di Calogero Campione
Roger, Rafa, Nole…e poi?
Da poco meno di un mese a questa parte, ovvero dal giorno in cui Rafael Nadal ha detronizzato Sua Maestà Roger Federer a Wimbledon, impazza nel mondo del tennis il toto-sorpasso ai vertici del ranking mondiale, ovvero se e quando il tennista di Manacor riuscirà a issarsi in vetta alla classifica Atp dopo circa quattro anni e mezzo di dominio incontrastato del fuoriclasse svizzero.
Strano il tennis, così frenetico e imprevedibile da non consentire alcuna ipotesi futura realizzabile che si viene puntualmente smentiti.
Solo due mesi fa, infatti, in occasione della semifinale al Roland Garros tra Nadal e Djokovic, in molti consideravano imminente il sorpasso del ventunenne di Belgrado ai danni del numero 2 del mondo, considerato dalla critica il meno attrezzato dei tre marziani per mantenere un alto rendimento su tutte le superfici.
E invece, oggi, lo scenario si presenta in una veste assolutamente inimmaginabile fino ad allora: Djokovic, uscito malamente a Wimbledon al secondo turno e eliminato ai quarti a Toronto, si è allontanato da Nadal, il quale da vero cannibale ha iniziato a macinare successi anche su erba e cemento e si trova vicinissimo al trono di Re Roger, sempre più frustrato e irriconoscibile tanto da indurre a pensare ad un vero e proprio dramma psicologico.
Federer, Nadal e Djokovic hanno monopolizzato l’attenzione del panorama tennistico mondiale offuscando quelli che sono stati etichettati come i “primi tra i terrestri”, ovvero coloro che seguono in classifica i tre fuoriclasse.
In continua lotta per il quarto posto nel ranking, David Ferrer e Nikolay Davydenko rappresentano la classe degli “onesti pedalatori”, quelli che nonostante la natura non sia stata particolarmente generosa nella concessione del talento, hanno saputo costruire la loro splendida classifica sul sudore e sul sacrificio, giocando dei tornei anche poco prestigiosi e redditizi ma che consentono loro di racimolare punticini preziosi qua e là grazie ai quali si tengono costantemente a galla tra i top five da diverso tempo. Non troppo amati dal pubblico e dalla critica perché spesso capaci di estromettere dai tornei giocatori di classifica minore ma di richiamo maggiore (vedi Safin), difficilmente cedono ad avversari meno quotati di loro grazie ad una costanza di rendimento che non risente della differente tipologia di superficie.
Questa settimana sulla quarta posizione del mondo siede David Ferrer. Il tennista di Valencia, 26enne, ha vinto quest’anno il suo primo torneo su erba ad Hertogenbosch, a testimoniare come tanto duro lavoro l’abbia ormai proiettato nell’ottica di un tennista versatile, libero dall’etichetta scomoda di “terraiolo”. Inoltre, ha fatto suo il torneo della sua città, Valencia, ed ha centrato i quarti a Melbourne e Parigi. Stato di forma: discreto.
Davydenko, russo classe 1981, è stato anche numero 3 nel 2006, prima dell’esplosione di Djokovic.
Quest’anno ha un bilancio di 42 vittorie e 12 sconfitte e ha vinto 3 tornei tra cui spicca il Master Series di Miami, dove ha demolitoo in finale Nadal. Gli altri due titoli sono di categoria inferiore: Varsavia e Portschach, entrambi su terra rossa. Attualmente attraverso un difficile periodo di forma.
Nell’attuale top- ten ranking, c’è un solo tennista che in passato è stato numero 1 del mondo: Andy Roddick. Nel 2008, lo statunitense (numero 6 questa settimana) ha iniziato benissimo la stagione vincendo sul cemento di Dubai e San Josè e raggiungendo le semifinali a Miami e, soprattutto, sulla terra rossa di Roma, mai stata a lui congeniale. Proprio agli Internazionali d’Italia si è infortunato alla spalla, e ciò non gli ha consentito di giocare al Roland Garros. A Wimbledon, dove ha sempre giocato bene, è uscito malamente al secondo turno con Tipsarevic. Si è nuovamente infortunato.
Protagonista di una pessima stagione finora è stato David Nalbandian, giocatore che per talento ha ben poco da invidiare ai primi tre tennisti del mondo. L’attuale numero 7 del mondo alterna partite strepitose e periodi di forma in cui è praticamente in giocabile (chiedere a Federer e Nadal nell’ultima parte di stagione del 2007), a passaggi a vuoto inspiegabili. Nel suo 2008 c’è poco da salvare, se si escludono i quarti di Montecarlo e Indian Wells, la semifinale al Queen’s e il titolo a Buenos Aires. Ora arriva il cemento americano, dipende da lui. Imprevedibile.
L’altro americano nei primi dieci è James Blake, che sul cemento di casa sua si è sempre ben comportato. Buoni risultati per lui nel 2008 su questa superficie anche se non ha ancora vinto alcun torneo: quarti in Australia, a Indian Wells, Miami e Toronto. A sorpresa ha raggiunto i quarti anche a Roma. E’in buona condizione.
In netta ripresa dopo una fase di stagione mediocre è lo scozzese Andy Murray, numero 9 del ranking. Il ventunenne britannico, dopo aver vinto a Doha e Marsiglia, non aveva più conseguito risultati di rilievo fino all’arrivo dell’amata erba londinese, dove ha raggiunto i quarti al Queen’s e a Wimbledon (splendida la rimonta contro Gasquet negli ottavi da due set a zero sotto). Ha iniziato bene la stagione sul cemento canadese, eliminato solo in semifinale da Nadal. In buona condizione.
Chiude i top-ten players Stanislas Wawrinka, svizzero di Losanna. Il ventitreenne elvetico si è inserito da poco nei primi dieci giocatori del mondo, all’indomani della sorprendente finale raggiunta a Roma a inizio maggio. Tennista dal rovescio esemplare, splendido per velocità di esecuzione, stile ed efficacia, non ha però ancora conseguito grandi risultati negli Slam e negli altri Master Series né ha ancora vinto un solo titolo quest’anno. Da seguire con attenzione sul cemento americano. Se sta bene, può essere temibile.
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