pranzo, e mi è venuto da pensare, che non sia anche quello un modo per starci dentro?
Ho sempre sostenuto che siamo fatti per stare tra la gente, sia nel bene che nel male, e che la società è un po’ una giungla che ti insegna a stare al mondo ed uscirne vivi è un’impresa.
E siamo sicuri che apprendere questi meccanismi di rispetto primitivi ci insegni perle rare per il tennis?
Riflettiamo.
Quando qualcuno è in grado di incutere timore, ciò non accade soltanto in gara, ma è capace di farlo anche, e soprattutto, fuori dal campo.
E se imparassimo a gestirli fuori dal campo?
Le paure albergano dentro di noi, e sono ospiti non desiderate.
Con l’aiuto dei Maestri possiamo rendere forte la nostra mente.
Prima che atleti, siamo persone, e il criterio secondo cui dovremmo giudicare un campione è la sua forza mentale.
Un campione non lo è solo in campo, ma nella vita.
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